Fisico milanese di levatura internazionale, genovese di adozione, studi di perfezionamento alla Normale di Pisa ed esperienze in Germania al Max Planck Institut, in Giappone e negli Usa oltre che alla guida dell'Istituto Italiano di Tecnologia: con Roberto Cingolani, 59 anni, arriva un vero e proprio scienziato - esperto di robot e nanotecnologie - sulla plancia del nuovo superministero dell'Ambiente e della Transizione ecologica, un dicastero che
assorbe anche le competenze energetiche ora al Mise.
Avrà anche il compito di presiedere il comitato interministeriale per il coordinamento della transizione ecologica. Sarà in pratica l'uomo decisivo per l'utilizzo delle risorse 'green' previste dal Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, il cosiddetto Recovery Fund.
Cingolani sale alla ribalta nazionale proprio quando nel 2005 diventa il primo direttore scientifico dell'Istituto Italiano di Tecnologia, il centro di ricerca sulle alture di Genova fortemente voluto dall'allora ministro dell'Economia Giulio Tremonti e dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, che ne è presidente.
L'idea era dare impulso allo sviluppo tecnologico del Paese con un istituto del tutto nuovo e dalla 'governance' plasmata sulle migliori esperienze internazionali. Per farlo la 'creatura' viene dotata di ingenti mezzi finanziari, generando non pochi malumori nel resto del mondo della ricerca nazionale come Cnr e università. Cingolani lo plasma come una sorta di amministratore delegato, ne è anzi l'anima: quando lo lascia nel 2019 l'istituto ha 11 centri di ricerca e oltre 1.700 scienziati provenienti da 60 paesi, un migliaio di brevetti, 24 startup già create e altre decine in
cantiere.
Giovane, visionario, Cingolani risponde alle polemiche con un entusiasmo vulcanico per la tecnologia, e un vero e proprio talento da divulgatore. Una star mondiale nelle scienze dei materiali, è nanotecnologo - non poche le iniziative a Genova sul grafene - dà impulso al progetto per l'umanoide iCub, il robot simbolo dell'Iit.
Mostra doti manageriali anche quando lascia il segno nel progetto per una cittadella di Scienze della vita di Milano, lo Human Technopol. Nel 2019 diventa il capo dell'Innovazione in Leonardo (chief Technology and Innovation Officer), il gruppo aerospaziale a controllo pubblico. Tra le prime iniziative, portare in Italia, e proprio a Genova, uno dei supercomputer più potenti esistenti, per far entrare il Paese "nel club del supercalcolo mondiale" con almeno l'1% della potenza. Senza dimenticare che la nuova sfida, spiega proprio presentando il progetto, che la tecnologia sostenibile è la nuova sfida dell'innovazione: "non è pensabile fare cose nuove e scaricarne il peso sui nostri nipoti". "La sostenibilità deve diventare un parametro".
La scienza è un marchio di casa. Il padre Aldo, morto 50enne, era docente universitario di Fisica. La sorella Silvia è ordinaria di Matematica all'Università di Bari. Il fratello Gino ha la cattedra di Biologia alla Jefferson University di Philadelphia. La moglie Nassia, greca, è una fisica esperta in Scienza dei materiali. Il primo figlio, Aldo, è un ingegnere chimico. Il secondo, Alex, dovrebbe laurearsi quest'anno in Chimica, mentre il terzo ha solo 11 anni, ma pare che a sua volta non si sottragga dalla passione per la scienza che si respira in casa. Finito nel 'toto ministrì più volte come tecnico, non è in realtà riconducibile a nessun partito: partecipa nel 2019 alla Leopolda su invito di Matteo Renzi, ma già dieci anni prima era intervenuto a VedDro' di Enrico Letta, e non si è negato al Meeting di Rimini. Viene insomma chiamato regolarmente dai think tank quando si parla di innovazione e tecnologia.