“Hai avuto esperienze di molestie? Raccontale”. Recitava così l’appello lanciato il 26 novembre scorso su due pagine Instagram gestite da studenti universitari, Spotted_Polito e Unito_Spotted. Le risposte? Numerose e preoccupanti. Da semplici raccoglitori di vita universitaria, le due pagine sono infatti diventate in poco tempo uno spazio anonimo di denuncia per centinaia di studentesse, testimoni di una parte di società ancora piena di comportamenti violenti e stereotipi di genere, anche all'interno degli atenei. Il sito Skuola.net ha voluto riportare alcune di queste testimonianze.
Università di Torino: una domanda, infiniti messaggi di denuncia
Come detto, è bastata una domanda pubblicata nelle stories a generare una desolante e funesta pioggia di messaggi-denuncia di molestie avvenute fuori e dentro l’università. Le studentesse universitarie hanno fatto sentire la loro voce con testimonianze e racconti di umiliazioni subìte. “Chi ci ha scritto si è fidato di noi - ha raccontato l'amministratore di Spotted- Polito a La Repubblica - qualcuno dice di aver raccontato cose che non ha mai trovato il coraggio di dire a nessuno. Tutto questo ci ha sorpreso anche se i nostri follower sono sempre stati molto attivi. Questa è una cosa diversa. Non ci aspettavamo questa valanga di messaggi. E' qualcosa su cui riflettere, sono "testimonianze toste". Una studentessa, ad esempio, ha scritto: “Avevo 17 anni, stavo andando al mare in macchina con il mio, per fortuna, ex ragazzo, e quando sbagliammo strada lui si arrabbiò moltissimo con me e mi tirò uno schiaffo che mi fece volare gli occhiali”. Un’altra studentessa ha denunciato un collega di università perché “commentava il mio corpo e quando passavo mi toccava”. Nello stesso messaggio ha anche spiegato che un giorno ha voluto rispondergli dicendogli che era “un gran maleducato” ma la sua reazione non è stata quella di pentimento: “Mi ha bloccato ovunque e ha iniziato a insultarmi nel gruppo WhatsApp del corso”.
Le denunce delle studentesse: nel mirino anche i prof universitari
La pioggia di messaggi delle studentesse, tuttavia, non coinvolge solo ex fidanzati, parenti o colleghi. Numerosi sono anche i racconti in cui a essere denunciati sono i docenti universitari. Una ragazza, ad esempio, ha scritto: “Primo anno, professore del Politecnico mi costringe più volte ad andare alla cattedra di fronte a tutta l'aula per fare da valletta con tanto di allusioni sessuali e faccia da maniaco”. Un’altra, invece, ha raccontato un insolito episodio avvenuto durante la verbalizzazione di un voto: il docente le ha fatto capire che aveva superato l’esame solo perché "signorina". Le sue parole: “Esame superato perché lei è una signorina. Fosse stato un ragazzo probabilmente non sarebbe andata così”. Un’altra, invece, ha parlato di alcuni comportamenti assunti da un docente durante una correzione: “Il prof ad ogni revisione mi faceva battute a doppio fine. Una volta si è messo la mano tra i pantaloni e gli slip per grattarsi durante una revisione, mentre ero accanto a lui. Ha quasi rifiutato il mio esame dato al primo appello perché avrebbe voluto che andassi a più revisioni”.
Messaggi-denuncia: come rispondono le istituzioni?
Sono chiare le parole degli amministratori delle pagine, ancora stupiti per aver scoperchiato un vero e proprio vaso di Pandora: “Le storie che riguardano l'ateneo non sono la maggioranza ma ci sono, forse cercheremo di contattare le istituzioni dell'università perché questo è un tema che non può passare sotto silenzio". La vice-rettrice per le pari opportunità Claudia De Giorgi, ad ogni modo, ha prontamente colto il grido dall’allarme dichiarando: “Come Politecnico abbiamo un pool di persone che lavora per le pari opportunità, per scardinare le disuguaglianze. Questa bomba non ci coglie impreparati, ma sorprendono i numeri: i casi sono molti di più di quelli che vengono denunciati alla consigliera di fiducia dell'ateneo, Arianna Enrichens, o al Comitato unico di garanzia. Nonostante il nostro impegno per creare un clima di fiducia nelle istituzioni dell'università, c'è ancora del lavoro da fare".
Le molestie finiscono sui gruppi WhatsApp
Le segnalazioni, purtroppo, non finiscono qui. Anzi, si sono presto allargate. Come reso noto da alcune studentesse di Padova, Roma, Rovereto e Napoli, negli ultimi mesi sono stati presi di mira anche i gruppi WhatsApp. Una studentessa di Volano a “Giornale Trentino” ha raccontato, ad esempio, che un malintenzionato contatterebbe le ragazze chiedendo informazioni sui corsi di studi e poi si spingerebbe ad apprezzamenti pesanti allegando foto oscene. Lo stesso modus operandi è adottato da altri uomini in altre università italiane da Nord e Sud. "Napoli Zon", dà addirittura un nome allo stalker, riportando il messaggio inviato ad una studentessa: “Ciao piacere, sono Filippo, non ci conosciamo personalmente ma ho trovato il tuo contatto nel gruppo di Beni Culturali su Whatsapp. Io attualmente lavoro, ma mi piacerebbe studiare come arricchimento personale. Scusami se ti disturbo ma volevo chiederti se mi consigliavi questo percorso di studi”. Il suddetto Filippo da semplici informazioni universitarie proseguirebbe in seguito con vere e proprie avances sessuali.
La rete delle studentesse: un indirizzo email per raccogliere le segnalazioni
Anche il Coordinamento universitario LINK si è fatto avanti a supporto delle studentesse: “Siamo venute a conoscenza di una situazione preoccupante che ha visto coinvolte alcune studentesse. Alcuni molestatori stanno entrando nei gruppi WhatsApp universitari ed utilizzano questo pretesto per scrivere in chat alle studentesse con lo scopo di molestarle”. Nello specifico, il coordinamento ha attivato l’indirizzo mail denuncia.molestie.universita@gmail.com per raccogliere tutte le segnalazioni. Come scritto sul comunicato, infine, la coordinatrice Guarino si è aggiunta al grido d’allarme facendo un importante appello: “Si ripropone con vigore ciò che da sempre ripetiamo: vogliamo costruire un'università ed una società transfemministe e non c’è spazio per comportamenti violenti né qui né in nessun altro luogo. Anche per combattere situazioni del genere che vogliamo l'istituzione di centri anti-violenza all'interno degli atenei e regolamenti anti molestie veramente tutelanti. Crediamo che episodi di violenza come questi dimostrino solo la reale urgenza di tali misure”.