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Usa, Trump: "Non temo il 25esimo emendamento, libertà di espressione sotto attacco"

Il presidente degli Stati Uniti commenta così la risoluzione che sarà votata alla Camera dei rappresentanti. Per Pence però il 25esimo emendamento non è nel miglior interesse degli Stati Uniti: "L'energia della nostra amministrazione è diretta ad assicurare un'ordinata transizione"

IPA

"La libertà di espressione è sotto attacco come mai prima: il 25esimo emendamento non rappresenta alcun rischio per me ma si ritorcerà contro Joe Biden e la sua Amministrazione". Così il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, commentando la risoluzione, che sarà votata dalla Camera dei Rappresentanti, in cui si chiede al vicepresidente Mike Pence di attivare il 25esimo emendamento e prendere quindi i poteri ad oggi ancora nelle mani dal tycoon.

Trump ha parlato da Alamo, Texas, dove si è recato per celebrare "lo straordinario successo" del suo muro al confine col Messico, mentre la Camera  si appresta a votare la mozione per chiedere al suo vice Mike Pence di destituirlo entro 24 ore con il 25esimo emendamento.

Trump difende il suo discorso del 6 gennaio: "Totalmente appropriato" Già prima di partire, il presidente aveva contrattaccato per la prima volta dal 6 gennaio con tono di sfida, definendo "totalmente appropriato" il comizio incendiario in cui aveva incoraggiato i suoi fan ad assaltare il Congresso e respingendo ogni responsabilità. Quindi ha bollato come "completamente ridicola" la procedura di impeachment, accusando i dem di provocare una "rabbia enorme" tra i suoi sostenitori, pur assicurando che non vuole "alcuna violenza": "è tempo di calma e pace nel Paese". L'ultima raffica l'ha riservata alle piattaforme social che hanno sospeso il suo profilo, rimosso migliaia di account controversi (oltre 70mila su Twitter legati alla teoria cospirazionista di estrema destra QAnon) e messo al bando Parler (il Twitter di destra): "Un errore catastrofico".

Pence: 25esimo emendamento non è nell'interesse del Paese | L'ipotesi impeachment Nel frattempo alla Camera ha iniziato la lunga maratona per convincere Pence ad invocare il 25esimo emendamento contro il presidente. Una strada che ormai sembra un vicolo cieco dopo la "buona conversazione", secondo fonti della Casa Bianca, che i due hanno avuto nello studio Ovale, impegnandosi "a continuare il lavoro per conto del Paese per il resto del loro mandato" e dopo la lettera di Pence alla speaker della Camera, Nancy Pelosi, in cui il vicepresidente ha spiegato di non ritenere il 25esimo emendamento nel miglior interesse degli Stati Uniti: "L'energia della nostra amministrazione è diretta ad assicurare un'ordinata transizione. Chiedo di evitare azioni che dividerebbero e infiammerebbero ulteriormente la passione del momento". 

 Sembra quindi inevitabile il voto sulla mozione d'impeachment per incitamento all'insurrezione, che alla House conta già sulla maggioranza semplice dei democratici. Resta solo da vedere quanti repubblicani romperanno le righe: finora la Cnn ne ha contati una decina su 211.

Massima allerta in tutti gli Stati Uniti  Sale intanto la tensione in tutto il Paese dopo l'allarme dell'Fbi su possibili marce di milizie armate tra il 16 e il 20 gennaio non solo su Capitol Hill ma anche contro i campidogli negli altri 50 Stati Usa. Uno scenario da film drammatico, quasi da seconda guerra civile. Nel web i sostenitori di Trump evocano una 'Million militia march' per il 20 gennaio, giorno del giuramento del nuovo presidente, al quale potrebbe essere presente anche Ivanka, intenzionata a salvare le sue ambizioni politiche sfidando le ire del padre. 

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