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"Aspettando il tampone, si vive in un limbo che destabilizza": a Tgcom24 la testimonianza di chi è in balia della Asl

"Ho l'influenza o il Covid? Il problema vero è che queste giornate sospese ti minano a livello psichico e dimostrano che il sistema sanitario ha gravi falle", accusa un 40enne del Teramano

"Il medico di famiglia ha attivato la procedura, ma da una settimana vivo sospeso in un limbo aspettando la chiamata dalla Asl per il tampone che confermi o smentisca che ho il Covid". Un 40enne teramano racconta a Tgcom24 la sua odissea dopo che alcuni sintomi avevano fatto scattare l'allarme. "Mia madre lavora in una struttura sanitaria dove è scoppiato un focolaio e si è messa subito in isolamento, scoprendo a proprie spese con un test rapido di essere positiva", inizia il racconto di quella che diventa una via crucis. "Il giorno dopo anche io e mio padre abbiano iniziato a manifestare sintomi riconducibili al coronavirus e ormai da una settimana siamo anche noi in quarantena in attesa di tampone". "Una situazione che non può, però, durare così a lungo nell'incertezza, perché genera ansia, tensioni, attacchi di panico", è la denuncia.

Un'intera famiglia, dunque, finita in un girone dantesco?
"La mia come tante, qui, purtroppo: la procedura è stata attivata ma siamo stati abbandonati dalla Asl. Quanto ancora dobbiamo aspettare per sapere cosa abbiamo? Nel dubbio siamo trattati come malati di Covid, ma senza cure specifiche e assistenza. E al timore di aver contratto il virus, si aggiungono stati d'ansia e attacchi di panico che non si possono gestire facilmente".

L'attesa rompe l'equilibrio psichico?
"Quando si diventa soggetto segnalato, da verificare, in assenza di sintomatologie chiare di Covid-19, si entra di fatto in una situazione paradossale: allo stesso tempo si è sia malati che non malati. E noi ci sentiamo vittime di un paradosso: dobbiamo, infatti, considerare che la condizione di malato Covid-19 nei casi più gravi conduce alla morte, a causa dell'assenza di farmaci adeguati. Da questo pensiero scaturisce la sensazione di abbandono. Per la seconda ondata avevamo immaginato un altro tipo di organizzazione...".  

Attualmente come sta?
"Ho una sinusite che parzialmente mi riduce gusto e olfatto; in questa settimana ho registrato un solo episodio di febbre superiore a 37,5. Il nostro medico ci segue e ci ha prescritto i farmaci base: tachipirina in caso di temperatura elevata, un antibiotico e del cortisone in caso di difficoltà respiratoria. La cura generica per un'influenza, ma se fossi positivo sarebbe comunque saltato il sistema di tracciamento dei miei contatti. E, poi, siamo tutti così coscienziosi da restare a casa in attesa di un tampone che non arriva?".

Da tanti casi emerge questa falla del sistema sanitario. Contro chi punta il dito?
"Fortunatamente sia il medico che la nostra rete familiare non ci abbandonano, mentre l'assistenza istituzionale è totalmente assente. Il ragionamento è semplice: oltre alle normali problematiche che un malato di Covid-19 potrebbe avere, il sistema sanitario pubblico, proprio attraverso la non tempestività del test, ci pone in uno stato di tensione ulteriore che va a ledere la nostra condizione psico-fisica. Ma chi ne risponde?".

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