lussazione per il senatore questore De Poli

Decreto Sicurezza, nuova bagarre in aula durante i lavori sulla riforma

Il senatore questore Antonio De Poli ha riportato una lussazione alla spalla nei tafferugli scoppiati tra i leghisti e i colleghi del M5s

Dopo la Camera, è scoppiata la bagarre anche al Senato, alla ripresa della discussione sulla riforma del decreto Sicurezza. Alcuni senatori della Lega si sono scontrati con i colleghi del M5s e nei tafferugli il questore Antonio De Poli (Udc) è stato strattonato riportando una lussazione. I leghisti contestavano, tra le altre cose, le modalità dei tempi di votazione del verbale della seduta di giovedì a Montecitorio, quando il governo ha posto la fiducia.

Dopo che la seduta è stata sospesa, De Poli è dovuto ricorrere ai primi soccorsi in infermeria a palazzo Madama.

Il Senato ha dato l'ok alla fiducia Una volta ripresi i lavori, l'aula del Senato ha approvato il decreto sicurezza con 153 voti a favore, 2 contrari e 4 astenuti. Il centrodestra non ha partecipato al voto. E' stato approvato in prima lettura alla Camera il 9 dicembre.

Marcucci: "In aula fatti senza precedenti da anni 20" Sulla bagarre è intervenuto con un duro commento il capogruppo del Pd al Senato, Andrea Marcucci, affermando: "I fatti accaduti in aula sono di una gravità inaudita e, secondo me, senza precedenti dagli anni Venti ad oggi. Commessi spintonati, il questore De Poli costretto ad andare in infermeria perché buttato giù dai banchi. Ci sono stati atteggiamenti molto violenti nei confronti del personale e dei colleghi che cercavano di rimettere ordine, per questo abbiamo chiesto provvedimenti molto duri alla presidente Casellati". 

FdI: "Compressione dei tempi della discussione, Fdi non partecipa al voto" Come tutto il centrodestra anche Fratelli d'Italia non ha partecipato al voto in segno di protesta "contro l'assurda e inaccettabile compressione dei tempi di discussione. Fratelli d'Italia ha sempre garantito disponibilità e un atteggiamento propositivo, al punto che in Commissione abbiamo ritirato tutti i nostri emendamenti proprio per facilitare il dialogo. Siamo sempre stati presenti in Commissione e in Aula fino al termine della discussione ma purtroppo dalla maggioranza non è mai giunta alcuna apertura, tanto che al Senato sono stati concessi soltanto 5 giorni per esaminare il decreto. Una miseria rispetto ai 55 giorni garantiti alla Camera dei deputati e all'importanza del provvedimento".