Nata da una costola della storica Capcom, Mitchell Corporation non è sicuramente una delle più prolifiche o incisive software house giapponesi. Ha però il merito di aver creato e lanciato uno dei più apprezzati coin-op dei primi anni ‘90 (periodo in cui si è diffuso dopo il lancio al termine della precedente decade), ovvero il qui presente Pang, noto come Pumping World in Giappone e Buster Bros. negli USA.
A dire il vero per parlare di Pang dobbiamo prima citare Cannon Ball, un semplice giochino per MSX pubblicato da Hudson Soft nel 1983 (e convertito lo stesso anno anche su ZX Spectrum come Bubble Buster). Mitchell decide di ottenere la licenza per sviluppare un seguito e così nel 1989 dà vita al suo Pang, che riprende in tutto e per tutto lo schema di gioco di Cannon Ball aggiungendo una tonnellata di simpatiche novità.
Il gameplay del gioco vede due esploratori giramondo impegnati a ripulire ogni livello da misteriose palle rimbalzanti. Ogni volta che una palla viene colpita dai giocatori esplode e si divide in due sfere più piccole, fino a sparire del tutto quando le più piccole palline sono distrutte.
Praticamente una specie di Asteroids rimbalzante caratterizzato ulteriormente dalla particolare arma data in dotazione ai giocatori, cioè una pistola spara-arpioni capace di distruggere le pericolose palle sia tramite la punta, sia semplicemente toccandole con la fune. Il tutto moltiplicato per ben cinquanta livelli sparsi in giro per il pianeta, ciascuno con gradevoli fondali che mostrano luoghi più o meno noti, sulla falsariga dell’indimenticato Bomb Jack.
Colpire le sfere permette anche di far comparire utili bonus e potenziamenti come multi-arpioni, pistole, candelotti di dinamite e altro ancora, tutti elementi che impreziosiscono un gameplay di base che resta sempre elementare. A variare ulteriormente l’azione di gioco troviamo piattaforme, ostacoli, qualche scala e un gruppo di strani animali che interagiscono con l’azione. Una serie di elementi ben dosati e soprattutto ben combinati fra loro in modo che l’interesse del giocatore resti alto lungo tutto il corso dell’avventura.
Pang è uno di quei videogame che “acchiappa” immediatamente, grazie al sistema di controllo elementare e al gameplay ipnotico come il balzare delle palle co-protagoniste. Non per niente diventa subito un successo al suo debutto nel 1989, risulta forse l’ultimo grande gioco spensierato di quella favolosa decade di videogame.
Le conversioni del gioco arrivano su praticamente tutti gli home computer dell’epoca, risultando generalmente valide. In cima troviamo le belle versioni per Amiga e Atari ST ad opera di una Ocean in stato di grazia.
Il grande successo del gioco spinge Mitchell a mettere subito in sviluppo un seguito: appena un anno più tardi arriva Super Pang, stavolta sviluppato in stretta collaborazione con Capcom - che aveva già curato la distribuzione del primo negli Stati Uniti. Più grande, colorato divertente, Super Pang è sicuramente l’apice della trilogia originale di Pang.
Sì, “trilogia”, perché dopo una lunga pausa, nel 1995, arriva un terzo capitolo denominato semplicemente Pang 3, più elaborato ma al tempo stesso decisamente un po’ pasticciato, con la sua grafica dei personaggi tridimensionale e un aspetto visivo decisamente meno accattivante. Non un cattivo gioco, sia chiaro, ma la bellezza dei primi due capitoli è qualcosa di indimenticabile.