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Pescatori sequestrati in Libia, parla Kjaled Al-Mahjoub: "Saranno giudicati dalla legge dello Stato libico"

Il portavoce dell'esercito a "Quarta Repubblica": "Non c'è nessuna persecuzione, le loro condizioni sono ottime"


 

"I pescatori italiani saranno sottoposti a un procedimento da parte della Procura generale competente e saranno giudicati secondo la legge dello Stato libico". Queste le parole del generale Khaled al-Mahjoub, portavoce dell’autoproclamato Esercito nazionale libico guidato da Khalifa Haftar in un’intervista esclusiva a “Quarta Repubblica”.

Rispondendo alla domanda sulle condizioni degli 8 pescatori italiani e di altri 10 di diverse nazionalità sequestrati ha dichiarato: "Le loro condizioni di salute sono ottime - dice -, sono in carcere a Bengasi ed è noto che noi abbiamo cura dei nostri detenuti. Hanno buon cibo, li trattiamo nel rispetto dei diritti umani. Mi risulta che abbiano avuto modo di avere dei contatti con i loro familiari. Certo, sono sotto indagine, ma non gli succederà niente al di fuori di quanto prevedono le procedure di legge. Voglio chiarire che noi non arrestiamo nessuno se non viene violata la legge e i marinai italiani hanno violato le acque territoriali ed economiche della Libia. La verità che il popolo italiano dovrebbe conoscere è, che questa non è la prima volta, ci sono state numerose precedenti violazioni"

Rispetto all’indiscrezione nella quale il generale Haftar avrebbe richiesto in cambio, per la liberazione dei pescatori italiani, uno scambio con quattro libici condannati in Italia, il portavoce ha risposto: "Non esiste nessuna dichiarazione ufficiale in tal senso, però possono esistere degli accordi riguardanti lo scambio tra detenuti o tra persone condannate. Il Governo italiano ha contattato il nostro comando generale, sicuramente abbiamo discusso della questione. Si tratta di questioni legali, quindi è difficile che si risolva in pochi giorni".

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