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Resilienza: come può aiutarci in tempi di pandemia

La capacità di piegarci senza spezzarci è di fondamentale importanza nei periodi difficili come questo

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I latini un tempo scrivevano: “Frangar, non flectar” che significa “Mi spezzerò, ma non mi piegherò”: questa locuzione indicava il comportamento dell’uomo onesto e coraggioso, esempio di integrità morale capace di resistere senza accettare alcun compromesso e proposto come ideale di comportamento da imitare nella vita quotidiana. Oggi invece il modello di saggezza a cui ispirarsi è esattamente opposto: la virtù da perseguire in questi tempi difficili è la resilienza, ovvero la capacità di adattamento alle diverse situazioni, anche se queste richiedono un cambiamento di prospettiva da parte nostra. 

COME UNA PALMA - Pensiamo a come si comporta una palma quando è investita dalla furia di una tempesta tropicale: si piega sotto la furia del vento, le fronde stormiscono e si afflosciano sotto la pioggia, ma a tempesta finita il fusto si risolleva, le fronde lasciano scorrere via l’acqua, la pianta sopravvive e torna in breve tempo ad essere sana e rigogliosa. Un albero più rigido, invece, subisce danni più gravi, con rami spezzati e, al limite, viene sradicato. La resilienza è proprio la capacità di piegarsi davanti alle avversità, un po’ come fa la palma, resistendo alle sollecitazioni provocate dalle avversità senza riportare danni troppo gravi. Non a caso, la parola è “importata” in campo psicologico dalla terminologia ingegneristica, nella quale indica la capacità di un materiale di assorbire un urto o una sollecitazione senza spezzarsi. Allo stesso modo, in ambito psicologico e sociologico la resilienza è l’attitudine e la capacità di fronteggiare difficoltà ed eventi traumatici senza esserne travolti, ma attuando un approccio diverso nei confronti delle situazioni, riorganizzando la propria vita davanti alle difficoltà e approfittando di ogni opportunità che possa presentarsi. Mai come in questo sfortunato 2020 tutti noi siamo stati costretti a ricorrere alla nostra resilienza.

I PRESUPPOSTI DELLA RESILIENZA - I meccanismi di resilienza sono presenti in ciascun essere umano e sono quindi alla portata di tutti. È però vero che non sempre riusciamo ad essere resilienti in pari misura, specie se nella nostra vita si sono verificati eventi, relazioni e contesti che hanno reso più difficile questo percorso. Eppure la resilienza può essere "allenata" con buoni risultati. Il soggetto resiliente, di solito, è una persona portata naturalmente a conservare un atteggiamento positivo e ottimista, senza perdere mai la speranza in un futuro migliore; tende a considerare gli eventi difficili come transitori nel tempo, ha fiducia nelle proprie capacità di controllo su di sé e sulla propria vita, sa leggere i cambiamenti come un'opportunità e non come una minaccia. Sembra il ritratto di un super-eroe? Invece, procedendo a piccoli passi, è un cammino che tutti posiamo percorrere.  

COME ALLENARSI ALLA RESILIENZA –Cambiare il punto di vista – Quello succede fuori da noi non è sotto il nostro controllo, ma il significato che attribuiamo agli eventi dipende da noi. 
-Ripartiamo da ciò che posiamo controllare - Specie quando intorno a noi tutto appare incerto e instabile, prendiamo decisioni su ambiti che sono sotto il nostro controllo. Questo aumenterà la fiducia in noi stessi e diminuirà l'ansia.
-Un passo alla volta e “piccole” decisioni - Poniamoci pochi obiettivi che consideriamo alla nostra portata, anche a breve e medio termine, molto specifici. Non perdiamo di vista la direzione e l'obiettivo finale, ma concentriamoci solo sul prossimo passo del cammino.
-Miglioriamo la nostra autostima – Facciamo del nostro meglio per migliorare l’immagine che abbiamo di noi stessi: non perdiamo occasione per riconoscere i nostri meriti, impariamo ad accettare le lodi che ci vengono rivolte, impariamo a gioire degli obiettivi raggiunti anche se sono piccoli e parziali. 
-Coltiviamo l’ottimismo – Il pensiero positivo si può imparare. Circondiamoci di persone serene e solari, non abbandoniamoci al mugugno e ogni sera troviamo almeno una cosa buona accaduta nella giornata e della quale essere grati. 
- Non rinunciamo all’umorismo – Saper ridere delle cose significa riuscire a distaccarsi da esse e a collocarle a una certa distanza da noi, recuperando la lucidità necessaria a risolvere i problemi.
-Impariamo a condividere – La comunicazione e la condivisione con altre persone di un evento anche negativo ci aiuta a rielaborare le emozioni, ottenere il conforto della solidarietà altrui e, magari, ci porterà a ricevere aiuti inattesi. 

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