Due bastonate inferte con una mazza da baseball, poi il colpo di pistola alla testa. Sarebbe morto così Luca Sacchi, il personal trainer ucciso nell'ottobre di un anno fa nel quartiere romano di Appio Latino. Gli ultimi momenti della vita del giovane di 23 anni sono stati ricostruiti durante un'udienza del processo che vede imputati Paolo Pirino, Valerio Del Grosso e Marcello De Propris, tutti accusati di omicidio volontario.
Colpito con un bastone - Quella sera Sacchi avrebbe cercato di difendere se stesso e la sua ragazza, Anastasia Kylemnyk, e per questo sarebbe stato colpito due volte con un oggetto simile a una mazza, come quella sequestrata a Paolo Pirino. Lo dimostrerebbero le ferite al gomito destro e all'avambraccio sinistro, che stando ai rilievi tecnici «non sono compatibili con una caduta in terra successiva» allo sparo.
Perfettamente lucido - Sacchi era anche perfettamente lucido: quel 23 ottobre non aveva né bevuto nè assunto droga, come avrebbe stabilito l'esame effettuato dalla consulente della Procura, la tossicologa Maria Chiara David. Una prova importante ai fini processuali, perché dimostrerebbe che con ogni probabilità il ragazzo non ebbe mai un atteggiamento provocatorio.
"Un'esecuzione" - Importante anche la testimonianza del medico legale Luca Maiese, che ha dichiarato che Valerio Del Grosso prese la mira prima di sparare, confermando i risultati della perizia balistica che avrebbe già fornito il quadro di una vera e propria esecuzione.