COLONNA SONORA VIRTUALE

I mondi paralleli di Fabrice Pascal Quagliotti, tra Rockets e musica da film

Il tastierista leader del celebre gruppo di space rock pubblica il suo primo lavoro solista, che contiene 14 brani strumentali. Tgcom24 ne ha parlato con lui

di Massimo Longoni

© Ufficio stampa

Lui è il leader e l'unico superstite della formazione originale dei Rockets. Adesso ha pubblicato il primo lavoro solista della sua carriera. Fabrice Pascal Quagliotti, mago delle tastiere, ha messo in "Parallel Worlds" tutta la sua passione per la musica da cinema, immaginando in 14 strumentali altrettante colonne sonore per film che in realtà... non esistono. "E' quello che mi piacerebbe fare da grande - dice a Tgcom24 -. Anche per questo l'album è dedicato a Ennio Morricone, che considero il più grande compositore del XX secolo". 

Un lavoro particolare, non solo per la tematica e la composizione, ma anche per come è nato, ovvero nei mesi del lockdown, durante i quali il musicista ha vissuto una vera e propria febbre creativa. "Avevo in mente di fare un album da solista almeno da quattro o cinque anni. Il mio discografico ha sentito qualche provino e mi ha suggerito di fare un album solo strumentale. Un'idea che mi stuzzicava perché nella mia testa c'era la voglia di fare delle musiche da film e ho iniziato a comporre. Poi è arrivato il lockdown che mi ha permesso di fare una full immersion di 15 ore al giorno su pianoforte e tastiera...".

Quindi per te è stato un periodo fecondo?

Ero pieno di idee e in soli sei mesi ho realizzato questo album. E ne vado molto fiero..

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Più che come fonte di ispirazione il lockdown è stato decisivo grazie al tempo che ti ha messo a disposizione.

Sicuramente ti mette in una certa situazione mentale e fisica. Io ho la fortuna di abitare in mezzo al verde. Alcuni brani li ho scritti pensando a come stavo vivendo io e come potevano vivere persone in 50 metri quadri a Milano e mi sono reso conto della mia fortuna. Poi quando sei in full immersion a lavorare, senza distrazioni, solitamente fai un bel lavoro.

Sei partito con l'idea delle musiche da film: possiamo considerare questo album come la colonna sonora di tanti film che non ci sono?

Sì, esattamente. Però sono felice perché sono stato invitato al prossimo Festival internazionale del cinema di Sestri Levante e avrò quasi due ore per presentare il progetto a giornalisti e registi. Non per nulla ho dedicato questo album al maestro Ennio Morricone, perché è quello che voglio fare da grande.

Morricone è stato una sorte di modello o fonte di ispirazione?

Lo ritengo il più grande compositore di musica del ventesimo secolo. Tutti i grandi film ai quali ha messo le sue colonne sonore, senza quelle musiche non sarebbero state la stessa cosa.  

Alcuni dei brani del disco sono dedicati a personaggi speciali, come David Bowie.

Sono sempre stato un suo fan sfegatato. Il Bowie musicista, il compositore e il personaggio ha sempre cambiato, è stato il più grande trasformista del pop. Volevo fare qualcosa che mi ricordasse il personaggio di Major Tom e "Space Oddity". Da ex Rockets sono sempre stato affascinato dallo spazio. Un tema che lega anche il brano dedicato a Yuri Gagarin: avrei voluto essere io il primo uomo nello spazio.

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Al disco ha collaborato un musicista importante come Federick Rousseau. Come è nata la collaborazione tra voi due?

E' un mio amico di infanzia, andavamo a scuola insieme. Poi ci siamo persi di vista. Ci siamo incontrati di nuovo dopo anni in un negozio di dischi di Parigi. Lui era il tastierista e il programmatore di Jean Michel Jarre e di Vangelis. La sua presenza dà all'album un peso importante.

Tu sei un grande intenditore e collezionista di synh di ogni genere: che tipo di strumentazione hai usato per questo album?

Mi sono sbizzarito. Dal Moog Modular al mini MOog Voyager. Ho utilizzato tanti synth analogici, tanti virtual. L'unico strumento tradizionale che ho usato è stato un pianoforte a coda, per il quale non volevo usare un virtual piano, per certi brani era necessaria una "purezza" dello strumento reale. E poi c'è una grande ricerca a livello di suoni etnici, dal flauto giapponese al tabla e al sitar.  

Ti sei definito "ex Rockets" ma voi siete ancora in attività, non è così?

Con i Rockets, con l'ultimo album uscito lo scorso anno, ho deciso di usare il primo logo perché per me quel disco, "Wonderland", chiudeva il ciclo. Però continuiamo a suonare dal vivo, l'ultimo concerto lo abbiamo fatto un mese fa a Civitanova Marche. Mi diverto moltissimo, peccato che suonare dal vivo sia veramente difficile adesso, il signor Covid sta rovinando tutto...

Soprattutto il mondo della musica è in sofferenza...

La musica viene sempre considerata per ultima eppure è così importante... Un solo giorno senza musica nel mondo sarebbe una tristezza unica. Io lo farei come forma di protesta: non mettiamo musica su niente, film, pubblicità, nelle macchine... e forse capirebbero. La musica è importante, dà gioia, fa sognare. Non aiutare il mondo dello spettacolo è un vero peccato mortale.

Per quando porterai "Parallel Worlds" dal vivo hai in mente una messa in scena particolare?

Di sicuro è uno spettacolo che si presta molto a luoghi raccolti come i teatri. E poi penso a un lavoro basato sulle luci, con laser e mapping, e personaggi del circo tiipo funamboli. Per me è importante che la gente che viene ai miei spettacoli possa ascoltare ma anche guardare. La componente visiva è fondamentale, chi assiste deve essere trasportato in un altro mondo, sognare per un'ora e mezza. 

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