"Stiamo lavorando per cercare di rinforzare il piano natalizio. Noi dobbiamo arrivare in condizione di massima resilienza". Lo ha detto il premier Giuseppe Conte parlando delle nuove misure anti-Covid allo studio. "Le norme stanno funzionando fin qui, ma ci stanno preoccupando - e hanno preoccupato anche gli esperti - quelle situazioni di assembramenti dei giorni scorsi. Faremo qualche intervento aggiuntivo", ha aggiunto.
"Preoccupa il rapporto malati-decessi" In Italia c'è un alto rapporto tra malati e decessi. "Questo mi preoccupa sempre fortemente, ho consultato medici ed esperti. Non c'è una sola risposta, ma avendo tanti anziani sono più a rischio. I fattori sono tanti ed è difficile individuare la ragione", ha sottolineato il presidente del Consiglio durante la registrazione del talk politico "Accordi e Disaccordi".
"Lavoriamo per il ritorno a scuola in presenza il 7/1" Poi Conte ha affrontato il nodo scuola. "C'è un grande lavoro per tornare il 7 gennaio con la didattica in presenza. Abbiamo organizzato dei tavoli con i prefetti per cercare di incrociare, rispetto alle realtà locali, i dati dei trasporti e degli orari di entrata e uscita per evitare degli orari di punta".
"La terza ondata non è una certezza, ma una probabilità" "Purtroppo - ha ribadito il premier questo virus non è facile controllarlo" e gli esperti dicono che "non c'è certezza della terza ondata, ma c'è probabilità. E allora in caso di pericolo bisogna agire con la massima precauzione".
Tutta Italia zona rossa o unica zona arancione Il governo, dunque, sta preparando la stretta per le festività natalizie. Al momento le ipotesi sono ancora tutte sul tavolo. Si va da tutta Italia zona rossa nei festivi e prefestivi o da un'unica zona arancione dal 24 dicembre al 6 gennaio. E controlli più serrati in stazioni, aeroporti, grandi arterie autostradali e vie dello shopping, per scongiurare assembramenti nell'ultimo week end prima di Natale.
La linea del massimo rigore La zona rossa è sostenuta dai "rigoristi", ma il compromesso più probabile prevede un'Italia in rosso dal 24 al 27 dicembre e dal 31 dicembre al 3 gennaio, otto giorni in totale in cui varrebbero tutte le regole già in vigore nelle Regioni rosse: vietato ogni spostamento, non solo in entrata e in uscita dalla propria regione ma anche all'interno del comune di residenza, salvo comprovate esigenze lavorative, motivi di salute o situazioni di necessità. E sarebbero chiusi tutti i negozi (ad eccezione di alimentari e farmacie) nonché ristoranti, bar, pub, gelaterie e pasticcerie. Di fatto, si potrebbe uscire da casa solo per fare attività motoria, ma "in prossimità della propria abitazione" o attività sportiva "in forma individuale".
L'ipotesi più soft C'è poi un'ulteriore ipotesi, più soft, che prevede l'istituzione di una zona arancione per tutta Italia dalla vigilia di Natale alla Befana o, in alternativa, nei giorni prefestivi, vale a dire il 24, il 31 dicembre e il 2 gennaio. Le misure previste in questa fascia consentirebbero di bloccare comunque gli spostamenti all'esterno del proprio comune e di chiudere bar e ristoranti - due degli interventi invocati dai tecnici per evitare che vi siano pranzi, cene e ritrovi nelle case o nei locali - mentre resterebbero aperti i negozi.
Più controlli durante l'esodo natalizio Più chiare sono invece le misure sul fronte dei controlli, che si concentreranno soprattutto nel fine settimana del 19-20 dicembre, oltre che nelle giornate in cui verranno disposte le restrizioni più dure. Per l'ultimo fine settimana prima di Natale è previsto un esodo massiccio di italiani che si sposteranno per raggiungere i parenti prima che scattino i divieti e dunque vanno pianificati gli interventi.
Bloccare gli assembramenti è l'obiettivo principale L'obiettivo principale, spiegano al Viminale, non è tanto quello di "bloccare" le persone ma fare in modo che non si creino assembramenti, né nelle stazioni né tantomeno nelle strade e nelle piazze. Per questo più che contingentare gli ingressi nelle vie dello shopping, che creerebbe assembramenti ai varchi, si punterà ad istituire i sensi unici pedonali. Spetterà comunque ai comitati locali decidere quali siano le misure più idonee. A Milano è già stato deciso di contingentare le presenze in galleria Vittorio Emanuele, con flussi obbligati in uscita.