Questione di segnali

Messaggi non verbali: ci sono gesti che è meglio evitare

Il corpo comunica al di là delle nostre parole e, a volte, delle nostre intenzioni: impariamo ad esserne consapevoli

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Ci sono gesti che valgono mille parole, tanto da sconfinare nella volgarità. Esistono anche però movimenti del corpo più sottili, capaci di trasmettere messaggi al di là delle nostre intenzioni: per questo si dice che è facile mentire a parole, ma che il nostro corpo invece finisce poi per rivelare la verità. Per non farci tradire inconsapevole dai nostri gesti, può essere utile conoscere i meccanismi del linguaggio del corpo e, magari, imparare a sfruttarli a nostro vantaggio: in questo modo potremo trasmettere un’immagine positiva di noi stessi e rafforzare il messaggio che stiamo comunicando verbalmente. Ecco allora alcuni gesti che dovremmo evitare se desideriamo mostrarci aperti, attenti ed empatici. 

GLI OCCHI – A buon diritto il proverbio vuole che gli occhi siano lo specchio dell’anima. Lo sguardo di una persona è la prima cosa sulla quale, anche inconsciamente, focalizziamo la nostra attenzione e chi fornisce gli elementi su cui basare la prima impressione sul nostro interlocutore. Ne consegue che sia anche la prima cosa che viene notata in noi da parte di chi ci sta intorno. Uno sguardo aperto e franco, magari accompagnato dal sorriso, è la migliore presentazione che possiamo offrire di noi stessi. Attenzione però: non basta sorridere con le labbra, il sorriso deve essere anche negli occhi, altrimenti otterremo l’effetto opposto. Se siamo timidi, dobbiamo fare uno sforzo ed esercitarci a non tenere sempre gli occhi bassi: uno sguardo sfuggente mette a disagio l’interlocutore e trasmette l’idea di persona insincera e inaffidabile. È da evitare anche l’eccesso opposto: uno sguardo troppo determinato e penetrante può essere percepito come segnale di aggressività e generare reazioni automatiche di difesa: Come sempre, l’equilibrio sta nel mezzo.

LA POSTURA – Il corpo nel suo insieme racconta moltissimo di noi. L’ideale è mantenere una postura composta ed eretta, ma nello stesso tempo rilassata e spontanea. In pratica: sia stando in piedi che da seduti, il busto eretto e le spalle dritte (senza essere troppo impettiti) sono un segnale di sicurezza e di agio. Le posture scomposte, con le spalle curve, le braccia a penzoloni e una camminata trascinata trasmettono invece l’immagine di un individuo disordinato, distratto e in fondo poco attraente. Se stiamo partecipando a un incontro, sono da evitare assolutamente le posizioni accasciate, lo sguardo perso nel vuoto e i gesti di distrazione e noia, come giocherellare con le mani o guardarsi troppo in giro. L’ascolto attivo (vero o simulato che sia) implica invece una posizione eretta, il busto lievemente inclinato nella direzione di chi sta parlando, braccia e mani ferme e rilassate (a meno che non stiamo prendendo appunti), lo sguardo vivo e diretto all’interlocutore. Certo, se l’intervento si prolunga ed è mortalmente noioso, occorre un certo impegno, ma può valerne la pena.

LE MANI – Sono grandi comunicatrici, a volte anche a nostro danno. 
-Gesticolare molto è segnale di insicurezza, come pure stropicciare i palmi uno contro l’altro, o tormentare un lembo degli abiti. 
-Giocherellare con i capelli è il segnale che la persona con cui parliamo ci attrae dal punto di vista fisico e che stiamo flirtando con lui: vale anche il viceversa, se lui si tocca ripetutamente i capelli o la barba o il mento.
-Tormentarsi le dita è un segnale inequivocabile di insicurezza o addirittura di paura: lo stesso vale se teniamo le mani strette a pugno, altro gesto molto forte che può essere letto come aggressività e determinazione. Sono segnali da evitare il più possibile se cui troviamo in un contesto lavorativo, specie se vogliamo mostrarci sereni e padroni di noi stessi. 
- Tenere le braccia incrociate sul petto è spesso interpretato come un gesto di chiusura, specie se accompagnato da uno sguardo corrucciato e da una postura contratta: se invece il corpo è rilassato e il volto è disteso, può passare per un segno di concentrazione.
-Il dito puntato verso un interlocutore è un inequivocabile cenno di accusa, che punta a invadere lo spazio personale dell’altro e può mettere molto a disagio: va quindi usato con cautela. L’indice puntato verso l’alto serve invece a sottolineare con forza qualcosa che riteniamo importante e un invito a focalizzare l’attenzione su di noi. 
-Rivolgere il palmo della mano verso l’altro è un invito a fermarsi, uno stop che può creare grande disagio e che va quindi usato solo in casi estremi. Al contrario, per esprimere vicinanza e partecipazione, possiamo aprire le braccia con i palmi rivolti al pubblico in una sorta di abbraccio; è un bel gesto, ma va usato correttamente, altrimenti può essere interpretato come un segnale di fierezza e di presunzione. 

IMITAZIONE – Infine una curiosità. Il fatto di imitare i gesti di una persona (ad esempio accavallare le gambe, sorridere o compiere un certo cenno con le mani) è un segnale inconscio di empatia e di buona opinione nei confronti di quell’individuo. Se ci capita di notare che qualcuno si muove all’unisono con noi può essere un buon segno: possiamo sfruttare a nostra volta questo meccanismo se vogliamo mostrarci in sintonia con qualcuno. Senza esagerare, naturalmente, per non diventare ridicoli.