Se pensiamo alla Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, che cade ogni anno il 25 novembre, la nostra mente richiama alla memoria immagini di volti segnati o di stuoli di scarpe rosse senza una proprietaria.
Più difficile che ci venga in mente uno smartphone. Eppure è proprio in quel “luogo” che si consumano oggi forme di violenza verbale (e non solo) altrettanto feroci e forse anche più dolorose delle percosse. Soprattutto fra i giovani e i giovanissimi. Basti pensare che, secondo un’indagine di Skuola.net su 7.500 ragazze adolescenti, quasi 2 su 3 sono state costrette dal partner a far leggere le proprie conversazioni private su WhatsApp, 1 su 3 a fornire le credenziali di accesso ai propri profili social e addirittura 1 su 8 a cancellare amici o follower.
Anche le parole possono fare molto male
Sul digitale, tuttavia, la forma più comune di violenza di genere, sia tra i giovani che tra gli adulti, non è solo legata al controllo di un partner geloso. Bensì si perpetra attraverso le parole d’odio dei leoni da tastiera, che spesso sono prodighi di insulti irripetibili nei confronti delle donne, a volte solo per il fatto di essere tali. Fenomeno che si acuisce nel caso di figure femminili che occupano posizioni istituzionali di rilievo. Lo ha sperimentato sulla sua pelle, ad esempio, la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, al centro di polemiche e attacchi sessisti mentre era impegnata a gestire una delle crisi più delicate per la scuola italiana. Proprio lei, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, ha deciso di accettare l’invito di Facebook Italia e di condividere la sua esperienza con le studentesse e gli studenti italiani attraverso Skuola.net.
La Ministra incontra la sua imitatrice
Il 25 novembre, il portale di riferimento per gli studenti ha infatti ospitato un talk per sensibilizzare la GenZ sulla violenza verbale online nei confronti delle donne e sugli strumenti che sono a disposizione sulle piattaforme digitali per proteggersi. Un dibattito al quale ha preso parte anche Angelica Massera - attrice e youtuber amatissima dai ragazzi ma anche dai loro genitori, diventata ancora più nota negli ultimi mesi grazie alla simpatica imitazione proprio della ministra Azzolina - da sempre in prima linea nelle battaglie in difesa delle donne e per la parità di genere. Un incontro, sancito dal reciproco apprezzamento, che ha permesso di sottolineare la differenza che passa tra la satira costruttiva e la violenza verbale degli haters.
Il rispetto s'impara sin da piccoli
“I social possono avere un grande potenziale, per conoscere, per farsi conoscere, per accogliere suggerimenti; ci sono anche le critiche costruttive, che ti consentono di riflettere, di migliorare, di rispondere – sottolinea la ministra Azzolina - Poi, però, c'è un lato aggressivo che purtroppo esiste e che dobbiamo combattere; quello dell'attacco sessista, specie se legato all'aspetto fisico, all'idea di demonizzare e demoralizzare le persone. Più accadono di questi fenomeni più credo che sia molto importante il lavoro che si può fare a scuola, educando i nostri studenti al digitale, all'uso consapevole dei social. Per far capire loro che dietro quella tastiera ci sono delle persone in carne ed ossa, con sentimenti, con emozioni, che rischiano di rimanerci male se leggono commenti cattivi”.
La Costituzione veicolo di civiltà
Ma la Ministra, in occasione del 25 novembre, ha voluto anche essere idealmente al fianco di tutte quelle giovani che hanno subito e che ancora subiscono l’hate speech: “Non devono lasciarsi intimorire o frenare ma capire che non sono loro il problema; loro sono le vittime”. Concludendo con un invito: “La vera 'rivoluzione' è quella di prendere la nostra Costituzione, leggerla, in particolar modo l'articolo 3, che ci dice di abbattere tutte le barriere, anche di genere, considerando tutti uguali. Per diffondere la gentilezza. Perché non tutte le ragazze hanno le spalle larghe per difendersi da questi attacchi”. Un esempio che, secondo la Ministra, deve partire in primis dai politici. Impensabile ottenere dei cambiamenti significativi se non iniziano le figure apicali della società.
Il ruolo delle piattaforme social
Una visione condivisa anche da chi gestisce le piattaforme social. “Se da una parte esistono strumenti tecnologici per combattere il fenomeno della violenza di genere online - afferma Angelo Mazzetti, Head of Public Policy - Italy, Greece, Malta and Cyprus in Facebook - solo una maggiore sensibilità e formazione degli utenti può permetterci di affrontarla al meglio. L’impegno delle piattaforme social come Facebook si concentra su entrambi i fronti, per permettere alle persone di costruire connessioni significative online, in un ambiente sicuro dove possono trovare aiuto in caso di necessità”.