DENUNCIATA TV DOPO EPISODIO IN ONDA

"Holly e Benji" finisce in tribunale in Cile: accusato di sessismo per uno schiaffo

Dopo la messa in onda dell'anime giapponese cult, il gesto di Julian Ross verso la manager della sua squadra è finito al centro di una disputa giudiziaria

© Da video

Nel 2019 l’emittente televisiva cilena TVN ha riproposto il celebre anime "Holly e Benji". Al network è arrivata una multa pari a 6mila euro dal CNTV (National television Council) per via della scena in cui Julian Ross schiaffeggia Amy Aoba, la manager della sua squadra rea di aver rivelato a Oliver Hutton i suoi problemi cardiaci. La puntata è stata messa sotto processo, accusata di rappresentare la violenza sulle donne. Tuttavia la sentenza della Corte d'appello cilena ha annullato la multa e archiviato il caso.

Non bastavano i problemi cardiaci per Julian Ross, uno dei protagonisti dell'anime "Holly e Benji" che hanno minato la sua carriera calcistica. Il personaggio dell'anime televisivo tratto dal manga "Capitan Tsubasa" è stato accusato di un atto sessista e glorificatore della violenza sulle donne, a causa di un ceffone ai danni della sua amica. Nell'episodio 33 infatti il capitano della Mambo di Tokyo colpisce la ragazza alla fine di una partita: Amy aveva raccontato ad Holly i problemi dell’amico; problemi che Julian avrebbe voluto rimanessero segreti.

Dopo la multa comminata all'emittente tv al processo di primo grado, la sentenza d'appello ha però ribaltato la decisione iniziale. Il giudice della Corte di Santiago ha infatti giustificato il comportamento di uno dei protagonisti che "soffre di un problema cardiaco che vuole mantenere segreto e una ragazza che lui considera amica lo rivela al suo rivale, così lui schiaffeggia la ragazza in una frazione di tempo minore di un minuto, perché pensava che lei non avesse diritto di raccontare il suo segreto, in quanto avrebbe tolto al suo rivale il desiderio di competere; così facendo ha indicato alla ragazza la sua volontà di non vederla più intervenire nella questione".

Il giudice ha così spiegato che il gesto, seppur violento, non deve essere considerato come lesivo della dignità della donna, ma indirizzato verso "un'amica sleale".

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