È calato il sipario sull’ottava edizione di Un Mare di Champagne ad Alassio
L’ evento organizzato dal Consorzio Macramé, con la presenza di 41 maison e 120 etichette in degustazione, ha registrato un ottimo riscontro di pubblico, dimezzato per scelta rispetto all’ anno scorso
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Al Diana Grand Hotel di Alassio, si è celebrata l’ottava edizione della rassegna enogastronomica Un Mare di Champagne. L’idea, nata nel 2012 da un gruppo di sette ristoratori alassini, il Consorzio Macramé – Dire Fare Mangiare, per riunire appassionati di champagne e operatori del settore in Liguria, ha ottenuto un ottimo riscontro anche in quest’annata particolare. «Nonostante lo slittamento da giugno a settembre, quest’anno abbiamo superato le 40 maison presenti, con oltre 120 etichette in degustazione», ha detto la Rappresentante del Consorzio Barbara Porzio.
Se alla Champagne Gala Night sono state registrate le presenze dell’anno scorso, non è stata da meno la giornata del lunedì nella quale gli organizzatori hanno dovuto prendere un’importante decisione per la sicurezza di tutti. «Abbiamo dovuto dimezzare il numero dei visitatori. Le numerose richieste ci portano a pensare che avremmo eguagliato, se non addirittura superato i numeri dell’anno scorso».
Come nelle passate edizioni, oltre alla cena di gala e alle degustazioni di champagne ed eccellenze gastronomiche che si sono tenute nella terrazza dell’hotel, il lunedì pomeriggio sono andate in scena le masterclass, piccole riunioni tematiche intorno a uno specifico aspetto di questo affascinante mondo. La prima ha visto protagonista Roberto Beneventano della Corte, tra le persone che hanno diffuso in Italia la cultura dello champagne, che sulla produzione di quest’anno si è espresso così: «La vendemmia è andata bene, anche se i costi sono stati maggiori. Rispetto agli anni scorsi sono stati impiegati il 20% degli operatori stagionali in più – 120.000 invece di 100.000 – per ottenere una resa più bassa».
Gli fa eco il relatore della seconda masterclass, sull’assaggio di sette cuvée emblematiche, Alberto Lupetti, esperto mondiale di Champagne che ha dedicato gran parte della sua vita al vino spumante francese per eccellenza: «Nel 2020 la resa è stata ridotta rispetto agli anni passati. Le grandi maison avrebbero voluto ottenere una resa di 5.500 kg uve per ettaro, mentre le piccole di 10.000. Il compromesso è stato poi raggiunto su una cifra intermedia, 7.000, più 1.000 kg eventualmente tirabili nel 2022». La scelta è stata presa in modo ragionato e consapevole. «Le intenzioni non erano queste ma per il bene della Champagne è stata la scelta giusta. Se si fosse ottenuta una resa maggiore, sarebbero stati svalorizzati i cru minori».
La decisione va inoltre incontro a quella che potrà essere la strada del noto vino francese. «La Champagne è in un momento cruciale della sua storia - continua Lupetti – parliamo di una zona che si sta accorgendo di essere unica ma anche di avere tanta concorrenza. Deve capire cosa vorrà fare in futuro. Tutti sono concordi nel dire che probabilmente bisognerà leggermente ridurre la produzione e aumentare ulteriormente la qualità. Bisognerà vedere se tutti gli interessi delle parti riusciranno a convergere in questa via».
Al calo di produzione del 2020 si è accompagnato, per via dell’importante blocco del settore Ho.re.ca., anche un calo dei consumi, attestatosi a un -20%, rispetto al -30% previsto. In controtendenza, sono stati indubbiamente il consumo casalingo, in aumento rispetto agli anni scorsi, e la sentita partecipazione del pubblico a Un Mare di Champagne, l’unico evento tematico italiano a essersi svolto nel 2020. Chissà che non sia un buon auspicio per la prossima edizione, la nona, che andrà in scena, a meno di ulteriori imprevisti, a giugno 2021.
Di Indira Fassioni
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