ATTORE E REGISTA AMATISSIMO

Carlo Verdone compie 70 anni, maestro della commedia umana dei nostri tempi

Importante giro di boa per uno degli attori e registi più amati del cinema italiano degli ultimi 40 anni

Compie 70 anni Carlo Verdone. Maestro della commedia italiana, in più di 40 anni di carriera l'attore e regista romano ha attraversato diversi generi in una continua evoluzione che non ha mai perso di vista un elemento centrale: l'osservazione delle persone e delle loro nevrosi. Da "Un sacco bello" all'ultimo "Si vive una volta sola", ancora in stand by causa Covid, Verdone ha fotografato la società in maniera agrodolce, come nella migliore tradizione della commedia all'italiana.. 

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Un traguardo importante che arriva in un anno molto difficile. Per il mondo del cinema in generale, ma anche per l'ultima creatura di Verdone, il film "Si vive una volta sola" la cui promozione è iniziata lo scorso febbraio con un'uscita poi spostata in autunno causa Covid e ancora fermata dalla seconda ondata della pandemia.

Nato a Roma il 17 novembre 1950 porta come secondo nome Gregorio che nella tradizione è di buon auspicio e infatti la sua carriera, come si dice a Roma, è stata "un gran Gregorio". E' figlio d'arte in un certo senso, visto che il padre Mario è uno dei pionieri della storia del cinema in Italia: passione che ha contagiato anche il fratello Luca (eccellente regista di documentari) e perfino la sorella Silvia, moglie di Christian De Sica, nota in casa come la figlia ribelle e affermatasi come buona produttrice in teatro e al cinema.

Carlo, da ragazzo, è uno studente modello, laureato col massimo dei voti, diplomato al Centro Sperimentale prima ancora della laurea, appassionato di musica rock tanto quanto del buon cinema, specie americano. Agli inizi degli anni 70, mentre sperimenta con i primi cortometraggi, inizia a esprimere la propria vena istrionica nelle cantine del teatro di quartiere, con una serie irresistibile di numeri da cabaret. Il primo incontro della vita è quello con Enzo Trapani, che lo nota al teatro Alberichino (pare su consiglio del talent scout Bruno Voglino) e nel 1977 lo inserisce nel cast del suo varietà  "Non Stop". Il secondo incontro fondamentale è quello con Sergio Leone, che lo "adotta" artisticamente accompagnandone i primi passi al cinema con "Un sacco bello" del 1980. Ne esce un successo imprevisto replicato l'anno seguente da un'altra galleria di personaggi indimenticabili, in "Bianco, rosso e verdone". primo film che lo vede recitare insieme a Lella Fabrizi.

Nonostante la pressione dei produttori punta a ritrovare i sapori della migliore commedia all'italiana e per questo avrà in Alberto Sordi un altrettanto indispensabile mentore. Due volte faranno coppia a regie alternate: "In viaggio con papa'" e "Troppo forte", tanto che il grande Alberto lo elegge a suo discepolo prediletto; ma anche da questa maschera Verdone sfuggirà presto guardando a modelli diversi. Guarda al cinema americano rileggendo a suo modo in "Compagni di scuola" un film generazionale come "Il grande freddo", mette in campo le sue passioni (il rock) e le sue fobie (l'ansia) in racconti personali come "Maledetto il giorno che ti ho incontrato" o "Ma che colpa abbiamo noi"; rivisita in chiave più matura il suo passato in "Viaggi di nozze", cerca di mettere se stesso e le sue fragilità in lavori come "Io e mia sorella" o "Al lupo al lupo".

Film in cui non viene certo abbandonato il gusto della battuta ma si accoppia a un timbro più disincantato, attento alla realtà. I suoi personaggi sono cresciuti con lui: hanno fatto carriera, hanno perso certezze e spesso il lavoro, hanno vissuto crisi matrimoniali e familiari, hanno guardato dentro se stessi, spesso costretti dalle circostanze. L'ingenuo sprovveduto dei primi anni ha lasciato il passo a un uomo maturo che non si vergogna di mostrarsi senza punti fermi, sorretto solo da una morale con cui fin troppo spesso ha dovuto venire a patti. Nel 2013 Paolo Sorrentino gli ha anche dato la possibilità di esprimersi al massimo come attore puro, con un ruolo dolceamaro nel film premio Oscar "La grande bellezza"".

Da attore/mattatore Verdone ha saputo scoprire nel tempo una naturalezza registica che, pur mantenendo i personaggi sempre al centro del suo cinema, lo hanno avviato sui sentieri di un realismo imprevedibile, sempre più spesso condito da una vena malinconica. Verdone non si annulla nella sua dimensione allegra; ama riflettere, accettare le proprie paure, valorizzare un "fanciullino" che non vorrebbe crescere ma sa che questo è il suo destino.

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