"Non possiamo impedire ai minori di utilizzare internet e i social, ma servono una maggiore sorveglianza da parte dei genitori e una vera educazione digitale". Lo afferma la titolare del Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Carla Garlatti, in merito al caso della bambina di Palermo morta soffocata per una sfida di resistenza su TikTok. "Famiglia e scuola - sottolinea - devono vigilare, dare l'esempio". E ribadisce: "Niente smartphone in classe".
"L'utilizzo della Rete da parte dei minori - aggiunge la Garlatti - deve avvenire con una elevata soglia di attenzione. Impedire ai minori di utilizzare la Rete non si può fare né pensare: sono ragazzi che sono cresciuti in un mondo del quale internet fa parte, dall'apprendimento allo svago, dal gioco alla comunicazione con gli altri. Però può diventare un luogo pericoloso, come molteplici esempi recenti dimostrano, quando c'è un eccessivo attaccamento alla Rete, cioè una confusione tra vita reale e virtuale. Alcuni ragazzi passano online troppo tempo, un numero di ore eccessivo".
A detta del Garante, "molte volte sono i genitori stessi che sovraespongono i figli con fotografie, post sui social, o loro stessi stanno tutto il giorno in Rete: poi non si può pretendere che i ragazzini non seguano questi esempi. Ma molte volte non c'è la capacità: i social, gli strumenti virtuali, si riproducono con tale frequenza tecnologica che i genitori spesso non sono in grado di starci dietro".
E' importante, rimarca, "far capire i pericoli delle sfide lanciati da certi social e che la vita reale non va sovrapposta o confusa con quella digitale. Scuola e genitori, soprattutto loro, devono iniziare con il loro esempio a non indurre i ragazzi a pensare che per esistere, dare un significato alla loro vita, devono necessariamente sovraesporsi, mandare le proprie fotografie ovunque, cioè che si viva soltanto in quanto si appare. E' un messaggio molto sbagliato".