La Nuova Zelanda ha votato sì al referendum sull'eutanasia per i malati terminali
La maggioranza dei neozelandesi ha invece votato contro la legalizzazione della cannabis
Il 17 ottobre scorso la Nuova Zelanda si è presentata alle urne per le elezioni presidenziali che hanno confermato la premier uscente Jacinda Ardern per un secondo mandato. Lo stesso giorno è stato chiesto ai cittadini di esprimersi su due diversi referendum. Il primo riguardava la legalizzazione dell'eutanasia per i malati terminali e il secondo per la legalizzazione della cannabis. Alle urne si sono presentati oltre 2,4 milioni di persone che si sono espresse, secondo i primi risultati, a favore della prima richiesta e contro la seconda.
I risultati ufficiali del referendum verranno pubblicati il 6 novembre, ma secondo i dati preliminari riportati dalla Cnn, il 65,2% si sarebbe già espresso favorevole in merito alla legalizzazione dell'eutanasia per i malati terminali. Un sostegno che, nonostante manchino ancora i risultati degli elettori all'estero (circa il 20%), non dovrebbe vedere cambiamenti entro venerdì. La legislazione era già stata approvata in Parlamento lo scorso anno sotto il disegno di legge "End of Life Choice Act 2019" con 69 voti a favore contro i 51 contrari. I legislatori hanno ritardato però la sua attuazione in attesa che i neozelandesi si esprimessero.
Secondo questa legge, potrebbe richiedere una dose di farmaco letale solo una persona maggiorenne affetta da una malattia incurabile che potrebbe causargli la morte entro sei mesi e una sofferenza "insopportabile". La richiesta dovrà essere sostenuta dal medico personale, da uno indipendente e da uno psichiatra. Nel caso in cui questa legge passasse, come sembra dai primi risultati, entrerà in vigore a partire da novembre 2021 e renderà la Nuova Zelanda il settimo paese al mondo a legalizzare l'eutanasia o il suicidio assistito. I primi furono i Paesi Bassi nel 2002.
Il secondo quesito referendario riguardava invece la legalizzazione della marijuana a fini ricreativi. Contro tale proposta si sono espressi, fino ad ora, poco più della metà dei neozelandesi. Ma anche in questo caso bisognerà attendere i cosiddetti voti "speciali" ovvero coloro che si trovano negli ospedali, in carcere o all'estero.
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