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Emissioni di CO2, screzi tra Commissione e Parlamento UE

I costruttori auto e le aziende europee in attesa di conoscere i nuovi limiti e nel frattempo cresce il ricorso ai “crediti verdi”

Lʼeconomia europea è tra le più avanzate al mondo, lʼindustria è fortemente sviluppata e inquina poco. Le emissioni di CO2 nellʼUnione Europea si sono ridotte del 25% circa dal 1990 al 2019, ma nello stesso lasso di tempo l’economia dei 28 Paesi (va incluso ancora il Regno Unito) è cresciuta di oltre il 50%. Significa che in rapporto allo sviluppo, lʼinquinamento è contenuto, più che in ogni altro continente. Eppure non ci si deve cullare sugli allori.

Le emissioni nocive vanno ancora ridotte e basta poco per accorgerci di quanto ci sia molto da fare per migliorare la qualità dellʼaria nelle città europee. Ma sugli obiettivi per il 2030 Commissione e Parlamento europei viaggiano su binari differenti, con i costruttori automobilistici in attesa sulla riva del fiume... Dalla decisione che prenderanno gli organismi comunitari dipendono gli investimenti delle aziende, non soltanto motoristiche. Il Parlamento Europeo vuole ridurre del 60% le emissioni di CO2 entro il 2030, in rapporto ai livelli del 1990, e ha così bocciato il suggerimento della Commissione Europea di un taglio del 55% (352 contro 326 i voti allʼassemblea di Strasburgo).

Per il settore auto la sfida è durissima. Significa abbassare le emissioni medie di CO2 delle auto di nuova immatricolazione da 95 a 50 grammi al km entro il 2030, ed è facile pensare che ci sia qualche costruttore contrario a un accordo così stringente. Anche perché cʼè chi è abbondantemente dentro i limiti (Volvo e Suzuki, ad esempio) e chi dovrà gioco forza investire in gamme prodotto più “pulite”. Nel frattempo lʼUnione Europea concede il meccanismo dei “crediti verdi”: i costruttori che hanno gamme più pulite possono cedere i loro crediti ad altri, di solito generalisti, più lontani dallʼobiettivo. Lʼhanno fatto Tesla vendendo “crediti verdi” a FCA e Volvo con Ford.

Logico sperare allora in un boom delle vendite di auto elettriche. Complice la pandemia, che fa ripensare un poʼ tutto, in Italia questʼanno si venderanno il 200% in più di veicoli elettrici rispetto al 2019. Nei primi 10 mesi siamo a 20.419 immatricolazioni di BEV (Battery Electric Vehicles) lungo lo Stivale. In Francia ne sono stati venduti 70.587 in 9 mesi da gennaio a settembre, in Germania 98.610 e nel Regno Unito 66.611, sempre nei 9 mesi. LʼItalia è lontana insomma, il parco circolante elettrico si aggira attorno ai 40 mila veicoli, che hanno a disposizione 16.500 punti di ricarica. Pochi evidentemente, soprattutto in previsione di un auspicato boom e con, in lontananza, lʼobiettivo UE per il 2050 di un azzeramento totale delle emissioni di CO2.

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