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Giappone libera campione scacchi

Ricercato in Usa per partita "vietata"

L'ex campione del mondo di scacchi americano Bobby Fischer, da otto mesi detenuto in Giappone, è stato rimesso in libertà e potrà partire per l'Islanda, che lunedì gli aveva concesso la propria cittadinanza. Fischer, 62 anni, evita così l'estradizione negli Stati Uniti, dove è ricercato per aver violato le sanzioni contro la ex Yugoslavia: nel 1992, infatti, vi giocò una partita a scacchi.

E così anche questa volta Bobby Fischer ha fatto scacco matto, ha vinto la sua partita: scarcerato dopo nove mesi di detenzione, lo scacchista non ha rinunciato, appena giunto all'aeroporto di Narita (Tokyo), di rivolgersi ai giornalisti pronunciando dichiarazioni contro Bush e Koizumi. "Non è stato un arresto, è stato un sequestro preparato da Bush e Koizumi" ha detto Fischer, rincarando poi la dose con un pesante insulto al presidente americano e al premier giapponese: "Sono criminali di guerra e dovrebbero essere impiccati". "Non sarò libero fino a quando non sarò uscito dal Giappone" ha detto lo scacchista da poco cittadino islandese, mentre era in attesa del volo che lo porterà nella sua nuova patria. Prima di entrare nell'aeroporto, Fischer si è girato, ha abbassato la cerniera dei pantaloni e ha fatto il gesto di urinare sul muro esterno dell'edificio.

Chi è Bobby Fischer
Un genio negli scacchi, sregolatezza pura nella vita: lo ha dimostrato per l'ennesima volta. Allevato a Brooklyn (New York) dalla madre dopo il divorzio, all'età di sei anni segue le orme della sorella dedicandosi agli scacchi. A 14 anni vince i campionati juniores e seniores degli Usa e a 15 anni diventa il più giovane pretendente alla corona mondiale. Nel 1959 abbandona gli studi, considerandoli una perdita di tempo, rispetto al suo progetto di diventare professionista. Il suo curriculum scolastico modesto stride col suo quoziente d'intelligenza, considerato superiore a quello di Albert Einstein. Parallelamente al suo genio scacchistico, si manifesta anche una certa fragilità caratteriale. Nel 1962, in seguito a una sconfitta, accusa i sovietici di complottare nei suoi confronti . Nel 1968 si ritira per un anno e mezzo con lo scopo di preparare una nuova sfida mondiale. E' nel 1972 che a Helsinki può sfidare di nuovo Boris Spassky e ottiene sul campione sovietico una vittoria strepitosa. E, tuttavia, ancora una volta, raggiunta la sommità della leggenda, Fischer cade e scompare dalle scene per 20 anni. Sceglie di tornare alla ribalta nel momento sbagliato e, soprattutto nel posto sbagliato: l'allora Jugoslavia. Nel 1992, mentre la repubblica federale era sotto sanzioni Onu, affronta in Montenegro Spassky, ambendo probabilmente ai 3,35 milioni di dollari in palio. Ovviamente, vince. Ma gli costa caro: dopo aver incassato il premio, viene incriminato dalla giustizia americana per aver dato luogo a una transazione commerciale illegale con un paese sottoposto a sanzioni. Nei suoi confronti viene spiccato un mandato di cattura, tuttora in vigore. Il campione in America rischia fino a 10 anni di prigione. Fischer si dà alla macchia. Si rifugia in una semi-clandestinità e vive tra l'Europa e l'Asia e, particolarmente, nelle Filippine e in Giappone. Proprio all'aeroporto internazionale di Tokyo-Narita viene arrestato . Il Giappone intende estradarlo in America perché, essendo di cittadinanza Usa, è l'unico posto verso il quale potrebbe espellerlo. Ma Fischer non ci sta e, da consumato scacchista, muove le sue pedine. La sua compagna giapponese e i suoi amici danno vita a una campagna in suo favore, mentre Fischer afferma di rinunciare alla cittadinanza americana. Palese è l'imbarazzo di Tokyo. Poi, gli amici islandesi, memori dell'impresa di Reykjavik, fanno di tutto per salvarlo, fino a spingere il parlamento a votare una legge d'emergenza per dargli la cittadinanza. E ora, scacco matto: forse il più importante