“Pathless” in inglese significa “senza sentiero”: raramente, il nome di un videogioco è stato così abile da raccontare in una parola l’intera esperienza. Quando sono arrivato sul continente di The Pathless, ho iniziato a esplorare l’area attorno alla spiaggia. Non una indicazione, non una traccia. The Pathless è un gioco che ti parla per immagini, senza bisogno di lunghe sequenze video o tonnellate di testo. Così nella prima ora ho capito che ero arrivato troppo tardi. La battaglia tra divinità era già avvenuta, e attorno a me c’erano solo i resti, i cocci infranti di un mondo caduto.
Là in fondo ho trovato un tempio in rovina; sopra quella collina c’è una rampa diroccata che porta a un altare abbandonato. In mezzo c’è un essere morente che mi indica fugacemente dove andare. Giocare a The Pathless è un po’ come visitare un sito archeologico come Pompei: il fascino di visitare delle rovine, e immaginarsi come doveva essere prima della caduta.
The Pathless però è anche un gioco originale: volendo definirlo con generi e titoli, è un incrocio tra The Legend of Zelda e Sonic the Hedgehog. Dovete esplorare come nell’immortale saga di Nintendo, e correre e saltare al momento giusto come nel platform killer app di SEGA.
Questo perché la maggior parte delle location del gioco è inaccessibile: scale crollate, ponti distrutti, costruzioni troppo alte. Per arrivarci, dovrete sfoderare il vostro arco e colpire delle specie di sfere che fluttuano un po’ ovunque. Non serve mirare: il tasto virtuale (o quello sul joypad) che scaglia il dardo è quasi infallibile, basta dirigersi verso l’obiettivo.
Quello che conta, in The Pathless, non è la mira ma il ritmo. C’è una scala distrutta che porta al tempio? Saltate, lanciate una freccia, colpite il bersaglio. La vostra Cacciatrice accumulerà un po’ di energia sufficiente a accelerare e saltare più in alto. Scoccate un altro dardo, centrate un’altra sfera, accumulate altra energia. Il risultato è un gioco d’esplorazione con un fascino tutto suo, in cui semplicemente esplorare è divertente quanto un platform come Sonic.
Peraltro, nel gioco non esiste alcuna indicazione su dove andare: troverete presto una maschera che vi permette di distinguere le zone già esplorate e che evidenzia gli obiettivi principali con un sinistro tono di rosso. Dovrete capire un po’ da soli come arrivarci, e già questo spesso è un “puzzle”. Poi ci sono altri enigmi da risolvere, e a volte dovrete affrontare anche ostacoli più... dinamici. Di più non vi diciamo, per evitare pericolosi spoiler. Il gioco si finisce in sei-otto ore.
In territorio “smartphone” il gioco è una esclusiva Apple Arcade: lo potrete scaricare senza spendere un centesimo extra se aderite all’abbonamento “all you can play” da 5 euro al mese proposto dalla casa di Cupertino. Sulle altre piattaforme, PS4, PlayStation 5 e PC, costa 35 euro. Se lo giocherete su iPhone o iPad (noi l'abbiamo provato su iPhone 11), però, vi consigliamo di usare un joypad Bluetooth perché riuscire a coordinare corsa, arco e salti con i controlli touch è una tortura cinese spietata.