Capcom è stata la fucina di decine di importanti personaggi che hanno fatto la storia dei videogame, dai lottatori di Street Fighter al prode Arthur della saga di Ghosts’n Goblins (che, tra l’altro, sta per fare ritorno su Switch tra qualche mese). Fra questi uno più amati debuttò in sala giochi nel 1989: si chiama Strider Hiryu ed è protagonista dell’omonimo action-game che lo vede impegnato ad attaccare una base russa nell’anno 2048 per eliminare il pericoloso despota noto come Grandmaster.
Una premessa per lo meno interessa in termini di ambientazione - tra l’altro resa splendidamente dai grafici di Capcom - che scatena una furibonda avventura suddivisa in cinque livelli davvero ben differenziati fra loro. Si parte da una versione futuristica di San Pietroburgo per passare a una distesa innevata sovietica, poi all’assalto di una gigantesca aeronave (da esplorare da cima a fondo) per poi dedicarsi all’esplorazione di una giungla piena di dinosauri (?!?), prima di lanciare l’assalto finale al Grandmaster nella sua base.
Tutto questo dovremo farlo controllando l’agile Strider, un personaggio che prende subito le distanze dai suoi rigidi contemporanei: da brava inventrice dello “Stilish Action Game”, Capcom già nel 1989 ci stravolge il sistema di controllo permettendoci di correre, saltare, arrampicarci ed entrare in scivolata, il tutto mentre dispensiamo spadate a raffica. Ad affiancare Strider nella sua missione troviamo ben tre diversi tipi di robot, ovvero un droide a due zampe (utile grazie al suo cannone che spara bizzarri proiettili circolari), un condor-robot che svolazza proteggendo il padrone e una potente pantera robot che si ottiene combinando i droidi già in nostro possesso.
Oltre alla splendida grafica, con personaggi enormi e boss giganteschi, quello che contribuisce all’epicità di Strider è anche la bella colonna sonora a firma di Junko Tamiya, che tra l’altro cambia dinamicamente a seconda della scena all’interno di un livello, connettendo le diverse musiche in modo spesso sorprendente. Strider è un videogame intenso e veloce, purtroppo piuttosto breve - si finisce tranquillamente in una ventina di minuti - ma che comunque lasciò un bel segno.
Purtroppo lo stesso non si può dire delle numerose conversioni per sistemi da casa: con l’eccezione della fedele versione per Mega Drive e per l’interessante interpretazione per Nintendo Entertainment System, Strider è infatti arrivato sugli schermi casalinghi in conversioni zoppicanti o incapaci di sfruttare l’hardware su cui giravano (compresi Amiga e Atari ST). Tra l’altro U.S. Gold, software house responsabile di buona parte dei terribili porting, ottenne anche i diritti per sviluppare lei stessa Strider 2, fortunatamente limitato agli home computer - e decisamente pessimo.
Per fortuna Capcom si ricordò di Strider nel 1999, a dieci anni dall’uscita dell’originale: Strider 2 (quello vero, stavolta) è un seguito diretto ben realizzato che, dopo essere uscito in sala giochi, arriva appena un anno più tardi anche su PlayStation. Le avventure di Strider non terminano qui: nel 2014 infatti Capcom pubblica il nuovo capitolo semplicemente intitolato “Strider”, un reboot sviluppato da Double Helix Games e decisamente aggiornato nel suo schema a esplorazione progressiva: il gioco è disponibile per PC, PlayStation 3, PlayStation 4, Xbox 360 e Xbox One.
Negli anni Strider ha anche fatto da comparsa in tutti i capitoli della saga di Marvel VS Capcom e anche in Capcom Fighting All Stars: insomma, un personaggio che si è dato decisamente da fare e che speriamo possa tornare presto in un’avventura tutta nuova.