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“Le bimbe nel pallone”: giocare a calcio per imparare l’inclusione

Un progetto che vuole abbattere i pregiudizi, nato in un quartiere multiculturale di Milano e aperto a tutti

“Le bimbe nel pallone”: giocare a calcio per scoprire l’inclusione

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“Le bimbe nel pallone”: giocare a calcio per scoprire l’inclusione | Il progetto di C41 x Adidas
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“Le bimbe nel pallone”: giocare a calcio per scoprire l’inclusione | Il progetto di C41 x Adidas
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Adidas e C41 hanno dato vita anche a una capsule collection di t-shirt, in vendita sui canali dei brand 
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Adidas e C41 hanno dato vita anche a una capsule collection di t-shirt, in vendita sui canali dei brand 
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Adidas e C41 hanno dato vita anche a una capsule collection di t-shirt, in vendita sui canali dei brand 
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Adidas e C41 hanno dato vita anche a una capsule collection di t-shirt, in vendita sui canali dei brand 

Un progetto nato durante il lockdown, in un quartiere multiculturale di Milano classificato come “ad alto rischio”. È qui che Joanna Borella, conosciuta a Nolo come Mister Jo, offre alle ragazze di tutte le età l’opportunità̀ di giocare a calcio divertendosi e imparando a conoscere l’uguaglianza. L’iniziativa si chiama “Le bimbe nel pallone” ed è nata dalla collaborazione tra C41 e Adidas.

LA STORIA E IL PROGETTO - Joanna Borella ha iniziato a calciare il pallone nello stesso momento in cui ha imparato a stare in piedi e a camminare, al suo arrivo in Italia alla fine degli anni ‘60. Dopo aver trascorso il primo anno della sua vita in un orfanotrofio a Bombay, Mister Jo - come è conosciuta nel quartiere multiculturale di Nolo, a nord della città di Milano, dove vive e opera - è stata accolta nella sua nuova famiglia da due fratelli più grandi, che l’hanno introdotta al gioco del calcio. Da quel momento, questo sport è diventato parte integrante della sua vita e, nell’arco di cinquant’anni, è riuscita a diventare un nome familiare nella comunità calcistica femminile locale, grazie alla sua dedizione nell’abbattere i pregiudizi. Per Joanna, infatti, il calcio è anche uno strumento efficiente per l’istruzione, la disciplina, l’integrazione e l’uguaglianza, aperto a tutti, senza limiti di genere o età. “A volte altri club hanno cercato di reclutare alcune delle mie ragazze – spiega –. Ma io sono quella che le raccoglie dopo la scuola, le porta a fare pratica e poi le riporta a casa. Tutto nello stesso quartiere. Altri club farebbero lo stesso? Non ne sono sicura”.

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