Il viaggio in musica di Filo Vals: un album d'esordio in quattro lingue
A Tgcom24 il giovane cantautore racconta il suo universo musicale e il primo album uscito per Sony
Dopo alcuni brani di successo in Rete ("Prima del Caffè", "Occasionale" e "Mr. World"), arriva l'esordio discografico (eponimo) di Filo Vals, moniker dietro cui si cela Filippo Valsecchi. Ventiquattro anni, figlio di due produttori di film e serie tv, Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt, si presenta con 11 tracce che rappresentano un viaggio nel suo universo musicale e frutto di un'esperienza in giro per l'Europa (ha studiato in Francia e Gran Bretagna). La prova in tal senso è il respiro del disco, un arcobaleno di suoni e stili, che va dal pop al reggae. in cui italiano, inglese, francese e spagnolo sono le lingue che si alternano. A Tgcom24 ha raccontato il suo percorso e il debutto sulla lunga distanza sotto l'egida di una major, la Sony.
Partiamo dall'inizio, perché Filo Vals?
Per il suono, è musicale e internazionale come vuole essere questo progetto.
Quali sono state i tuoi numi tutelari e le ispirazioni musicali all'inizio?
Tutti i grandi classici. In Italia i maestri della Melodia: Dalla, De Gregori e Battisti. All’estero Rolling Stones, Bob Dylan, Bob Marley e Paolo Nutini.
Quanto sono stati importanti i tuoi genitori nel tuo percorso musicale? Il cinema, con cui loro vivono a stretto contatt, ha in qualche modo ispirato la tua musica?
Sono stati fondamentali nell’educarmi con rispetto verso chi fa un lavoro creativo, cosa spesso presa alla leggera nel nostro Paese. Sicuramente il loro lavoro nel cinema mi ha aiutato a crescere in un ambiente sensibile all’Arte. Provo a coltivare il mio animo cinematografico curando la regia dei miei videoclip.
Hai iniziato a fare musica attraverso un'etichetta che hai aperto tu stesso...
Ho colto l’occasione non appena ho ricevuto le prime entrate dal mio brano più fortunato, "Mr.World". Avevo 21 anni ero fresco di laurea e non avevo ancora un lavoro, mi sembrava un’ottima opportunità per creare la mia start up: la Papaya Records.
E adesso arriva il tuo debutto con una major come Sony. Un grande passo. Ti spaventa o galvanizza?
Sicuramente mi rende orgoglioso avere al mio fianco delle persone che mettono al servizio di questo progetto la loro esperienza e il loro savoir faire. È stato un grande passo avanti
Come sei cambiato e come è cambiata la tua musica in questi anni, dai primi singoli al primo album?
Spero di essere cresciuto, non solo anagraficamente ma anche a livello di approccio verso la musica. Tutto fa brodo e dai primi singoli ad oggi la direzione di dove voglio andare è più definita. C’è più consapevolezza e mi sento pronto ad uscire con il mio debutto.
Questo album rappresenta per te un'evoluzione?
Rispetto alle primissime cose che ho pubblicato sicuramente sì, ma spero e mi auguro di continuare ad evolvermi. Chi si ferma è perduto.
Il disco è stato scritto in quattro lingue, italiano, inglese, francese e spagnolo. Perché questa scelta e cosa rappresenta per te questo multilinguismo?
La scelta parte dalla mia volontà di raccontare un identità europea che trascendesse i canoni istituzionali della politica. Per me è un occasione di portare tramite la musica leggera il tema del multiculturalismo, ovvero che siamo tutt diversi e proprio per questo vale la pena conoscersi e allargare i propri orizzonti.
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