botta e risposta

Abruzzo, il governo stoppa la Regione: resti in zona rossa o verrà diffidata | Marsilio tira dritto: lunedì negozi aperti

L'esecutivo non ha avallato la decisione del governatore di anticipare il passaggio di colore trasgredendo i termini previsti. Con l'entrata dell'Abruzzo in area arancione in Italia non ci saranno più lockdown

L'Abruzzo, unica regione ancora rossa, deve entrare in zona arancione mercoledì e non lunedì, come invece ha deciso il presidente Marsilio con un'ordinanza. Lo annuncia il governo spiegando che la Regione va contro i termini prestabiliti "dall'esecutivo, che non avalla un'anticipazione". In caso contrario l'Abruzzo verrà diffidato e la presidenza verrà ritenuta responsabile dei contagi. Ma il governatore tira dritto: "Lunedì negozi aperti".

Lo stop del governo e la diffida "La cabina di regia che monitora i dati di tutte le Regioni ha riconosciuto questa anticipazione che avrebbe potuto portare alla zona arancione nella giornata di mercoledì. La scadenza dei 21 giorni è prevista per mercoledì, non per lunedi", spiegano ancora le fonti della maggioranza, ribadendo che l'esecutivo non ha dato il via libera all'anticipazione programmata dal presidente Marsilio. Se la richiesta non verrà eseguita, la responsabilità di eventuali nuovi contagiati nei luoghi che sarebbero invece dovuti restare chiusi ricadrebbe sotto la Regione. Intervistato a "Non è la d'Urso", il ministro Francesco Boccia evidenzia come ci sia "la disponibilità del governo a riconoscere la fine del periodo di zona rossa nelle tre settimane che sono necessarie e sono obbligatorie, quindi se l'Abruzzo tornasse in zona arancione da mercoledì avrebbe l'intesa del ministero della Salute. Se la Regione Abruzzo decide autonomamente di andare in zona arancione da domani mattina sarà diffidata".

L'Abruzzo sfida il governo: "Lunedì negozi aperti" A stretto giro arriva la replica ostile di fonti vicine al governatore abruzzese che evidenziano come "l'ordinanza del presidente Marsilio è in vigore da lunedì. Il governo può solo, eventualmente, impugnarla". Allo stato attuale, dunque, da lunedì su tutto il territorio abruzzese si applicheranno le regole previste per le zone arancioni e i negozi potranno riaprire. 

Verso una nuova fase per l'Italia Nel caso in cui il presidente abruzzese non dovesse fare marcia indietro bloccando l'ordinanza da lui firmata per il passaggio di colore, l'Italia si avvierà verso una nuova fase in cui nessuna Regione sarà più in lockdown. E con la ripartenza di negozi e centri commerciali che riaprono ovunque, entra nel vivo lo shopping delle feste a ridosso del Natale. Se con il ritorno al giallo di Emilia Romagna, Friuli, Marche Puglia e Umbria i bar tolgono i sigilli ai tavolini, in Campania, Toscana, Alto Adige, Abruzzo e Bolzano i negozianti rialzano dopo settimane le saracinesche grazie al passaggio all'arancione.

Le zone gialle Con cinque nuove Regioni gialle (in tutto sono ora undici, oltre alla provincia di Trento) hanno riaperto - secondo i dati della Coldiretti - oltre 72mila tra bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Sono comunque ancora circa la metà (47%) gli esercizi commerciali di questo tipo ancora chiusi in Italia, nelle zone rosse e arancioni, per un totale di circa 170mila locali.

Miozzo: non abbassare la guardia In tutto il Paese quindi si allentano le maglie, ma l'allerta, segnalata dallo stesso Comitato Tecnico Scientifico, sale più di prima. Ci apprestiamo ad entrare in una fase in cui "avremo il raddoppio della criticità, nei Pronto Soccorso arriveranno coloro che avranno l'influenza stagionale e coloro che avranno il Covid vero e proprio", avverte il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, chiarendo: "avremmo potuto imporre un lockdown assoluto, ma non possiamo permettercelo". Non manca una riflessione sul ruolo dello stesso Comitato: come Cts - aggiunge - "ci contestano di avere troppa forza e di essere troppo influenti. Sono in tanti, anche la politica. Il conflitto è comprensibile: la politica fa la politica e gli scienziati dettano le regole della scienza. Se alla politica fa comodo che un metro sia 70 centimetri, per noi resta un metro. Le indicazioni sui trasporti hanno dato ad esempio grossi problemi alle grandi compagnie perche' abbiamo fornito regole sul distanziamento".

Maggiori controlli a Natale e Capodanno Con l'avvicinamento alle feste, nonostante norme e prescrizioni, aumentano però anche i maxi assembramenti nelle grandi città come Torino e Roma, dove nel quartiere dell'Eur sono stati segnalati in una serata tremila ragazzi radunati nelle strade della zona, abitualmente luoghi di ritrovo della movida. E il Viminale ha già pronto un piano per arginare il rischio di caos e mancato rispetto delle norme del Dpcm di Natale.

Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, in una circolare inviata ai questori ha chiesto "servizi mirati" lungo le principali strade italiane e nei nodi delle reti di trasporto invitando a prestare la "massima attenzione" nella predisposizione dei servizi. "Le attività in argomento, che dovranno prevedere aliquote della polizia locale - scrive Gabrielli - dovranno essere più pregnanti dal 21 dicembre al 6 gennaio nonché nelle giornate del 25 e 26 dicembre e del 1 gennaio" viste le "particolari limitazioni degli spostamenti tra Regioni e Comuni".

Toti chiede la linea morbida sugli spostamenti Ma c'è chi già preme per ammorbidire le disposizioni contenute nel nuovo decreto. Il governatore della Liguria, Giovanni Toti, spera "che il governo ripensi, almeno dove il virus lo consente, alle misure che vietano gli spostamenti nelle feste natalizie ove creino disparita' di trattamento". E dal fronte dell'opposizione la Lega, a nome del centrodestra, punta al "via libera agli spostamenti all'interno della province, o in un raggio di poche decine di chilometri, per evitare di dividere le famiglie o bloccare alcune attività a partire dal volontariato" in vista del 25-26 dicembre e del primo gennaio.