LA NOSTRA RECENSIONE

Assassin's Creed Valhalla, un lungo viaggio tra vichinghi e mitologia norrena

Il nuovo videogioco open-world di Ubisoft convince grazie a una formula rodata e a qualche novità particolarmente interessante che espande l'universo di Assassin's Creed in modo significativo

© IGN

Assassin’s Creed Valhalla è un viaggio che dura oltre sessanta ore: un'avventura che spinge i giocatori a salpare dalla Norvegia per attraccare in Inghilterra e cavalcare tra le colline della Mercia, spingersi fino alle rocce del Galles, ammirare le scogliere del Sud e le spiagge gliaciali del nord. Si possono calpestare i reami delle divinità norrene e decidere il destino di un clan vichingo, il tutto grazie a un Animus da un cottage accanto a un cimitero norreno del New England.

L’avventura di Eivor alterna momenti di speranze e attese, di felicità e di dolore profondo: Valhalla è proprio come una delle saghe della popolazioni norrene, un’epopea intrisa di epicità, anche prolissa a volte, ma incredibilmente ricca di eventi e scene indimenticabili, inquadrati dalla lente di una serie di videogiochi che si conferma una di quelle capaci di interpretare meglio il concetto di cultura pop e intrattenimento di massa.

LA FINE DI UN LUNGO PERCORSO - Se in Origins i temi principali erano la redenzione e la scoperta, in Odyssey il viaggio e la vendetta, in Valhalla sono la conquista e l’identità. Soprattutto, però, il nuovo capitolo di Assassin’s Creed è un punto d'incontro tra passato, presente e futuro della saga, completando la sua trasformazione in gioco di ruolo d’azione e allo stesso tempo accogliendo una serie di elementi di gameplay che ripercorrono l’intera storia del franchise. Anche narrativamente il nuovo episodio si rivela uno degli episodi meglio riusciti della saga nella misura in cui attinge a piene mani da tanti elementi seminati nel corso degli anni, provando se non a ricollegarne i fili, quantomeno a trasmettere un senso di continuità.

Questo senso di coesione emerge soprattutto dal modo in cui è costruito l’enorme mondo esplorabile, dove qualsiasi elemento è integrato nella struttura narrativa. In questo modo l’esplorazione diventa la chiave dell’intera esperienza e diventa determinante per vivere l’intera avventura, sia per la crescita del personaggio, sia per quella dell’accampamento di Raventhorpe. La casa del clan del Corvo è il luogo da cui Eivor parte per completare le sue missioni, ed è la cartina da tornasole dello stato del mondo, perché man mano che il giocatore stringe alleanze con gli altri territori, all’accampamento arriveranno nuovi abitanti, ed è possibile investire le risorse raccolte durante le razzie per migliorare le strutture, sbloccare quest aggiuntive, migliorare l’equipaggiamento e ottenere ricompense gustose.

Anche la progressione narrativa è estremamente densa e coesa: ogni regione dell’Inghilterra, infatti, è pensata come una saga narrativa quasi autoconclusiva, divisa in un numero di atti canonico (tre o cinque, come da manuale) e con un tema centrale. Ognuno di questi capitoli presenta una serie di razzie, uno splendido assalto a una fortezza e, soprattutto, una serie di scelte che presentano delle conseguenze a breve e lungo termine. La natura delle alleanze e i rapporti con gli altri personaggi influenzano il modo in cui viviamo l’avventura di Eivor, ma in alcuni punti della storia avere o meno il loro supporto può cambiare anche le sorti stesse dell’avventura.

UN MONDO DA SCOPRIRE - Valhalla è un open world enorme, ma molto organico e poco dispersivo. Le quest principali non sono moltissime e sono sempre funzionali alla narrazione. Tutti gli eventi secondari, invece, sono da scoprire sulla mappa, seguendo indizi trovati in lettere, note e dialoghi. L’immersione, rispetto ai capitoli passati, è superiore, e le quest in cui bisogna accumulare risorse o trovare oggetti adesso si risolvono in una manciata di minuti, in modo da non sembrare ripetitive.

In questo senso, il nuovo capitolo della saga segue la natura di Eivor: l’eroe o l’eroina che decidiamo di interpretare non è un mysthios, non è un medjay, ma è un vichingo che ha nell’animo la conquista e ha bisogno di risorse. Per farlo, deve conoscere una nuova terra, e tutto, in Assassin’s Creed Valhalla, è incentrato sull’esplorazione del mondo e anche il sistema di livellamento del personaggio è molto più agile e intrigante. L’elargizione dei punti esperienza da spendere in un reticolato che segue le costellazioni tanto care ai vichinghi, è strettamente collegato agli obiettivi in gioco, per cui premia chi vive il mondo non tanto come un supermercato in cui collezionare cose, ma come lo scenario di una grande avventura.

