Si ammainano le bandiere, ma è tuttʼaltro che una sconfitta quella che inalbera a Mirafiori, davanti allo storico Varco 5, la nuova bandiera di Stellantis. Ieri Carlos Tavares, amministratore delegato del colosso che nasce dalla fusione tra FCA e PSA (John Elkann ne è il presidente), ha voluto visitare Torino e i suoi stabilimenti, e in Corso Giovanni Agnelli la bandiera FCA ha ceduto il posto, accanto al tricolore italiano, a quella di Stellantis.
Per Tavares è “lʼinizio di un viaggio entusiasmante”. Vero, si dice sempre nelle colossali operazioni industriali e finanziarie, ma in questo caso ci sono molte ragioni per non dubitarne. Dallʼunione delle attività tra i due colossi ‒ lʼ80% di sinergie entro il 2024 promette Tavares ‒ nasceranno 10 modelli elettrificati soltanto entro questʼanno. Significa che gli attuali 29 modelli ibridi ed elettrici diventeranno 39 nel giro del 2021! Il 18 gennaio il titolo Stellantis ha debuttato alle borse di Parigi e Milano con un exploit di oltre 7 punti e mezzo e ieri ha incassato un altro 2,6% in più, portando la capitalizzazione oltre i 42 miliardi di euro. Prima di Natale, la capitalizzazione della sola FCA si attestava sui 20 miliardi di euro.
Chiaro allora che le dimensioni aiuteranno a far crescere i tanti marchi del neonato gruppo, il quarto al mondo dietro Toyota, Volkswagen, Renault-Nissan. Spazio ce nʼè, soprattutto in Cina, Asia e Africa, mentre le posizioni forti in Europa, Nord America e America Latina vanno consolidate. “Lʼ80% di sinergie valgono 5 miliardi di euro ‒ ha spiegato Tavares ‒ e consentirà di creare valore per 25 miliardi di euro”. Una torta che sarà offerta a tutto il portafogli di marchi: Fiat, Alfa Romeo, Maserati, Abarth, forse persino Lancia; di parte francese Peugeot, Citroen, DS e in più Opel la tedesca, che già da qualche anno è stata inglobata dentro PSA. In tutto sono 14 marchi.
“Stellantis è molto più della semplice somma delle diverse parti ‒ dice ancora il manager portoghese ‒ e questo consentirà di offrire soluzioni diverse, abbordabili e con volumi che ci renderanno più competitivi”. E poi la garanzia per il Belpaese, un tempo grande produttore di autoveicoli e oggi sempre più mercato di destinazione. “Per l'Italia la buona notizia è che Stellantis farà da scudo, da protezione per alcuni stabilimenti, riportando più efficienza grazie alle sinergie che renderanno i business plan più sostenibili per alcuni modelli su cui cʼerano delle incertezze”, ribadendo infine: “Il nostro impegno nella fusione è non chiudere nessuno stabilimento produttivo”.