L'Italia è seconda in Europa, dopo la Germania, per numero di vaccinati. Lo fanno sapere gli uffici del Commissario per l'emergenza, Domenico Arcuri. Cresce però la preoccupazione per l'andamento molto lento della distribuzione e somministrazione delle dosi.
Il Covid sembra rialzare la testa guardando i dati sul tasso di positività. Il passo delle vaccinazioni in Italia stenta un po', solo 63mila dosi iniettate in Italia. Di fatto ne sono state usate una dose su dieci sieri disponibili, visto che dal 30 dicembre al 1° gennaio sono state consegnate da Pfizer 469.950 fiale, oltre alle 9.500 del Vaccine Day.
Lazio viaggia meglio di altri - A livello territoriale, la Regione che ha fatto meglio finora è il Lazio con oltre 16mila vaccinazioni (circa il 35% delle proprie scorte), seguita dalla Toscana (6.824, 24,4%) e dall'Umbria (980, 19,8%). Lavora in modo spedito la provincia di Trento, che con 1.730 vaccinati ha già usato circa il 35% delle dosi consegnate. Molto male la Lombardia, con circa il 3% di dosi iniettate rispetto alle oltre 80mila ricevute, e la Sardegna con solo 302 somministrazioni. La stragrande maggioranza dei vaccinati - oltre 60mila persone - è rappresentata dagli Oss, gli Operatori sanitari e socio-sanitari; a seguire personale non sanitario e ospiti delle strutture residenziali. Al momento però i numeri rimangono troppo bassi per pensare ad un'immunizzazione di massa entro l'autunno.
Obiettivo è 200mila vaccini al giorno - In Germania e in Israele si viaggia a cifre inarrivabili e la Fondazione Einaudi punge sui social: "Piccolo e semplice promemoria, per vaccinare solo il 50% degli italiani in 10 mesi occorrono circa 60 milioni di inoculazioni (30 X 2). Bisogna procedere alla media di 200mila vaccinazioni al giorno. Secondo i dati ufficiali comunicati al 31 dicembre, l'Italia ha effettuato 32.969 vaccini, la Germania 165.575".
Che succede nelle Rsa? - Il sospetto è che molti operatori nelle Rsa italiane al momento preferiscano non ricevere il vaccino, tanto che non sono in pochi, tra i volti noti dei medici italiani, a metterci la faccia nelle ultime ore per provare lo sprint decisivo. Un caso per tutti quello di Andrea Crisanti, microbiologo dell'Università di Padova, che aveva espresso pubblicamente alcuni dubbi nelle scorse settimane sui nuovi medicinali anti-Covid. Oggi è andata invece in scena la sua vaccinazione in diretta streaming: i vaccini Moderna e Pfizer "sono sicuri", ha spiegato, perché "contengono informazioni che attivano il nostro sistema immunitario in caso venga a contatto con il coronavirus".
I dubbi sulla riapertura delle scuole - Crescono le perplessità sul fronte della riapertura delle scuole: anche se l'avvio della didattica in presenza al 50% negli istituti resta al momento fissato al 7 gennaio, tra i presidenti delle Regioni ci sono ancora molti dubbi. Tanto da spingere il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, a rimettere in discussione quella data: "credo sarebbe giusto che il governo nelle prossime ore ci riconvocasse e insieme prendessimo una decisione, in maniera molto laica", dice.
L'Italia ripartirà con la divisione in zone - In vista di un nuovo decreto che supererà l'ultimo Dpcm in scadenza il 15, si guarda inoltre a cosa succederà nelle prossime settimane: il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l'ordinanza con cui si differisce la riapertura degli impianti sciistici al 18 gennaio. E qualche spiraglio si apre sulle palestre con la proposta della coordinatrice dello Sport delle Regioni, Tiziana Gibelli, che ipotizza la ripartenza dal 15 gennaio sotto la garanzia di regole rigide. La collocazione dei territori nelle varie zone - gialla, arancione o rossa - sarà invece decisa già in seguito al monitoraggio che arriverà nella prima metà della prossima settimana. A rischiare la zona rossa per ora sono soprattutto Veneto, Liguria e Calabria, ma anche Puglia, Basilicata e Lombardia.