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International Karate: il miglior simulatore di arti marziali degli anni ‘80

La storia di quello che è stato molto probabilmente il miglior gioco di combattimento pubblicato su Commodore 64 e del suo imprevedibile seguito

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Quando si parla di Commodore 64 e più in generale di videogame dell’era a 8-bit non si può evitare di citare due software house storiche come Epyx e System 3, che hanno sfornato capolavori com Impossible Mission e The Last Ninja. Le due società si trovarono a collaborare nel 1985 su quello che sarebbe diventato rapidamente il punto di riferimento per i giochi di combattimento su Commodore 64, ovvero International Karate.

Sviluppato da Epyx e prodotto da System 3, il gioco riprende la classica struttura dei videogame di lotta uno-contro-uno che poco prima era stata resa molto popolare in sala giochi da Data East grazie al suo Karate Champ. Parliamo di un’era precedente alle super-mosse di Street Fighter: in International Karate troviamo semplicemente due karateka che si affrontano in modo realistico, per questo questo termine possa sposarsi con le limitate risorse di un computer dell’epoca.

Il merito principale di Archer MacLean, programmatore del gioco, fu quello di riuscire a concentrare un complesso set di mosse facilmente realizzabili su joystick che utilizzavano un solo pulsante, fornendo così ai giocatori un’ottima sensazione di controllo. Il risultato è una serie di scontri molto tesi e tattici, con lo scopo di ottenere i fatidici tre punti per superare il match. L’abilità del giocatore cresce con la pratica grazie a un gameplay semplice ma profondo.

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International Karate arrivò sul mercato degli home computer praticamente in contemporanea con il suo diretto concorrente, Way of the Exploding Fist pubblicato da Melbourne House: all’epoca si generò uno scontro analogo quello visto poi per titoli come FIFA e Pro Evolution Soccer, con i fan di uno e dell’altro gioco che ne reclamavano la superiorità basandosi su questa o quella caratteristica. In realtà i due videogame sono sorprendentemente simili anche sul fronte della qualità, al punto che nella memoria di molti retrogamer tendono a confondersi.

Nel frattempo Data East arrivò a portare in tribunale Epyx per la versione statunitense di International Karate, reputata troppo simile a Karate Champ: questo diede vita a un lungo procedimento che infine volse a favore di Epyx.

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MacLean non rimase tuttavia con le mani in mano e cercò di migliorare il suo International Karate: ecco dunque che nel 1987 arriva sul mercato il seguito diretto, semplicemente intitolato International Karate+ e caratterizzato dalla simpatica aggiunta di un terzo lottatore.

Una decisione che apparentemente aggiunge caos in un videogame molto tattico ma che in realtà trasforma International Karate in un frenetico (e controllabile) turbine di pugni a calci. International Karate+ esce su tutta la gamma di computer a 8 bit presenti sul mercato - a partire dall’ottima versione per Commodore 64 - e debutta anche su sistemi a 16 bit con conversioni per Amiga e Atari ST.

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Una curiosità: il gioco include anche un trucchetto per far cadere i pantaloni ai lottatori avversari, così da poterli vigliaccamente colpire mentre sono distratti. Da notare che anche Way of the Exploding Fist si evolvette in modo analogo con Fist+, terzo episodio della serie che proponeva - appunto - tre karateka su schermo, risultando però qualitativamente inferiore al gioco di System 3, che rimase un pilastro importante dei picchiaduro a incontri fino all’avvento di Street Fighter e dei suoi numerosi imitatori.

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