DaD, la preside vieta di fare lezione fuori da casa. Primo stop alla protesta degli studenti?
Il liceo classico "Gioberti" di Torino, forse per bloccare la protesta dei suoi allievi che da alcuni giorni seguono le lezioni online fuori dall’istituto, è il primo a emanare una circolare che obbliga gli alunni a restare a casa per svolgere la scuola a distanza
No alla didattica a distanza in luogo diverso dalla propria abitazione. Il diktat, il primo del genere, arriva dalla dirigente scolastica di una scuola di Torino, il liceo classico "Gioberti" di Torino, che con una circolare ha espressamente vietato a tutti gli studenti di poter seguire le lezioni online al di fuori delle proprie case. Una misura che arriva mentre un po' ovunque sta montando la protesta del cosiddetto movimento "Schools fo future", con decine di studenti che da giorni, per protesta contro la chiusura delle scuole, seguono la giornata didattica davanti ai portoni del proprio istituto (compreso il liceo torinese). E, sebbene la preside allarghi il discorso ad altre fattispecie, l'obiettivo di evitare un altro caso Anita è abbastanza esplicito. Non a caso, come ricorda il sito Skuola.net, la 12enne che per prima ha lanciato l'idea di piazzarsi fuori di scuola anche con la DaD è seduta pochi metri più in là, di fronte alla media "Calvino", adiacente al "Gioberti".
L'obiettivo non sono le proteste ma i "comportamenti non consoni"
La dirigente scolastica, nella circolare, specifica che non è consentito il collegamento "da luoghi diversi dalla propria abitazione, quali possono essere parchi, vie cittadine, bar o ambienti di ritrovo, per ragioni di sicurezza e responsabilità. Dal momento che luoghi di questo tipo non favoriscono le condizioni necessarie per la concentrazione e l'attenzione richiesta durante le lezioni". Ma, come spiega la stessa preside, "la circolare non è diretta agli studenti che protestano davanti a scuola ma, poiché in questi giorni abbiamo registrato comportamenti non consoni, con qualcuno che si collegava dal parco o dal bar, abbiamo deciso di ricordare che questo non è possibile anche perché, altrimenti, si rischia di avallare un'iniziativa che va contro le disposizioni dell'ultimo Dpcm". Ma non nasconde che il provvedimento riguardi anche chi protesta: "Sappiamo che chi lo fa - sottolinea la dirigente - è stato autorizzato dalle forze dell'ordine, ma per i prossimi giorni non ci si potrà collegare a lezione fuori da scuola". Anche se, poi, apre a qualche margine di trattativa: "E' in corso un confronto tra loro e me, vedremo nei prossimi giorni come evolverà la questione".
La battaglia di Anita contro la chiusura delle scuole
Un'iniziativa, quella della preside del "Gioberti", resa necessaria da quanto sta accadendo dalla scorsa settimana. Come detto, tutto è partito da Anita, studentessa 12enne della scuola media "Calvino" di Torino che da giorni protesta contro la didattica a distanza decisa dal governo per limitare il contagio da Covid-19, seguendo le lezioni da remoto davanti al suo istituto, con tanto di sedia, banco e tablet. Diventando immediatamente un simbolo, portandola a ricevere negli giorni scorsi anche la telefonata della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina in persona. La contestazione di Anita è infatti subito diventata virale, tanto da essere ribattezzata “Schools for Future”, sulla falsa riga dei “Fridays for Future”, il movimento ambientalista guidato da Greta Thunberg. "La scuola è il posto più sicuro, voglio tornare in aula - ha detto Anita giorni fa - S'impara di più a guardare i professori negli occhi che in uno schermo al computer".
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