APERTURE

Governo, primi sì per Draghi da Pd, Iv e Forza Italia | Lega e M5s possibilisti, Di Maio: "Va ascoltato"

Prima giornata di consultazioni per il presidente del Consiglio incaricato. Venerdì toccherà a Pd, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Italia viva, chiuderanno Lega e M5s sabato

La strada per il governo di Mario Draghi si fa meno stretta. Dopo il Pd e Iv, anche Forza Italia dice sì a un esecutivo guidato dall'ex banchiere centrale. Apre il M5s e anche una parte della Lega vorrebbe appoggiarlo. Una spinta la dà anche Giuseppe Conte, che non ci sta a essere considerato "un sabotatore" e tantomeno un "ostacolo" al nuovo esecutivo. E il Colle apprezza e registra un moderato ottimismo sulla possibilità di una soluzione della crisi.

Prima giornata di consultazioni a Montecitorio dove sono sfilati per primi i partiti più piccoli, tutti all'unanimità pro Draghi, anche quelli che orbitano nel centrodestra. A incontrare Draghi in questo primo giorno sono state le delegazioni di Azione, +Europa, Radicali italiani, Maie-Psi, Centro democratico-Italia in Europa, Noi con l'Italia, Cambiamo e Alleanza di centro. Venerdì toccherà a Leu, Italia viva e al centrodestra, dove gli alleati Salvini, Meloni e Berlusconi questa volta si presenteranno divisi, così ognuno - è la sintesi del segretario leghista - avrà modo di dire "liberamente quello che ha in testa". Da Berlusconi, alla guida della delegazione azzurra che incontrerà il premier incaricato, arriva un vero e proprio endorsement: Draghi è una personalità di "altro profilo" e la scelta di Mattarella va nella direzione "da noi indicata", dice parlando con i suoi. Una posizione che spinge Giorgia Meloni verso il no. Infatti la segretaria di Fratelli d'Italia ha ribadito che sarebbe disposta ad astenersi solo se lo facesse l'intero centrodestra. 

Secondo Luigi Di Maio il Movimento 5 Stelle ha il "dovere" di sedersi al tavolo per mostrare "maturità". L'invito ad aprire a Draghi arriva anche dal sindaco di Roma Virginia Raggi, convinta che "dal Recovery alla burocrazia si possa fare molto". Passi avanti verso il dialogo dunque, ma il nuovo esecutivo dovrà fare spazio alla politica, insiste il Movimento. Il capo politico reggente del Movimento, Vito Crimi, mette però alcuni paletti. "Sabato prossimo andremo alle consultazioni con il presidente incaricato - ha scritto in un post su Facebook -. Ascolteremo attentamente quanto avrà da dirci e porteremo al tavolo il Movimento 5 stelle con la sua
storia, le sue battaglie e le sue visioni. E, chiaramente, fra queste il reddito di cittadinanza è uno dei punti fermi. Perché, oggi più di ieri, nessuno deve rimanere indietro".

Il Pd invece non si stanca di ripetere di volere una "maggioranza larga e europeista". Che potrebbe includere dunque gli azzurri ma farebbe più fatica a digerire la Lega. Nicola Zingaretti, che si è mostrato possibilistà su un suo incarico come ministro, in direzione parla di un necessario allargamento in Parlamento alle forze "moderate, liberali, socialiste". I sovranisti non rientrano nel perimetro. Ma il ragionamento non preclude l'ipotesi di un esecutivo sostenuto anche dalla Lega, spiega più tardi sempre il segretario Dem: la chiara vocazione europeista" rende il Pd e partito di Salvini "alternativi" ma "spetta al professor Draghi costruire il perimetro della maggioranza".  

E Draghi nel suo discorso al Colle ha detto di guardare all'unità delle forze politiche e quindi anche al partito guidato da Salvini. Via Bellerio, che pure riunisce la segreteria, non ha maturato intanto una linea unitaria al suo interno. Mentre Giorgetti definisce Draghi un "fuoriclasse che non può stare in panchina" Salvini continua a oscillare fra posizioni più aperturiste e scelte di chiusura. Intanto prova la carta della minaccia: "O noi o i cinquestelle. Draghi dovrà scegliere", dice.

Il premier incaricato ascolta, prende appunti. Il Quirinale non ha posto paletti temporali: ci sarà infatti, come riferisce Maurizio Lupi, un secondo giro di consultazioni. Il primo round terminerà sabato, gli ultimi ad essere ricevuti saranno i 5S. Intanto si delinea un primo abbozzo del programma dell'ex presidente Bce: il Recovery plan non può essere sprecato - è la convinzione ribadita nei colloqui - e i fondi vanno "usati con saggezza e intelligenza". Quello che davvero servirà poi è 'ristorare" le categorie più colpite dalla pandemia ma soprattutto procedere sul piano degli investimenti.

Dopo qualche giorno passato in silenzio si fa sentire anche Giuseppe Conte. Il premier uscente sceglie di dichiarare fuori da Palazzo Chigi, con tanto di tavolino allestito a uso dei media. Chiarisce di non lavorare per portare fuori rotta il governo Draghi e annuncia di non voler uscire dalla scena politica. Si rivolge direttamente al Movimento: "Io ci sono e ci sarò", dice. E poi guarda al Pd e a LeU, invitandoli a non disperdere il patrimonio di un'alleanza "per lo sviluppo sostenibile. Un progetto forte e concreto". C'e' chi legge queste parole come una discesa in campo. Luigi Di Maio subito dopo parla di "riconoscenza" nei suoi confronti dei 5S che continueranno a "essere protagonisti anche grazie a lui".