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Usa 2020, tutte le donne (e gli uomini) di Joe Biden: sui media americani impazza il totonomine per il governo

Nella squadra di governo del candidato dem, oltre alla vice Kamala Harris, potrebbe avere un ruolo chiave Samantha Power, già rappresentante americana all'Onu: si fa il suo nome come segretario di Stato. Spazio anche per alcuni moderati repubblicani

Con la vittoria già in tasca, Joe Biden sta pensando alla sua futura squadra di governo, trattando con la sinistra ma tenendo le porte aperte all'opposizione, per diventare "il presidente di tutti" e avere un appoggio bipartisan.

Sui media americani il totonomine è partito da tempo prefigurando l'amministrazione più progressista di sempre, con ex obamiani ed ex rivali delle primarie per garantire unità e consenso a sinistra. Ma lo scenario sta cambiando. Se i repubblicani manterranno il controllo del Senato, come pare, sarà difficile o impossibile far approvare le nomine di ministri troppo progressisti.

Per evitare lo stallo, Biden sarà costretto a negoziare con il leader del Grand Old Party al Senato Mitch McConnell, con cui fortunatamente ha una vecchia amicizia corroborata dalla lunga militanza comune nella camera alta del Congresso, tanto che è stato l'unico repubblicano a partecipare ai funerali del figlio Beau e a non attaccarlo per le attività dell'altro figlio, Hunter. I due diventeranno la nuova coppia di potere in America. Ma Biden dovrà spostare il suo governo verso il centro, rischiando di aprire un conflitto con la sinistra dem.

Joe Biden parla durante la notte elettorale

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I primi nomi che rischiano di saltare sono quelli della senatrice anti Wall Street Elizabeth Warren, che aspira al Tesoro, e del collega socialista Bernie Sanders, interessato al Lavoro. Due profili che non passerebbero mai con i repubblicani. Tra gli ex rivali delle primarie sono invece in corsa l'ex sindaco gay di South Bend ed ex veterano di guerra Pete Buttigieg (ambasciatore all'Onu o segretario agli Affari per i veterani) e la senatrice Amy Klobuchar (Giustizia). Il sindaco di Los Angeles Eric Garcetti, tra i primi a sostenere Biden, è in corsa per i Trasporti. O il ministero della Casa e dello Sviluppo urbano, dicastero conteso con la deputata Karen Bass, tra le finaliste per la vicepresidenza e papabile anche per la Sanità. Rimbalza pure il nome della governatrice del New Mexico Michelle Lujan Grisham. Nella rosa figurano inoltre Jared Bernstein, come consigliere economico, e Tony Blinken, come consigliere per la Sicurezza nazionale, dopo essere stato il numero due dell'ufficio nell'amministrazione Obama.


Una delle caselle più ambite è ovviamente quella di segretario di Stato: nell'elenco figurano Samantha Power, già rappresentante americana alle Nazioni Unite; William Burns, ex vicesegretario di Stato; Tom Donilon, ex consigliere della Sicurezza nazionale. Tra i papabili anche alcuni senatori dem del cerchio magico dell'ex vicepresidente, come Chris Coons e Chris Murphy, quest'ultimo molto vicino all'ala progressista. Difficile invece che passi Susan Rice, ex consigliera per la sicurezza nazionale invisa al Grand Old Party.

Biden includerà sicuramente nel governo qualche repubblicano moderato. Circolano i nomi del senatore Mitt Romney, dell'ex governatore John Kasich e di Chuck Hakel, che potrebbe tornare al Pentagono come ai tempi di Obama.

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