Dai farmaci ai vaccini. Da quando è scoppiata la pandemia di Covid-19, la ricerca per trovare le cure contro il virus non si è mai fermata. Nel corso della nuova puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa", il programma di Tgcom24 realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, abbiamo ripercorso questi mesi tra “nuove” e “vecchie” terapie fino ad arrivare ai vaccini. Abbiamo inoltre approfondito il tema dei finanziamenti dell’Unione europea a favore di cure e vaccini anti Covid. Ospiti del quinto appuntamento, andato in onda martedì 16 febbraio, Isabella Tovaglieri, eurodeputata della Lega, e Guido Rasi, professore di Microbiologia dell’Università di Tor Vergata.
Le cure per combattere il Covid - Nella prima ondata le aspettative erano riposte su due farmaci normalmente usati per altre malattie: l'azitromicina e l'idrossiclorochina, entrambi oggi non raccomandati dall'Aifa. Con il passare del tempo, il mondo scientifico ha iniziato a delineare protocolli per indicare le strade da seguire nella battaglia al virus. Caposaldo nella lotta restano i corticosteroidi, come il desametasone, il cui utilizzo è stato approvato dall'Ema lo scorso 18 settembre. Per chi è a rischio di eventi tromboembolici la commissione scientifica dell’Aifa apre anche alle eparine. Infine, in casi gravi e selezionati, l'Ema raccomanda l'uso del remdesivir, un farmaco antivirale, nato in chiave anti-ebola e approvato con un'autorizzazione condizionata per il Covid.
Si è parlato a lungo anche di plasma iperimmune, ottenuto dai pazienti convalescenti ma anche in questo caso non si sono ottenuti i risultati sperati in tema di efficacia. Adesso il mondo guarda agli anticorpi monoclonali, che l’Italia ha autorizzato in via emergenziale anticipando l'Ema, seguendo la scia di altri Paesi tra cui la Germania.
Monoclonali, quali le potenzialità e quali i limiti? - In queste settimane, abbiamo appunto sentito parlare degli anticorpi monoclonali, autorizzati in via emergenziale dall’Aifa. Quali le loro potenzialità anche guardando alle varianti? "I monoclonali - spiega Rasi - devono trovare ancora la loro esatta collocazione tarapeutica. Hanno anche il problema della somministrazione: ci vuole un’ora di somministrazione e poi un’ora di osservazione. Sono comunque un’arma potente che va usata. Siamo un po' indietro con la sperimentazione. Spero, però, che recupereremo perché possono fare la differenza per alcuni pazienti. Naturalmente subiscono gli stessi potenziali problemi dei vaccini con le varianti, perché sono fatti col prototipo degli anticorpi naturali ottenuti dal siero dei malati guariti. Questi sono guariti contro bisogna vedere quale virus e se non funzionerà il vaccino, in poche parole, non funzioneranno gli anticorpi fatti sullo stesso modello".
La ricerca è andata avanti grazie anche a importanti finanziamenti. L'Unione europea si è posizionata al fianco dei sistemi sanitari dei suoi 27 Paesi membri. La scorsa settimana è stato approvato dal Parlamento europeo il dispositivo per la ripresa e la resilienza che si inserisce all’interno del Next Generation Eu e che è stato votato anche dalla Lega.
"L'Unione europea è stata tra i maggiori contributori rispetto alla ricerca sia sulle cure contro il Covid e che sui vaccini - spiega Tovaglieri - Ma proprio su questo tema mi aspetterei dall'Ue maggiore trasparenza rispetto a come vengono spesi i soldi dei contribuenti. Anche i nuovi vaccini verranno finanziati con fondi europei, purtroppo però abbiamo visto la vicenda della contrattualistica riguardante la fornitura dei vaccini stipulata dall’Ue con le Big Pharm. I contratti sono stati pubblicati con 5 mesi di ritardo e quando sono stati pubblicati erano stati censurati per quanto riguardava le condizioni principali del contratto. Visto e considerato che abbiamo il grande vantaggio di avere un’istituzione come l'Ue in grado di investire enormi risorse nella ricerca mi attendo che ci sia altrettanta trasparenza nel capire come vengono spesi i soldi dei cittadini europei. Questa trasparenza purtroppo non c'è stata".
"Ursula von der Leyen - continua l'eurodeputata - è venuta in plenaria a riferire, ma non è stato esplicitato nulla di ciò che era secretato e questo ha rivelato una grande debolezza dell’Ue di fronte alle multinazionali farmaceutiche, rispetto alle quali si è collocata comunque in grave subordinazione. La von der Leyen ha ammesso semplicemente che c'è stato troppo ottimismo all’inizio del piano vaccinale e che di fatto sono stati commessi degli errori. Per me si tratta di più di una leggerezza, ma proprio di un approccio differente che bisogna applicare da adesso in poi su un tema universale come la salute pubblica”.
