Al secondo giorno di consultazioni del presidente del consiglio incaricato si allarga il sostegno a Mario Draghi. Oltre all'ok di Renzi (Iv), l'ex presidente Bce incassa l'endorsement del Pd. Per Zingaretti "sarà un governo di lunga durata". Pieno sostegno di Forza Italia a un "esecutivo dei migliori". E anche Salvini apre, ma se sarà una squadra politica. Resta invece il no dalla Meloni (FdI). LeU: "Non facciamo maggioranze con i no vax e con chi vuole la flat tax".
In giornata Salvini ha rotto gli indugi e confermato il sì all'appello del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Per il leader della Lega, però, è importante esserci con dei ministri perché "governi tecnici alla Monti li abbiamo già provati".
Sembrano caduti anche i veti sul "perimetro" della maggioranza che sosterrà Draghi. Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, ha assicurato la "piena disponibilità a concorrere al suo tentativo di formare un governo". E ora nessuno dei dem parla più del problema di condividere il progetto di governo con la Lega.
Soltanto LeU insiste sul tema: "Nei fatti è impossibile convivere con le forze sovraniste e della destra. Su questo siamo stati molto chiari", ha detto la capogruppo Loredana De Petris secondo la quale "l'alleanza Pd-M5s-Leu è strategica, deve essere una base forte che non può essere dispersa".
Un argomento che però sarà difficile portare avanti se, come ha ricordato Antonio Tajani di Forza Italia: "L'indicazione del presidente della Repubblica, accolta pienamente da Draghi, è di dar vita ad un governo senza perimetri politici".
Giorgia Meloni, a capo dell'unico partito che resta sul no alla fiducia ha fatto capire che Fratelli d'Italia potrebbe astenersi e in ogni caso intende collaborare: non votare la fiducia, ha spiegato al termine dell'incontro con l'ex numero uno della Bce, "non ci impedisce di sperare che Draghi e il suo governo possano fare bene e di dare una mano all'Italia come sempr, da forza responsabile e patriottica le nostre proposte non mancheranno, le nostre valutazioni continueranno a essere puntuali e concrete".
Gli incontri del premier incaricato registrano anche il sì "senza se e senza ma" di Matteo Renzi grande sponsor della soluzione Draghi. Il leader di Italia viva ha chiarito che non si pone alcun problema né sulla composizione dell'esecutivo né sul ruolo che il suo piccolo gruppo avrà in una futura maggioranza ampia: "Noi siamo per il governo che proporrà il presidente del Consiglio incaricato", ha detto, "Italia viva sosterrà il governo Draghi indipendentemente dal nome dei ministri e da quanti tecnici e quanti politici. Gli abbiamo detto che siamo al suo fianco e a sua disposizione".
Altro grande sostenitore di Draghi, Silvio Berlusconi, che ha dovuto rinunciare ad essere presente alle consultazioni, ma che ha voluto comunque sentirlo telefonicamente per anticipargli il sostegno di Forza Italia poi riassunto da Tajani: "Abbiamo confermato al presidente incaricato il pieno appoggio già anticipato dal presidente Berlusconi in un colloquio telefonico questa mattina. Forza Italia si aspetta un esecutivo di alto livello capace di rappresentare al meglio l'unità del Paese coinvolgendo tutte le risorse migliori della politica, dell'economia e della cultura per affrontare insieme la più grave emergenza sanitaria ed economica della Repubblica", insomma un governo dei migliori.
Quanto alla composizione dell'esecutivo il dibattito sotto traccia è ancora dominato dalle ambizioni e dalla speranza che possano farne parte anche dei politici, anche se alle consultazioni non ne avrebbe parlato nessuno, tantomeno il premier incaricato che dopo aver ascoltato e raccolto tutte le proposte e i temi posti dalle delegazioni ha fatto sapere di voler avviare un secondo giro di consultazioni a partire dalla prossima settimana anche con le parti sociali.
"Attendiamo che il presidente incaricato faccia una sua prima sintesi di lavoro per valutare con spirito costruttivo, insieme, i passi successivi", ha anticipato Zingaretti. Intanto domani sono attese le consultazioni decisive con la Lega e con il M5s che viste le divisioni interne sul da farsi verrà guidato dal garante, Beppe Grillo. Anche i pentastellati sembrano orientati a dare via libera al governo come preannunciato dalle dichiarazioni prima di Luigi Di Maio e poi di Giuseppe Conte.