C’è, ovviamente, un prezzo da pagare per un’esperienza in cui le esigenze di gameplay e la struttura narrativa vanno a braccetto, quantomeno nei presupposti intenzioni: il ritmo, soprattutto inizialmente, può essere lento e scoraggiante. Le prime ore di gioco sono un lungo tutorial e le capacità di Eivor sono limitate, e siccome le meccaniche sono strutturalmente simili a quelle di Origins e Odyssey, è difficile capire perché il personaggio principali sembri così impacciato. I tempi dilatati dell’intera avventura possono spaventare, e il fatto di vedere i titoli di inizio del gioco dopo qualche ora è quasi annichilente. Tuttavia dopo aver fondato Ravensthorpe e aver trovato una nuova casa l’avventura si apre e quel senso di familiarità viene rinsaldato e arricchito da una struttura di gioco più elaborata e storydriven, ma superato lo scoglio iniziale ho iniziato ad avvertire quel senso di profondo e oscuro fascino della cultura norrena e della storia dell’occupazione inglese.

Il ritorno a un’ambientazione medievale per la serie, non vuol dire solo abbracciare una palette cromatica più concreta e malinconica, ma anche riscoprire architetture urbane più verticali, pedinamenti, mimetizzazioni e sequenze di assassinio, con tanto di dialoghi nel corridoio mnemonico. Lunden, Jorvik e Winchestre, le tre grandi città presenti sulla mappa, rappresentano una grandissima citazione, ben riuscita, al gameplay originale della serie, perfettamente integrata nel nuovo contesto. Ma accampamento e ambientazioni urbane non sono le uniche citazioni del passato, visto che è possibile esplorare i vecchi covi degli Assassini e non mancano neanche frammenti dell’Animus con inquietanti visioni da rimettere in ordine.

Pur essendo più piccolo di Odyssey e pur contenendo una quantità di contenuti meno immorale, quello di Valhalla è un mondo che al suo interno ospita tredici anni della storia di un franchise e prova a celebrarla nel miglior modo possibile. Non inventa nulla di particolarmente nuovo, ma è il tassello che mancava per unire il vecchio e il nuovo corso in modo sensato e rilanciare la storia nel presente, tra vecchie conoscenze e nuove scoperte.

Tecnicamente, il gioco alterna momenti alti e bassi, soprattutto su console current gen, dove i caricamenti possono essere estenuanti e c’è qualche bug grafico di troppo. Il colpo d’occhio, però è sempre di impatto, con uno splendido uso della luce, ma le animazioni dei personaggi non fanno gridare al miracolo, e il motore grafico sente il peso degli anni. Il problema più grande del gioco, però, resta l’intelligenza artificiale dei nemici, spesso e volentieri davvero troppo basilare e poco brillante. Un peccato, perché il sistema di combattimento presenta una buona varietà di nemici e boss fight scenograficamente di impatto, che perdono di potenza vista la verve non particolarmente ispirata dei nostri avversari.

In ogni caso, esplorare l’ambientazione di Valhalla è sempre un piacere, così come vivere in prima persona gli assalti alle fortezze, una delle meccaniche meglio riuscite dell’intero gioco. A esaltare ancora di più l’epicità dell’esperienza c’è una fantastica colonna sonora, che alterna tracce orchestrali di Jesper Kyd e Sarah Schachner a brani più intimi composti da Einar Selvik, già autore della colonna sonora di Vikings. La quantità e la qualità delle tracce è clamorosa e ci sono momenti in cui, soprattutto con HDR attivato, il carico pittorico di alcuni scorci toglie davvero il fiato.

Sono proprio le atmosfere e questo senso di epicità clamoroso a rendere Assassin’s Creed Valhalla un’esperienza intensa ed estremamente appagante. Non è un gioco innovativo e neanche vuole esserlo, ma riesce ad aggiungere elementi interessanti a uno schema già visto con Origins e Odyssey. Soprattutto, però, offre tantissime ore di divertimento, una miriade di attività da svolgere e un viaggio capace di mettere insieme sotto lo stesso cielo tutte le anime di una saga che da tredici, lunghi anni racconta la storia attraverso i videogiochi.

Come lo abbiamo giocato

Abbiamo giocato ad Assassin's Creed Valhalla su PS4, Xbox One e Xbox Series X, completando il gioco su piattaforme di scorsa generazione in oltre sessanta ore prima di mettere alla prova la versione next gen per Series X, che pur non avendo ancora ricevuto una patch di ottimizzazione presenta notevoli migliorie nei caricamenti e nell'immagine restituita sullo schermo.


Può piacere a chi…
… ama i giochi di ruolo ricchi di cose da fare e attività variegate
… adora esplorare giganteschi mondi, grazie a una struttura di gioco che favorisce la scoperta
… non può fare a meno di Assassin's Creed e apprezza l'ambientazione norrena

Potrebbe deludere chi…
… non ama i vichinghi e la mitologia che c'è dietro questa popolazione
… sperava in una vera rivoluzione nel gameplay dopo Origins e Odyssey
… vuole un'avventura lineare e sempre al top in termini di ritmo

Assassin's Creed Valhalla è un gioco consigliato a un pubblico maggiorenne.