Vaccini e cure anti Covid, quanto ha speso l'Ue? - E a proposito di finanziamenti, durante la puntata abbiamo approfondito quelli dell’Ue a favore di cure a vaccini anti Covid. Secondo quanto riferito in audizione al Parlamento europeo da Sandra Gallina, direttrice della DG Salute della Commissione europea, l'Ue ha speso finora 3,4 miliardi di euro, di cui 2,7 provenienti da fondi europei e 750 milioni versati dagli Stati membri. Di questi l’84% è stato destinato ai vaccini, mentre il restante 16% all’acquisto di farmaci antivirali, di test antigenici e alla formazione degli operatori sanitari. Fondi a cui si potrebbe presto aggiungere un miliardo e mezzo che la Commissione vorrebbe prendere dalla flessibilità del bilancio comunitario e dai fondi inutilizzati del programma Horizon 2020.
Tempistiche - Anche a livello di Commissione si è parlato della necessità di velocizzare le procedure di autorizzazione dell'Ema. Come si può fare? A rispondere è Rasi, che è stato direttore esecutivo dell'Ema: "Le procedure di autorizzazione in questo caso sono state super rapide, il problema è che le case farmaceutiche hanno dato i dati scegliendo delle priorità loro: le hanno date per esempio prima alle autorità degli Stati Uniti che a noi. Gli Usa erano coproduttori dei vaccini, mentre l'Europa un cliente delle multinazionali. Si è messa a negoziare dopo che gli altri avevano prodotto il vaccino. La situazione è ben diversa".
"Il problema è che l’Europa di fronte a queste grandi emergenze non è in grado di una risposta rapida. E quindi di conseguenza c'è chi cerca di arrangiarsi autonomamente. Noi ci siamo sempre adeguati però ora il vaccino è l'unica arma che abbiamo per poter uscire dalla crisi economica e sociale. Quindi non mi sento di condannare i governatori delle Regioni che cercano di acquistarli altrove", dichiara invece Tovaglieri.
Lockdown e limitazioni in Europa - Questi ritardi portano a una prosecuzione delle restrizioni per contenere il Covid. In Italia, abbiamo un coprifuoco nazionale alternato a situazioni di lockdown locale a seconda del colore delle varie Regioni. Stessa situazione in Spagna. In Francia, il lockdown è locale e il coprifuoco nazionale con, però, chiusura totale di bar e ristoranti. Diversa la situazione anche in Germania dove il lockdown è nazionale ma al momento non vi è alcun coprifuoco. A livello europeo, lo spazio Schengen è rimasto aperto con criteri che si basano su una mappatura comune che va anche qua per colori: si va dal verde al rosso o al rosso scuro. Gli spostamenti verso le aree rosso o rosso scuro sono altamente sconsigliate. Nel caso in cui non si potessero evitare questi viaggi bisogna sottoporsi ai test prima dell’arrivo e in seguito alla quarantena o all'autoisolamento.
"Un coordinamento è assolutamente necessario ma come l'Europa non è in grado di essere unita e compatta e avere una grande forza contrattuale con le multinazionali non lo è anche al suo stesso interno: non è capace di dare delle direttive univoche che tutti debbano seguire. A oggi non abbiamo ancora un protocollo europeo unitario che stabilisca come devono essere censiti i positivi. Ogni Paese ha il suo metodo. Questo comporta delle gravissime difficoltà negli scambi reciproci e nella libertà di circolazione. Anche per quanto riguarda la mappatura, nella realtà poi gli Stati fanno come vogliono. Questa è una grandissima mancanza che dimostra come l'Europa sotto alcuni aspetti debba essere profondamente cambiata", conclude Tovaglieri.
Infine, in puntata si è parlato della possibilità di aprire ad altri vaccini. Secondo Rasi "vaccinare tutti è fondamentale. Non sarei molto schizzinoso sull’approvvigionamento delle fonti, sarei più perplesso sull’utilizzare vaccini i cui numeri non si riescono ad avere, come quelli di Stato. Sputnik e quelli cinesi sono vaccini di cui sappiamo poco, lo userei solo dopo l'approvazione di Ema o Fda. Bisogna pensare che c'è un problema mondiale di produzione e di approvvigionamento. Quindi stiamo attenti a chi vende, cosa vende e cosa dichiara di vendere pur di fare un contratto per poi magari dopo le prime dosi comportarsi come gli altri".