LE ICONE DEI VIDEOGIOCHI

Spider-Man: l’uomo ragno alla conquista dei videogame

Peter Parker (e non solo) sono da decenni ormai parte del mondo videoludico: scopriamo a cosa devono questa fortuna

© IGN

Questa settimana il salto nel tempo è ancora più ampio del solito: dimenticatevi per un attimo (solo per un attimo) dei videogiochi e vestitevi come il più composto dei personaggi di Mad Men, perché qui la storia comincia dagli anni '60. Sapete, all’inizio di quel decennio, a cosa servivano i ragazzini nei fumetti? Se chiedete a Capitan America o a Batman, vi risponderanno che Bucky e Robin erano due aiutanti preziosissimi – magari persino indispensabili. Però pur sempre aiutanti. Eppure è strano, se si pensa che quei fumetti dovevano finire proprio tra le mani, molto spesso, di ragazzini. Fortunatamente, sia Stan Lee che Steve Ditko erano molto svegli e, una volta realizzato questo piccolo paradosso, si misero subito all’opera per creare un protagonista con il quale i giovani lettori potessero identificarsi. Fu così che, nel 1962, nacque Spider-Man, ovvero l’uomo ragno, ovvero (al tempo) Peter Parker.

E così il giovane Parker venne morso dal primo ragno radiattivo, si ritrovò da un giorno all’altro dei superpoteri e, come (quasi) tutti al mondo ormai sanno, delle super-responsabilità. Ma la creaturina a otto zampe non ha, con i suoi denti, scacciato via l’adolescenza – con tutto quello che ne consegue. Una delle caratteristiche più importanti di Spider-Man è che, ancora prima di essere un eroe, continua a essere un ragazzo che deve far fronte a problemi che sembrano sempre più grandi di lui: ecco quindi che tra una ragnatela e l’altra troviamo insicurezze, problemi di natura economica e rapporti complicati con gli adulti.

Ma non sono stati certo (solo) i problemi a rendere famoso Spider-Man. È intelligente, acuto e, soprattutto, ha la battuta pronta: l’atteggiamento con il quale affronta le sfide più impegnative è unico e irresistibile. E poi, naturalmente, i superpoteri: oltre al trittico “base” del supereroe di stampo classico (forza, destrezze e resistenza sovrumane) ci sono i tratti davvero distintivi, ovvero i sensi di ragno, le ragnatele e la capacità di rimanere appeso a soffitti e pareti, in barba alla gravità. Non c’è da stupirsi che sia finito nel mirino degli sviluppatori di videogiochi… fin dagli anni ottanta!

A vent’anni esatti dal debutto su carta, nel 1982, Spider-Man spalanca per la prima volta a tutta Marvel Comics le porte del mondo videoludico: l’azienda Parker Brothers pubblica, su Atari 2600, il primo adattamento a noi noto. Il nome? Semplicemente “Spider-Man”! Non si può dar torto agli sviluppatori che, in questi anni, hanno contribuito a rendere davvero lunga la lista dei titoli comparsi sulle varie generazioni di console: tutte le caratteristiche dell’uomo ragno sembrano pensate per esaltare le potenzialità dei videogiochi.

Vogliamo parlare dell’esplorazione? Le capacità uniche di Peter Parker (e soci) gli garantiscono una libertà di movimento enorme, con tecniche divertenti che permettono di spostarsi in fretta tra le destinazioni. I sensi di ragno permettono di giustificare la comparsa sui radar in gioco dei vari pericoli o avversari, così come degli obiettivi, rendendo meno artificiale l’HUD. E poi, naturalmente, le capacità straordinarie in combattimento tornano utili in un universo – quello videoludico – in cui le scazzottate con i cattivi non mancano quasi mai.

Questo fascino, evidentemente, ancora oggi è tutt’altro che esaurito. Insomniac Games, nel 2018, ha sfornato un nuovo Spider-Man di successo su PlayStation 4 e, sul finire del 2020, ci troviamo a parlare del suo seguito – o, per meglio dire, contenuto aggiuntivo – incentrato su Miles Morales (un’altra figura nata per catturare l’attenzione di un pubblico giovane nato in un millennio diverso da quello del vecchio Parker), che segna anche l’approdo dell’uomo ragno nella nuova generazione di console.

Perché il fascino di lanciare una ragnatela nel cielo e dondolarsi tra un palazzo e l’altro di una metropoli non ha mai visto il tramonto, anche – e forse, per certi versi, soprattutto – quando si parla di videogiochi.