Essere al verde, oppure rompere le scatole o partire per la luna di miele: sono tutti modi di dire consueti nel nostro di parlare quotidiano che hanno il merito di esprimere con immediatezza il senso del nostro pensiero aggiungendogli, nello stesso tempo, un tocco di leggerezza. Queste frasi idiomatiche hanno però una precisa origine, sulla quale ci siamo magari interrogati più di una volta: un libro ci aiuta adesso a scoprire la radice di queste espressioni e da dove viene il loro significato.
Il libro si intitola “Perché diciamo così”; pubblicato da Newton Compton Editori, è scritto dal sociologo e esperto di comunicazioni di massa Saro Trovato, fondatore del sito di libri e letture “Liberiamo”. È un viaggio nella lingua italiana, alla ricerca dell’origine di tanti e diversi diversi modi di dire, molti dei quali sono nati in tempi antichi, ma hanno un frequente utilizzo nel linguaggio quotidiano. Il libro, oltre ad offrire uno strumento culturale di scoperta delle nostre abitudini linguistiche, offre risposte alla curiosità che a volte ci coglie quando riflettiamo sulla apparente bizzarria di alcune espressioni che pronunciamo con frequenza. Ad esempio, perché diciamo "in bocca al lupo", quando vogliamo augurare buona fortuna a qualcuno, anche se in effetti finire nelle fauci di una belva non sembra affatto avere a che fare con la buona sorte? E perché chiamiamo "luna di miele" il periodo di congedo matrimoniale che segue le nozze? Scorrendo le pagine del libro cerchiamo di soddisfare qualche curiosità.
Ad esempio, per quanto riguarda la sfera del denaro, per quale ragione associamo il colore verde al fatto di essere senza soldi? Secondo alcune fonti, espressioni come “trovarsi al verde” o “restare al verde” discendono dalla consuetudine di colorare di questo colore la parte bassa delle candele che si usavano in occasione delle vendite all’asta. Quando la candela si consumava fino ad arrivare a quel colore, il tempo era scaduto e l’asta era chiusa. Secondo altre fonti, invece, anticamente la fodera dei portafogli era di quel colore: quando la borsa si svuotava, mostrava il colore della fodera e ci si trovava, appunto “al verde”. Un’altra espressione curiosa, legata alla sfera economica è “sbarcare il lunario”, nel significato di arrangiarsi e riuscire a provvedere al proprio sostentamento sia pure con qualche difficoltà. Questa locuzione è presente già nel nella prima metà dell’Ottocento, periodo in cui il lunario era il calendario annuale compilato secondo la scansione dei mesi lunari: era insomma una sorta di almanacco molto diffuso tra chi coltivava la terra e indicava, per estensione, l’anno in corso. Riuscire a “sbarcarlo” significava avercela fatta ad arrivare in qualche modo fino alla fine dei dodici mesi.
È da ricondurre al lavoro dei campi anche l’espressione “far venire il latte alle ginocchia”, che significa impiegare un tempo infinito e mettere a dura prova la pazienza nostra e altrui per concludere un’operazione. Tutto nasce dalle antiche pratiche della mungitura delle vacche, un’attività che veniva eseguita a mano: riempire di latte il secchio sotto le mammelle dell’animale, fino a che il liquido non arrivava al livello delle ginocchia del mungitore era davvero un lavoro infinito. Gli animali sono sempre stati fonti di proverbi e modi di dire. In particolare, dire “In bocca al lupo”, per augurare buona sorte a un amico in occasione di una prova difficile e impegnativa, significa augurare la fortuna evocando, in modo scaramantico, il suo esatto opposto. In questo caso è di prammatica la replica “Crepi il lupo”. Allo stesso modo, piange “lacrime di coccodrillo” chi non si pente delle sue malefatte, ma mostra un rincrescimento molto maggiore di quello che prova in realtà. I coccodrilli, in effetti, quando hanno sbranato le loro prede, cominciano a lacrimare: la causa non è naturalmente il dispiacere per la povera vittima, ma il meccanismo fisiologico attraverso cui eliminano il sale in eccesso presente nel sangue dopo un abbondante pasto.
Un altro modo di dire molto comune è “rompere le scatole”, con il significato di causare disturbo e suscitare inutili problemi. Il detto risale al periodo della Grande Guerra, quando, prima di un assalto, i soldati ricevevano l’ordine di aprire le confezioni di cartone in cui si trovavano le dotazioni di munizioni. Partire all’attacco comportava il rischio di morire, quindi l’ordine di rompere le scatole sollevava sempre ondate di grande angoscia. Per fortuna in tempi moderni i vari significati legati a questa espressione sono diventati meno drammatici, anche se conservano una connotazione negativa, quanto meno di fastidio.
Infine, una nota di dolcezza. È noto che la luna di miele è sinonimo di viaggio di nozze, o comunque indica il periodo che segue immediatamente al matrimonio. La luna, infatti, in questo caso è sinonimo di mese e il miele potrebbe riferirsi alla particolare dolcezza delle prime settimane di vita nuziale come una fase felice destinata a concludersi presto. Secondo alcune fonti, però, l’espressione risalirebbe all’epoca dei Babilonesi, popolo che aveva la consuetudine di donare ai neo sposi un quantitativo di idromele (un liquore a base appunto di miele che si riteneva propiziasse la fertilità) sufficiente per un mese.