Jakob ha un cognome importante, di quelli che pesano, soprattutto se scegli di fare lo stesso mestiere di tuo padre. Il cognome in questione è Dylan, e il figlio in questione è quello del grande Bob, idolo rock che ha attraversato la storia della musica e continua ad esserne protagonista. Per la prima volta, il famoso erede ha deciso di raccontare suo padre, e l'ha fatto in una intervista al New York Times.
Jakob, che ha 35 anni ed é anche lui musicista, non aveva mai parlato del suo celebre padre e questo aveva dato adito a dubbi e sospetti che tra i due non corresse buon sangue: "Di Bob Dylan cantante posso parlare quanto voglio, ma non di mio padre. Quello appartiene a me, e ad altre quattro persone esclusivamente", ha detto, spiegando le ragioni della sua reticenza, Dylan Jr. nella sua prima intervista intima al New York Times. Le altre quattro persone a cui Jakob si riferisce sono i fratelli e le sorelle, di cui lui è il minore. I genitori del giovane Dylan sono divorziati da oltre 30 anni e Jakob è stato cresciuto dalla madre Sara Lowndes in California. Suo padre, nel frattempo, nonostante l'interesse spasmodico dei fan sulla sua vita privata, è rimasto un mistero.
Ma questa volta il "piccolo Dylan" ha deciso di lasciarsi andare e romprendo il silenzio ha descritto aspetti del padre finora sconosciuti, definendolo un mito del ventesimo secolo, ma anche un bravo papà. Bob Dylan, che ha 63 anni, continua comunque a restare un grosso punto interrogativo: oltre cento concerti all'anno, un film recente, la continua pubblicazione di musica nuova e d'archivio, montagne di libri, articoli e mostre su di lui, da ultimo il libro di memorie diventato best-seller e un nuovo documentario in lavorazione di Martin Scorsese su di lui non sono riusciti a gettar luce su uno dei protagonisti più elusivi della seconda metà del ventesimo secolo.
Grazie a Jakob, ora si solleva un poco il sipario, con l'esitazione - scrive il New York Times - del tuffatore sul trampolino, indeciso se buttarsi, e che poi si tuffa. "Si, era un papa' affettuoso. Quando ero bambino per me era un dio, e per tutte le giuste ragioni. Veniva a tutte le partite di baseball quando ero piccolo. E collezionava tutte le palline con cui io ero riuscito a segnare punti per la mia squadra". Questo non toglie che quello tra Jakob e Bob non sia un rapporto tormentato: Dylan figlio, quando viaggia con il suo complesso dei "Wallflowers", ascolta la musica del padre, ed è un ascolto difficile. Ne sa qualcosa Andrew Slater, presidente di Capitol Records, che una volta chiese a Jakob cosa pensava ascoltando le canzoni paterne: "Quando ho in cuffia Subterranean Homesick Blues è come per tutti voi. Ma quando sento Blood on the Tracks, sono i miei genitori".
C'è poi il rapporto difficile con gli altri del mestiere che adorano Dylan padre: "Lui è il migliore di tutti. Io lo so, e lo sanno altri. Così a volte guardo i miei eroi, come Reagiscono quando lo devono incontrare. Penso a Joe Strummer, o a Tom Waits. Io sono nervoso quando devo incontrare Waits e lui è nervoso a incontrare papà. Non ti fa girare la Testa?". Ci sono poi, nella vita all'ombra di un padre famoso, i momenti in cui questa fama può diventare tremendamente ingombrante per un ragazzino. Jakob ricorda il giorno Del suo bar mitzvah (importantissima festa degli ebrei) quando gruppi di sconosciuti si imbucarono al party organizzato a casa Dylan e quando un ficcanaso si mise a frugare nella spazzatura di casa in cerca di cimeli: "Quelli erano i miei pannolini", dice Jakob al Times, tuttora incredulo.
Il senso di vulnerabilità talora gli faceva paura: "Avrò avuto 13, 14 anni e eravamo in visita a New York, a cena da amici nel Village. L'albergo era vicino a Central Park e tornammo a casa di corsa dopo cena. Io ero terrorizzato tutto il tempo che qualcuno gli potesse far del male. Ero piccolo e pensavo: non riuscirei a difenderti. Per questo mi sentivo molto più al sicuro in una situazione reclusa, protetta". Jakob e Bob sono ancora vicini: si vedono praticamente ogni settimana quando non sono on the road. "Mio padre disse una volta in un intervista: Come marito e moglie abbiamo fallito, non come padre e madre". E Jakob nella sua prima intervista intima concorda: "Se ho dei valori, è grazie a loro: sono stati ottimi genitori".