Com’era Milano, la capitale economica del nostro Paese, fino a febbraio 2020 e in quale dimensione ci troviamo dopo la prima ondata di coronavirus? Per rispondere a queste domande Roberto Sommella, direttore del quotidiano "Milano Finanza", ha raccolto dati, interviste e testimonianze nel libro “Milano Città Aperta”, con i contributi di Paolo Panerai, Manuel Follis, Andrea Montanari, Jole Saggese, e Gabriele Capolino (in edicola dall’8 agosto con MF-Milano Finanza, il libro è venduto anche in versione digitale sul sito classabbonamenti.com e sui principali store online). Il capoluogo lombardo è stato colpito dal Covid “come da un castigo divino, proprio nel momento del suo massimo fulgore”, spiega Sommella a Tgcom24, ma nel suo libro il giornalista spiega anche quali sono le premesse della rinascita, “perché se non riparte Milano non può ripartire l’Italia intera”.
Il libro si articola in tre capitoli, ciascuno dedicato a una fase del 2020: prima del virus, durante il virus, dopo il virus. Nel primo capitolo si riassumono i motivi per cui Milano è stata al centro della crescita economica, culturale e professionale del nostro Paese, in quello che l’autore definisce un “neo rinascimento”. Se l’evoluzione urbanistica e architettonica è segnale di capacità di evoluzione e dinamismo, il capoluogo lombardo non può che esserne protagonista. Altro fattore positivo sono il numero e la qualità delle Università, che formano gli studenti di tutta Italia e spesso sono la scelta preferenziale anche degli universitari stranieri. Dal punto di vista culturale non si possono dimenticare La Scala, la Triennale, Brera e tutti i poli che si riflettono poi nel mondo del fashion e del design, con tutti gli eventi correlati.
Ma è la finanza il vero punto focale: “Non vi è dubbio che, come Shanghai, Milano sia anche il livello più alto di finanza del Paese. Ci sono tutte le banche principali italiane e internazionali, ci sono professionisti di qualità della finanza, c’è la Borsa”. Ci sono però anche dei margini di miglioramento: “Ma non c’è un mercato borsistico che sia capace di attrarre tutti i capitali di cui il Paese ha bisogno per ritornare allo sviluppo e alla crescita economica in tutto il Paese. E ciò nonostante l’Italia sia il Paese che risparmia di più in Europa. Ma il risparmio degli italiani finanzia solo marginalmente l’economia nazionale. Per il semplice motivo che la Borsa non ha la dimensione e la forza di attrarre in primo luogo capitali degli italiani”.
Il secondo capitolo è dedicato ai mesi più bui del 2020, quelli del lockdown. L’autore ripercorre le tappe principali a livello mondiale, europeo e nazionale, utilizzando anche il contributo dell'editore Paolo Panerai. Dai primi sottovalutati casi di Codogno agli sforzi necessari per ottenere il sostegno economico dell’Europa, i punti salienti sono riassunti con chiarezza, senza dimenticare l’immagine di Piazza Duomo deserta con una camionetta dei militari come unica presenza umana. Il rischio, più volte sottolineato, è che non si esca da questa pandemia migliori, ma più lontani e separati, sia a livello umano che in Europa (dove, ricorda l’autore, le divisioni sono sempre esistite).
Nell’ultimo capitolo lo sguardo è rivolto al domani, ai giorni della ripresa e della rinascita. Perché inizi la risalita, spiega Sommella, è necessario che l’Italia riacquisti l’asset dei capitali e dia importanza alla Borsa Italiana; il Paese deve poi creare una fiscalità di vantaggio, che possa fare di Milano la nuova Londra, e interagire maggiormente con l’altra piazza della moda, Parigi. “Milano può diventare protagonista del mercato dei capitali europei e della moda”, ricorda l’autore a Tgcom24. Per riprendersi dalla crisi, conclude “Occorre avere una bussola o tirarne fuori una dalla tasca del passato per capire la direzione da prendere. Che, nel caso dell’Italia e di Milano, non potrà che avere tre indicazioni obbligatorie: nuovi rapporti umani, nuova Borsa, nuovi investimenti. Milano capitale, con la € di euro, deve dimostrare che aveva ragione Papa Ratzinger quando definì la finanza un ponte tra l’oggi e il domani. Quel ponte va costruito seguendo l’intuizione del pontefice filosofo”.