Kazuya Mishima e la leggenda di Tekken
La storia di uno dei personaggi più famosi (e arrabbiati) della saga picchiaduro creata da Namco
Ah, i picchiaduro. Ah, le storie dei picchiaduro! Se c’è qualcuno che ha fatto scuola, prima di tutti, nello sviluppare trame a corollario dei duelli senz’armi – o all’arma bianca – videoludici, quella è (Bandai) Namco. Prendiamo come esempio Tekken, oggi. Più nel dettaglio, andiamo a scegliere quel personaggio nato come protagonista della serie, nel primo capitolo del 1994, per poi passare dalla parte degli antagonisti e infine approdare in un territorio di mezzo in cui di sicuro non l’avremmo definito uno dei buoni, ma d’altra parte si capiva anche come mai era sempre così arrabbiato: Kazuya Mishima.
Se lo mettiamo accanto a un’altra icona del mondo dei picchiaduro (di cui abbiamo già parlato, qui su Mastergame) come Ryu di Street Fighter, si capisce come mai Kazuya sia un personaggio così atipico. Mentre il lottatore solitario della saga Capcom è il prototipo del combattente focalizzato solo su sé stesso e che, nonostante condivida con il Mishima in questione qualche piccolo problema con il proprio lato oscuro, alla fine è sempre uno dei buoni. Anzi: uno dei buoni per antonomasia. Kazuya no; fin dal primo Tekken si è dimostrato violento, ambizioso e, soprattutto, iracondo.
In qualità di protagonista del primo capitolo della saga, incarnava in tutto e per tutto l’idea alla base della storia: il conflitto familiare interno alla famiglia Mishima che, secondo uno dei padri della serie, Katsuhiro Harada, come un gorgo avrebbe poi risucchiato tutti gli altri personaggi in una spirale di violenza. Un dettaglio non proprio secondario del personaggio, il gene demoniaco e la forma Devil Kazuya, pare essere nata per distinguere maggiormente la serie da picchiaduro più realistici come Virtua Fighter – dopotutto già Tekken poteva vantare un orso tra i partecipanti del torneo del pugno di ferro. Questa forma, inoltre, è stata ispirata a quella di Akira Fudo nel manga Devilman, di Gō Nagai.
Kazuya deve cognome e aspetto fisico allo scrittore Yukio Mishima, uno degli autori più celebri del ventesimo secolo, almeno per quanto riguarda la terra del sol levante. Ma durante la sua creazione sono state tirate in ballo numerose fonti d’ispirazione, come l’organizzazione criminale più celebre del Giappone, la yakuza (non è un caso se, all’inizio di Tekken 2, Kazuya ha trascinato Mishima Zaibatsu in un giro di malaffari piuttosto variopinto).
Se dovessimo identificare un simbolo del conflitto familiare che ha scosso per decenni la famiglia Mishima, basterebbe una sola parola: burrone. Già, perché in questo complicato nucleo familiare sembra esserci la tendenza a risolvere i problemi gettando figli, padri, nonni e nipoti giù da dirupi (o all’interno di vulcani). Un modo tanto drammatico quanto inefficace, a quanto pare, dal momento che sia Kazuya che Heihachi sono riusciti poi a tornare, più arrabbiati di prima.
E anche confusi: all’alba del primo Tekken, Kazuya si iscrive al torneo del pugno di ferro per ottenere vendetta su suo padre, che l’aveva lanciato nel burrone senza apparente motivo. Il motivo in realtà c’era, ma probabilmente Heihachi non se l’era sentita di dire a suo figlio “devo gettarti nel baratro perché in te si annida un gene demoniaco terribile”. Difficile dare torto a qualcuno, insomma.
Lo stile di combattimento di Kazuya, il Mishima Style Fighting Karate, è stato ispirato alla pratica marziale Kyokushin, praticata dal performer Ryu Nashima a cui si devono molte delle tecniche, catturate via motion capture, dei vari membri della famiglia Mishima. Kazuya è (come suo padre e suo figlio) sempre stato tra i personaggi più ostici da padroneggiare all’interno del gioco, data la presenza di quello che forse è il colpo che più di ogni altro contraddistingue Tekken: l’Electric Wind Godfist, un rapidissimo attacco da eseguire con input estremamente precisi (un just frame, in gergo), tanto difficile da eseguire quanto devastante, nelle mani giuste.
Kazuya ha preso parte a quasi tutte le edizioni del torneo del pugno di ferro, fatta eccezione per Tekken 3 – dove lo si credeva morto per mano di Heihachi. Non solo: si tratta di uno dei pochi personaggi a comparire in ogni corto o lungometraggio realizzato finora, sia d’animazione che con attori in carne ossa. Poche le scampagnate fuori dai confini della saga: la più celebre è forse il crossover Street Fighter X Tekken. Dopo il finale aperto di Tekken 7 non sappiamo quale sia stato il destino di Kazuya: che sia una delle domande per le quali Bandai Namco attenderà un nuovo capitolo della serie, prima di darci delle risposte?
SU TGCOM24