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Ritardi vaccini, come stanno reagendo i Paesi Ue e qual è l'impatto economico? | Guarda la seconda puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa"

L'approfondimento settimanale, realizzato in collaborazione con il Parlamento europeo, è andato in onda martedì 26 gennaio. Ospiti del secondo appuntamento Giorgio Palù e Carlo Corazza

Come stanno reagendo i vari Paesi ai ritardi della consegna delle dosi di vaccino? E qual è l'impatto economico che un rallentamento della campagna vaccinale può avere sui pil? Queste le domande alle quali abbiamo cercato di rispondere nel corso della nuova puntata di "Fatti e Misfatti d'Europa", il nuovo programma di Tgcom24 realizzato in partnership con il  Parlamento europeo. Ospiti del secondo appuntamento, andato in onda martedì 26 gennaio, Giorgio Palù, presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, e Carlo Corazza, capo ufficio del Parlamento europeo in Italia.

I ritardi e la risposta dei Paesi - Mentre Pfizer rallenta la consegna del suo vaccino e si attendono le nuove dosi di quello di Moderna, l'Europa guarda ad AstraZeneca Oxford. L'azienda aspetta il via libera dell'Ema, che dovrebbe arrivare entro il 29 gennaio. L'arrivo di AstraZeneca sarebbe una boccata d'ossigeno per l'Europa che in piena campagna vaccinale si vede rallentare i ritmi di distribuzione delle dosi.

Tuttavia, anche col vaccino britannico la fornitura totale potrebbe non coprire l'intera popolazione europea. Buone notizie, però, arrivano da Amsterdam, dove l'Ema ha terminato la revisione scientifica del vaccino russo Sputnik V. Nel mondo sia il vaccino russo Sputnik che l'AstraZeneca vengono somministrati dopo le autorizzazioni d'emergenza. E' il caso del Regno Unito, dove l'Mhra, l'agenzia regolatoria britannica, ha approvato il vaccino di Oxford a fine 2020 iniziando la somministrazione già nei primi giorni del nuovo anno. Stessa cosa anche in Argentina, India e Brasile. 

Il caso Ungheria - Ad ogni modo, in Europa si inizia a parlare dei vaccini cinesi dopo che Viktor Orban ha annunciato di avere raggiunto un accordo con l'azienda cinese Sinopharm per l'acquisto del suo vaccino anti-Covid. L'Ungheria ha anche autorizzato il vaccino russo e la distribuzione del vaccino di AstraZeneca, svincolandosi così nuovamente dalle procedure europee. La Germania si sta invece accordando con la Russia per Sputnik. 

I rischi di un sovranismo sanitario - In puntata si è fatto riferimento anche al sovranismo sanitario. Quali i rischi? "Il Parlamento europeo a grande maggioranza sostiene l'attuale approccio comune che è stato scelto dall'Ue quando a luglio ha lanciato l'iniziativa globale - spiega Corazza -. Sono stati raccolti oltre quindici miliardi a livello globale, sei dei quali sono stati messi dall'Ue, dai Paesi membri e dalla Banca europea per gli investimenti. Grazie a questi investimenti c'è stata un’accelerazione incredibile dello sviluppo di vaccini molto efficaci. Pfizer e Moderna sono efficaci al 95%. Ed è quasi un miracolo che siano stati autorizzati dopo pochi mesi".

"Quindi - continua il capo ufficio del Parlamento europeo in Italia - l'approccio comune sta funzionando. Immaginiamo cosa succederebbe se ci fosse l'ognuno per sé, la corsa ad accaparrarsi le dosi, se non ci fosse un quadro comunitario di contratti che copre ben 2 miliardi e 300 milioni di dosi. Dosi ampiamente sufficienti per vaccinare tutti i cittadini europei e dei nostri Paesi partner e amici confinanti. Di questi, 1 miliardo e 3 sono di vaccini già autorizzati dall'Ema o che stanno per essere autorizzati. Io credo quindi che bisogna guardare con ottimismo a quello che sta succedendo. E' un periodo difficilissimo, ci sono delle varianti che stanno colpendo in maniera molto dura il nostro continente, però siamo veramente vicini a una grossa accelerazione sui vaccini e dobbiamo continuare con questo approccio solidale che è l'unico che può funzionare".

Aprire ad altri vaccini è la strada giusta? - Alla luce di quanto detto, aprire ad altri vaccini, come lo Sputnik o i cinesi Sinovac o Sinopharm, è la strada giusta? A rispondere è Palù: "L'Ema li sta prendendo in considerazione questi giorni. Credo sia opportuno avere vaccini basati su piattaforme tecnologiche diverse. Quello cinese è un vaccino ucciso, che esprime tutte le componenti della struttura del virus, quindi può stimolare il sistema immunitario in maniera più completa. E' possibile che noi in futuro valuteremo sia opportuno fare magari un richiamo con un vaccino che è strutturato diversamente da quello con cui si è fatta la prima dose".

L'impatto dei ritardi sull'economia - I ritardi della campagna vaccinale possono avere delle ripercussioni sull'economia e in particolare sul pil. All'annuncio dell'approvazione dell'Ema di Pfizer e Moderna, i mercati avevano risposto in maniera molto positiva. L'Istat a dicembre prevedeva una ripresa parziale del pil italiano del 4% nel 2021. Il 27 dicembre è iniziata la campagna vaccinale e l'Italia si è distinta diventando uno dei Paesi più virtuosi a livello europeo. E questo è stato visto dai mercati con grande favore. Poi è rallentata la distribuzione delle dosi di vaccino in tutta Europa, e anche in Italia, e questo ha avuto delle ripercussioni immediate. La Banca mondiale ha fatto sapere che il rallentamento della campagna vaccinale può portare a una frenata del pil italiano dal 4% all'1,6%. E anche Bankitalia ha lanciato l'allarme, dicendo che con questo rallentamento si potrebbe arrivare anche a una crescita zero.

Sull'argomento ritardi Corazza si è detto però positivo: "Ci risulta che i ritardi che si sono verificati a gennaio saranno recuperati a febbraio. Se così sarà i target della Commissione su cui l'Italia si sta allineando molto bene possono essere tranquillamente rispettati".

Le varianti - Infine, nel corso della puntata si è parlato anche di passaporto vaccinale, lanciato dal primo ministro greco e attualmente in stand-by a livello europeo, e di varianti. In particolare sull'efficacia dei vaccini esistenti sulle varianti Palù ha detto: "Sembra che i sieri neutralizzino la variante cosiddetta inglese, che ha almeno due mutazioni significative sulla proteina S (che è il bersaglio degli anticorpi neutralizzanti). Un po' diverso il discorso su quella brasiliana, che ha due mutazioni: sembra, da uno studio recente, che i sieri di alcuni pazienti convalescenti abbiano una ridotta potenza di neutralizzare queste varianti. Ma è tutto da dimostrare. Dunque, è fondamentale seguirle nella evoluzione del tempo e quindi anche misurare la risposta immunitaria".