Dopo la "zona rossa" proclamata per il 5 e il 6 gennaio, l'Italia entrerà in modalità "gialla" nei successivi due giorni e in quella "arancione" il 9 e il 10. Il governo ha poi riferito che tornerà la divisione per fasce dall'11 al 15. E poi? La proposta avanzata dal ministro Franceschini è quella di introdurre una "zona bianca" per le Regioni più "virtuose" a partire dal 15 gennaio. Ma Boccia frena: "E' la prospettiva, per ora non si cambia".
Per ora le zone non cambiano La zona bianca, ha infatti precisato il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, "deve essere la prospettiva. La certezza è che per ora le zone non cambiano: resta il giallo, l'arancione e il rosso. Ne parleremo con il prossimo Dpcm del 15 gennaio. Stiamo inasprendo le soglie, costruendo un meccanismo che consenta il passaggio ad arancione e rosso più automatico e veloce. Tutte le valutazioni, compresa quella sulle zone bianche, sono sul tavolo, tutti vorremmo tornare bianchi, ma ne discuteremo al momento opportuno".
La zona bianca - L'introduzione di una "zona bianca" (o "verde") ha l'obiettivo di consentire in alcune aree d'Italia la ripartenza di ristoranti, bar, cinema, teatri, musei, palestre e piscine. Se la proposta si concretizzerà, verrà formalizzata nel nuovo Dpcm, comunque non prima del 15 gennaio. Nella zona bianca rientrerebbero le Regioni, le fasce o le zone con gli indicatori migliori. Ferme restando le regole base di contenimento - come mascherina obbligatoria, distanziamento e divieto di assembramento - bar e ristoranti lavorerebbero senza limiti di orario, così come piscine e palestre.
La questione dei parametri e cosa si potrà fare - Secondo La Repubblica, il presupposto fondamentale per entrare in zona bianca sembra essere quello di registrare non più di 50 casi di coronavirus ogni 100mila abitanti. Soddisfatto questo parametro, non dovrebbe essere in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5, non dovrebbero esserci limitazioni all'apertura e al servizio dei locali pubblici e dovrebbero riaprire, con regole e limitazioni simili a quelle introdotte durante il primo lockdown, palestre e piscine attraverso un protocollo da stilare tra gli operatori e il ministero della Salute e dello Sport. Stesso discorso anche musei, mostre, teatri, cinema e sale da concerto.