Kamala Harris entra nella storia: gli oltre due secoli di politica americana dominata da uomini bianchi nelle posizioni di comando vanno ufficialmente in pensione con la prima vicepresidente donna di origini indiane e giamaicane. Perché se questo 20 gennaio è stato ufficialmente il giorno di Joe Biden, tutti gli occhi erano puntati su di lei, e Harris ne era consapevole: raggiante e visibilmente emozionata, ha giurato nelle mani di Sonia Sotomayor, la prima giudice della Corte Suprema di origini ispaniche, proponendo al mondo l’immagine di una nuova America, di un cambio di passo e di un’ascesa delle donne.
“Sono qui grazie alle donne che mi hanno preceduto”, ha twittato la Harris poco prima di insediarsi, ricordando la madre arrivata negli Stati Uniti dall’India e tutte quelle generazioni di donne “afroamericane, asiatiche, bianche, native americane che si sono battute per l’uguaglianza e la libertà e che continuano a combattere per i loro diritti”. Il momento storico è stato non a caso celebrato con una foto di Kamala e delle nipoti Hillary Clinton, l’ex segretario di Stato che ha cercato di rompere il soffitto di cristallo candidandosi alla presidenza americana nel 2016.
Ha giurato su due bibbie: una di Regina Shelton, la donna che per Kamala e sua sorella Maya è stata una “seconda madre”, e una dell’icona dei diritti civili che ha ispirato la sua carriera, Thurgood Marshall. Con le 71 parole del giuramento Harris è entrata in quel piccolo, piccolissimo olimpo rosa alla guida del governo americano. Per tutto il tempo l’ha guardata con soddisfazione il marito Doug Emhoff, ed è stata festeggiata da milioni di donne in giro per gli Stati Uniti che oggi hanno indossato in suo onore le sue tanto amate perle. A fissarla c’era anche il vice presidente uscente Mike Pence. Lui e la Harris non potrebbero essere più diversi. In comune hanno solo un’ambizione: l’aspirazione a diventare presidenti. Tutti e due guardano al 2024, al dopo Biden, la cui era si è appena aperta ma che molti si aspettano duri solo quattro anni. Da senatore più giovane della storia americana a presidente più anziano con i suoi 78 anni, Biden potrebbe infatti essere leader per un solo mandato, aprendo di fatto la porta alla sua vice che, secondo molti, durante i prossimi quattro anni studierà proprio da Commander in Chief, rivoluzionando il tradizionale ruolo del numero due.
Un ruolo ombra, di secondo piano, ma che Kamala ha già radicalmente cambiato solo con la sua nomina. Senza contare che sarà l’ago della bilancia in un Senato spaccato esattamente a metà fra 50 democratici e 50 repubblicani. Harris avrà, se necessario, il voto cruciale per far pendere la bilancia verso il suo partito. Con lei inoltre arriva a “Number One Observator Circle” una Second Family rivoluzionaria, contraltare moderno alla più tradizionale famiglia di Joe e Jill Biden. Una Second Family che, in un futuro non troppo lontano, punta alla Casa Bianca.