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Fighting Soccer, il videogioco di calcio secondo gli autori di Fatal Fury

Calciatori muscolosi, campi ristretti e joystick rotanti: quando i creatori del Neo Geo e di Samurai Shodown hanno tentato di espandere i loro orizzonti con un atipico videogame sportivo

© IGN

Sebbene SNK sia principalmente famosa per il suo Neo Geo e la relativa sfilza di giochi di combattimento - come Fatal Fury o Samurai Shodown - nella sua lunga storia ha anche prodotto numerosi videogame in diversi generi, come ad esempio quelli sportivi: basti pensare al bel Top Player Golf o alla serie calcistica di Super Sidekicks. Restando in team calcistico, il gioco di cui parliamo oggi è stato stranamente diffuso in italia nei primi anni ‘90, al punto di essere ospite frequente nelle sale giochi di molti luoghi di villeggiatura.

Si tratta di Fighting Soccer, gioco calcistico con visuale a volo d’uccello uscito nel 1988 e caratterizzato da grossi - e muscolosi - giocatori che alla prova dei fatti risultavano tutt’altro che agili. Anzi, la particolare lentezza del gioco, rispetto ai suoi concorrenti, è diventata quasi un tratto distintivo, così come il suo arbitro con le sopracciglia vivaci che declamava senza troppa convinzione termini come “Kick off!” o “Goal!”.

Ancora più caratteristico, per coloro che ebbero la fortuna di trovare un cabinato originale di Fighting Soccer, è l’uso di un joystick rotante, di utilizzo comune in vari giochi SNK come ad esempio Time Soldiers. Il joystick in questione serviva per spostare i personaggi sul campo ma aveva anche la particolarità di poter essere ruotato, come una manopola, per modificare la direzione in cui il nostro calciatore avrebbe calciato (indicata a schermo da una piccola freccia).

Un set di comandi decisamente atipico che, in pratica, cercava di simulare nel 1988 quello che noi oggi facciamo abitualmente con le due levette dei controller. In assenza dei joystick speciali era comunque possibile configurare il gioco con un set di comandi “classico”, che in retrospettiva funzionava forse anche meglio (o comunque risultava più intuitivo).
 

Fighting Soccer, col suo ritmo lento, i tiri smorzati e i continui colpi di testa non voleva essere certo un videogame simulativo: lo testimonia il fatto che in campo per ogni squadra si trovavano solo sei giocatori incluso il portiere. Le stesse dimensioni del campo da calcio risultavano più vicine a quelle del calcetto rispetto che ad un prato regolamentare. Senza contare la strana idea di abbinare forzatamente il giocatore alla nazionale inglese, senza possibilità di sceglierne altre: tutto quello che dovevamo fare era sfidare una e una le altre cinque squadre avversarie (tra le quali tra l’altro l’Italia neppure compariva) in partite di pochi minuti (tre o cinque, a seconda della configurazione), per ottenere un’ingenua schermata con la scritta “You are champ!” (il “the” non è pervenuto).

Tutti aspetti che rendono questo esperimento calcistico di SNK un titolo decisamente particolare e, in retrospettiva, decisamente limitato, sebbene dotato di un fascino tutto suo che spingeva a lasciarci qualche gettone anche se il calcio non era tra i nostri hobby preferiti (complice anche la simpatica marcetta che accompagnava le partite). I più fortunati potevano anche trovarlo con un cabinato a tavolino, sullo stile dei primi coin-op di Pong! o di Paddlemania, altro gioco “sportivo” di SNK.

Già non splendido in sala giochi - eppure, almeno nel nostro paese, davvero diffusissimo - Fighting Soccer ebbe vita dura sui sistemi casalinghi. Fu convertito in modo abominevole da Activision sui computer a 8 bit - con la versione per Commodore 64 particolarmente inguardabile - e arrivò su Amiga e Atari ST decisamente più in forma ma comunque incapace di confrontarsi coi giochi calcistici presenti su tali piattaforme. Meglio ricordarselo nella sala giochi di fronte al lungomare, col suo arbitro che slancia le sopracciglia e grida il suo strano “Kick off!”.