Continuare a sfruttare le risorse del pianeta al ritmo odierno? Non è più possibile. Se si continua di questo passo, fra trent’anni serviranno tre pianeti per soddisfare il fabbisogno di tutti. Ecco perché è necessario passare da una società del tipo "produzione-consumo-scarto" a una volta a un'economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente circolare. Per raggiungere questi obiettivi, la Commissione europea, in linea con l'obiettivo di neutralità climatica entro il 2050 previsto dal Green Deal, nel marzo 2020 ha proposto un nuovo piano d'azione per l'economia circolare. Piano approvato il 27 gennaio dalla Commissione per l'ambiente del Parlamento Ue. I deputati, però, hanno chiesto degli obiettivi vincolanti per l'uso e il consumo di materiali da raggiungere entro il 2030.
Il piano d’azione per l'economia circolare - Il piano d'azione per l'economia circolare è incentrato sulla prevenzione dei rifiuti e sulla loro gestione ottimale. Promuove, inoltre, la crescita, la competitività e la leadership globale dell'Ue nel settore. Sette le aree chiave per raggiungere l'economia circolare: plastica; tessile; rifiuti elettronici; cibo e acqua; imballaggi; batterie e veicoli; edifici e costruzioni.
Le proposte del Parlamento | Plastica - I deputati hanno promosso la strategia europea per la plastica nell'economia circolare, che eliminerebbe gradualmente anche l'uso delle microplastiche.
Tessile – La produzione tessile è responsabile del 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile. E il lavaggio di indumenti sintetici comporta il 35% del rilascio di microplastiche nell’ambiente. La strategia incardinata nel "Green Deal" è dunque quella di fornire linee guida specifiche per raggiungere un buon livello di raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Il progetto lanciato (RESYNTEX) si basa infatti proprio sul riciclo chimico, all’insegna dunque di un modello di economia circolare anche per il tessile. I deputati si sono espressi a favore di nuove misure per contrastare la perdita di microfibre e introdurre standard più severi sull'uso dell'acqua.
Elettronica e tecnologie dell’Informazione e della comunicazione - Nell’Unione europea si ricicla meno del 40% dei rifiuti elettronici; tutto il resto precipita nell’indifferenziato. I deputati del Parlamento hanno dunque insistito molto sulla promozione di una strategia basata sul "diritto alla riparazione" sull’introduzione di un caricabatterie standardizzato e, infine, sull’istituzione di un sistema di premi per incoraggiare il riciclo dell’elettronica.
Cibo e acqua - La politica Ue per un sistema alimentare sostenibile parla chiaro. Parola d’ordine: dai campi alla tavola. Priorità: tagliare drasticamente gli sprechi di cibo entro il 2030 (questa la richiesta fatta dai deputati del Parlamento Ue) e mettere in campo una serie di misure ad hoc quali la riduzione del 50% di pesticidi chimici e di fertilizzanti.
Imballaggio - Purtroppo i rifiuti di quest’industria hanno toccato nel 2017 livelli record. Uno dei cardini del piano Ue è quello di giungere alla loro totale riciclabilità entro il 2030.
Batterie e veicoli - Sono al vaglio dei deputati le proposte sulla produzione e sul tipo di materiali impiegati per tutte le batterie presenti nel mercato Ue. Si richiede che abbiano una bassa impronta di carbonio e rispettino i diritti umani, nonché gli standard ecologici e sociali.
Edifici e costruzioni - Oltre il 35% dei rifiuti Ue provengono dall'industria edile. I deputati del Parlamento Ue hanno chiesto espressamente il massimo sforzo per prolungare il ciclo di vita degli edifici e ridurre al massimo l’utilizzo di carbonio dei materiali.
Gestione e spedizione dei rifiuti - Ammontano a quasi 3 miliardi di tonnellate i rifiuti (per lo più di tipo domestico) prodotti ogni anno in Ue. La volontà dei deputati è di spingere i Paesi dell'Ue a incrementare il riciclaggio di alta qualità, ad abbandonare lo smaltimento in discarica e a ridurre al minimo l’utilizzo degli inceneritori.
Tra le altre proposte fatte dai deputati del Parlamento Ue anche quella di rafforzare il ruolo degli appalti pubblici verdi e l’integrazione dei principi dell’economia circolare nei piani di ripresa nazionale degli Stati membri.
"L’Europa non è un continente ricco di risorse, ma abbiamo le competenze e la capacità di sviluppare le tecnologie necessarie per chiudere i circuiti e costruire una società senza sprechi - ha affermato Jan Huitema, membro del gruppo parlamentare Renew Europe -. Questo creerà posti di lavoro e crescita economica e ci avvicinerà al raggiungimento dei nostri obiettivi climatici".