A cinque anni dall'uccisione di Giulio Regeni i pm di Roma sono pronti a mandare a processo gli 007 egiziani. In mano agli inquirenti, nonostante le reticenze da parte dell'Egitto, ci sono prove univoche e concordanti. E proprio venerdì il premier Conte ha chiamato il presidente Al Sisi, ufficialmente per parlare di questioni economico-militari, ma fonti interne dicono che sul tavolo c'è stato anche il caso Regeni.
Il 25 gennaio 2016 veniva sequestrato, torturato e infine ucciso Giulio Regeni, giovane ricercatore italiano. Sono 5 anni che la famiglia Regeni e l'Italia aspettano di sapere la verità sulla sua morte. A indagare sono stati i magistrati della procura di Roma e ora sono pronti ad andare a processo. Il 4 dicembre ci sarà la notifica di chiusura indagini per cinque agenti del servizio segreto egiziano iscritti due anni fa nel registro degli indagati. Per loro verrà chiesto il processo con l'accusa di omicidio.
Processo che si celebrerà in ogni caso, anche se il Cairo non dovesse riconoscere la legittimità del procedimento italiano. Ma i pm italiani sono convinti, le prove raccolte dimostrano il pieno coinvolgimento della National Security Agency egiziana.
Conte ad Al Sisi: "Andiamo avanti" - Il Premier Conte venerdì ha sentito il presidente egiziano Al Sisi. Ufficialmente è stata una chiamata per discutere di rapporti bilaterali economici e militari. Ma c'è stato anche il caso Regeni sul tavolo: "Non c'è più tempo. L'italia sa e andrà avanti", questo, secondo indiscrizioni, sarebbe il senso della telefonata. Il governo sembra pronto alla rottura di un già delicato equilibrio diplomatico che mette in gioco interessi economici strategici.
Al Sisi deve affrontare un delicato momento politico interno, la sua posizione è precaria, politicamente parlando. Anche il cambio della guardia alla Casa Bianca sembrano un preludio a un diverso atteggiamento da parte di Al Sisi nei confronti della politica estera. La consegna alla giustizia italiana gli uomini dei suoi Servizi segreti sarebbe un tentativo di separare le responsabilità della Presidenza egiziana dall'omicidio di Giulio Regeni. Un segnale distensivo nei confronti di un mondo che vede in Al Sisi un possibile nuovo dittatore in quella che da sempre è considerata la polveriera mediorientale.