FOTO24 VIDEO24 2

Rigopiano, studio Ingv sulla valanga assassina: "Arrivò in 81 secondi, l'impatto sull'hotel a 100 Km/h"

Il muro di neve e ghiaccio che travolse il resort il 18 gennaio 2017 costò la vita a 29 persone. Secondo gli scienziati i sismografi potrebbero essere utilizzati per monitorare le valanghe nelle zone montuose

La tragedia di Rigopiano in 100 scatti

1 di 100
2 di 100
3 di 100
4 di 100
5 di 100
6 di 100
7 di 100
8 di 100
9 di 100
10 di 100
11 di 100
12 di 100
13 di 100
14 di 100
15 di 100
16 di 100
17 di 100
18 di 100
19 di 100
20 di 100
21 di 100
22 di 100
23 di 100
24 di 100
25 di 100
26 di 100
27 di 100
28 di 100
29 di 100
30 di 100
31 di 100
32 di 100
33 di 100
34 di 100
35 di 100
36 di 100
37 di 100
38 di 100
39 di 100
40 di 100
41 di 100
42 di 100
43 di 100
44 di 100
45 di 100
46 di 100
47 di 100
48 di 100
49 di 100
50 di 100
51 di 100
52 di 100
53 di 100
54 di 100
55 di 100
56 di 100
57 di 100
58 di 100
59 di 100
60 di 100
61 di 100
62 di 100
63 di 100
64 di 100
65 di 100
66 di 100
67 di 100
68 di 100
69 di 100
70 di 100
71 di 100
72 di 100
73 di 100
74 di 100
75 di 100
76 di 100
77 di 100
78 di 100
79 di 100
80 di 100
81 di 100
82 di 100
83 di 100
84 di 100
85 di 100
86 di 100
87 di 100
88 di 100
89 di 100
90 di 100
91 di 100
92 di 100
93 di 100
94 di 100
95 di 100
96 di 100
97 di 100
98 di 100
99 di 100
100 di 100

La valanga della tragedia di Rigopiano del 18 gennaio 2017 si è staccata dal Monte Siella alle 16:41:59, scendendo a valle è entrata  in un canyon e alle 16:43:20 ha colpito l'hotel alla velocità di 100 km/h. L'evento costato la vita a 29 persone ed è stato ricostruito (dal punto di vista geologico) per la prima volta da Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Politecnico di Torino, Istituto svizzero Wsl e Università di Monaco. 

Analizzate anche le telefonate ai soccorsi - Per giungere a questo risultato così preciso, sottolinea una nota dell'Ingv, i ricercatori hanno prima analizzato la tempistica delle telefonate di soccorso così come riportate dalla cronaca e poi valutato numerosi dati tra cui l'analisi della Rete Sismica Nazionale e la modellazione numerica della valanga, elaborati poi in studi ingegneristici e sismogrammi teorici ottenuti attraverso simulazioni. Questo lavoro così complesso evidenzia una nuova lettura della dinamica dell'evento suggerendo, tra l'altro, potenziali utilizzi non tradizionali di una rete di monitoraggio sismico.

Una rete sismisca avrebbe fatto partire l'allarme? - "Una prima ipotesi, nata dall'osservazione di un segnale sismico sospetto, è stata quella che tale segnale fosse dato dall'impatto della valanga stessa con l'albergo. Un'analisi più approfondita ha rivelato, invece, l'esistenza di tre distinte fasi sismiche, che potevano sostenere una seconda l'ipotesi, quella che la valanga si fosse propagata verso valle in tre fasi consecutive", ha spiegato Thomas Braun, uno degli autori della ricerca.

Un tentativo di messaggio via Whatsapp l'ultimo segnale delle vittime - "Alle 15:30 è avvenuta l'ultima chiamata dalla struttura mentre alle 15:54 c'è stato un tentativo di invio di un messaggio WhatsApp di richiesta di aiuto da una persona rimasta bloccata dalla neve. Abbiamo dedotto - dice Thomas Braun - che la valanga è avvenuta in questa finestra temporale di 24 minuti. Successivamente abbiamo cercato dei segnali sismici ipoteticamente generati dalla valanga. In quel periodo eravamo nel pieno della sequenza sismica dell'Italia centrale, con epicentri a circa 45 km a ovest di Rigopiano. Analizzando i segnali registrati dalle stazioni sismiche, abbiamo notato che la stazione Gigs posizionata sotto il Gran Sasso, aveva registrato un segnale anomalo nei 24 minuti identificati come finestra temporale del distacco della valanga. Di questo segnale - prosegue il ricercatore - abbiamo poi studiato il contenuto spettrale e la direzione di provenienza osservando così tre distinte fasi sismiche avvenute a distanza di pochi secondi. La domanda decisiva che nasce da tale osservazione è  come una valanga, che si muove in superficie, possa trasmettere energia sismica nel sottosuolo".

Il canyon ha fatto da "cassa acustica" - Lungo la traiettoria della valanga esistono tre punti dove il 'momento', dato dal prodotto altezza per velocità della valanga, diventa massimale. Questi punti corrispondono al passaggio della valanga nel canyon, esattamente, all'entrata, e alle due successive deflessioni. Il lavoro ha quindi permesso di sincronizzare le modellazioni con le osservazioni e di stimare i tempi dell'evento. "La ricostruzione dell'evento - aggiunge Thomas Braun - ha evidenziato che la valanga nella discesa verso valle ha percorso in tutto 2.400 metri e ha travolto alberi e rocce, cambiando massa con incremento continuo del proprio peso specifico. Oggi sappiamo che la velocità con cui la valanga ha colpito l'albergo è stata di 28 metri al secondo, quasi 100 km orari.

Coi sismografi si potrebbe monitorare le valanghe - I ricercatori dell'Università di Monaco hanno calcolato dei sismogrammi teorici che trovano maggiore coerenza se si assume che il segnale sismico fosse stato generato durante il passaggio della valanga nel canyon. I ricercatori del Politecnico di Torino, invece, hanno studiato in dettaglio, dal punto di vista ingegneristico, l'impatto, il collasso e la dislocazione dell'edificio principale dell'hotel e, insieme con il WSL Institute for Snow and Avalanche Research SLF di Davos, hanno indagato sulla dinamica della valanga analizzando la topografia del pendio prima e dopo l'evento. "Attraverso le nostre analisi - conclude il ricercatore - è stato possibile determinare anche l'esatto orario in cui si è generata la valanga e quello in cui è stato colpito l'hotel. Applicando questa metodologia multidisciplinare, si può quindi immaginare un potenziale uso della rete di stazioni sismiche, appositamente configurata per i territori montani, per monitorare valanghe in luoghi remoti e impervi, utile per una più completa comprensione del fenomeno".
 

Espandi