Paolo Pecora Milano, brand specializzato in abbigliamento uomo e bambino, per l’autunno-inverno 20/21 torna a concentrarsi sulla propria identità più autentica: la maglieria. Alta manifattura, artigianalità, cura dei dettagli, grande attenzione ai materiali, ricerca di filati preziosi e caldi, queste le parole chiave di una collezione che si basa su un sottile gioco di intrecci.
Il knitwear, elemento centrale del lavoro creativo di Paolo Pecora, per questa stagione presenta design minimal, punti maglia irregolari, morbida lana merinos, a righe o con sobrie losanghe, vivacizzata da originali inserti jaquard.
Il brand milanese, unendo simbolicamente il gusto di due generazioni, rappresentate da padre e figlio, propone un guardaroba maschile più contemporaneo e un new formal dall’estetica meno rigorosa, arricchita da dettagli inusuali, quali lavorazioni patchwork, fili flottanti, intarsi con rigature e sbilanciamenti craft, trecce chunky ispirate allo stile nordico.
Il comfort della maglieria di pregiata tessitura diventa il trend irrinunciabile per questa stagione fredda, avvolgendo in unico capo due generazioni a confronto.
Chi è Paolo Pecora? Quali sono le tue origini e qual è stato il tuo percorso di formazione?
Sono una persona che ama il bello in tutte le sue forme. Amo tutto ciò che è natura, la vita, la famiglia e i valori che ne fanno parte. Cerco di vivere e di far vivere le persone che mi circondano nel miglior modo possibile. Ho una formazione da autodidatta. Sono sempre stato il primo testimonial di me stesso, a partire dal mio modo di vestire. Fin da ragazzo ero attratto dal “su misura,” oltre che da quel connubio capace di intercettare novità e trend, mixando con disinvoltura l’iper-tradizionale con il moderno. Uno dei miei must è dettato dai pantaloni corti, una scelta, se rifletto, non poi così casuale: ho sempre cercato di mettere in risalto le forme, per ispirarmi all’idea di un uomo seduttivo ed elegante al tempo stesso.
Quando e com’è nato il brand che porta il tuo nome?
Ho fondato l’azienda che porta il mio nome nel 2005, puntando tutto sulla maglieria, con una particolare attenzione ai filati più sottili. La macchina per il 16 gage mi ha permesso di entrare nel mercato con filati leggeri (che sino ad allora non erano ancora stati sfruttati) e di interpretarli in modo innovativo, con creatività e buon gusto. Da produttore sono poi diventato imprenditore, riuscendo nell’intento di trasformare un marchio emergente in un brand internazionale dalla forte identità. Abbiamo un DNA italiano e sappiamo rispondere ad un gusto trasversale rispetto all’età: il nostro è uno stile timeless e transgenerazionale.
Possiamo oggi parlare di una “storia di famiglia”? Come riuscite a conciliare la tradizione della sartoria italiana con un concetto più ampio di rinnovamento in stile contemporaneo?
Da sempre credo nella famiglia e nei suoi valori. Dieci anni fa ho capito che era arrivato il momento di coinvolgere nell’azienda i miei figli, a cui ho sempre cercato di trasmettere la passione per questo mestiere. Oggi posso dire che Filippo, il mio secondogenito, è il mio braccio destro nonché il responsabile della collezione uomo. Carolina, la più giovane dei mie tre figli, è la responsabile della collezione bambino, mentre la primogenita, Camilla, si occupa della linea profumi ed home fragrance. Marina, mia moglie, si è fatta carico, invece, della parte legale ed amministrativa. Lavorare in famiglia è un’esperienza straordinaria, anche se sicuramente impegnativa e inizialmente molto faticosa, ma offre un plus esclusivo: si condivide la quotidianità e si impara a pensare in modo univoco, si sviluppano progetti comuni e i valori legati al brand vengono trasmessi fedelmente alle nuove generazioni, che portano nuova linfa. Con il lancio della linea kids, per esempio, ci siamo resi conto di quanto la più giovane di famiglia avrebbe potuto condizionare in modo positivo l’intero progetto, grazie alla sua capacità di leggere la contemporaneità e di ricavarne nuovi stimoli.
“Tutto parte dal filo”: per l’autunno-inverno 20/21 la maglia torna ad essere protagonista. Che importanza assume per voi la ricercatezza dei filati?
Come dicevo, Paolo Pecora Milano nasce proprio con la maglieria e nel tempo ha saputo costruire un ampio know-how tattile. La passione per i filati resta centrale, soprattutto per quelli più sottili: il nostro obiettivo è quello di perseguire uno stile classico, capace però di intercettare ogni cambiamento. Per l’autunno-inverno 20/21, siamo tornati a concentrarci sulla maglieria e a contare su quel savoir fair tutto italiano, che coniuga alla perfezione competenze produttive e creatività. Più in generale, il nostro desiderio è quello di portare ai clienti non solo la maglieria, ma anche altri capi da amare per tutta la vita, basati su una qualità intramontabile.
Quali sono i codici stilistici delle vostre collezioni? In quali dettagli si manifesta l’unione simbolica del gusto di due generazioni?
Classicità proiettata al futuro. Quando penso al nostro stile, visualizzo un concetto di cultura sartoriale reinterpretata in chiave contemporanea, perfettamente in linea con il mio gusto. Oggi, Paolo Pecora è sinonimo di un’eleganza rilassata. Questa filosofia del marchio tocca tutte le sfaccettature di uno modo di vivere moderno. Non c’è più differenza tra le generazioni, che infatti tra di loro condividono il medesimo stile di vita…non a caso io e mio figlio ci vestiamo con lo stesso brand!
Qual è quindi oggi il vostro pubblico di riferimento?
Siamo partiti dal filo per arrivare a sviluppare tessuti di maglia, con i quali abbiamo iniziato a produrre abiti dall’attitude casual-chic, dedicati a clienti che amano il nostro classico informale. Abbiamo così conquistato la fascia di età compresa tra i 30 e i 60 anni. Il segreto del nostro percorso in continua ascesa è proprio questo gusto trasversale, che unisce generazioni differenti, conciliando buon gusto e modernità.
Progetti e sogni per il futuro del vostro brand?
A causa della competitività nella manifattura internazionale, abbiamo dovuto accettare che negli anni alcune delle nostre produzioni fossero gestite all'estero (pur sempre utilizzando materie prime rigorosamente Made in Italy). Da un anno a questa parte, in accordo con le aziende produttive, abbiamo deciso che, entro due anni, tutte le produzioni dovranno rientrare in Italia. Questa scelta, pianificata ormai da tempo, riflette appieno i nostri valori: alla luce degli avvenimenti degli ultimi mesi, essa si è rivelata necessaria e responsabile. L’eccellenza del Made in Italy, in questa fase, deve essere una leva ancora più strategica per il rilancio del Paese.