Per fondo pensione si intende un tipo di investimento capace di integrare la pensione di base con versamenti volontari. In sintesi, si tratta di un fondo aperto volontariamente dal lavoratore che offre una rendita aggiuntiva alla pensione ma non la sostituisce. L’obiettivo: ottenere una doppia contribuzione a termine dell’attività lavorativa.
Come funziona - Tale previdenza complementare, a differenza di quella obbligatoria, è diretta da un sistema a “capitalizzazione”. Dunque, i contributi versati dagli iscritti vengono investiti in modo automatico dalle casse di previdenza nel mercato finanziario e restituiti al momento del pensionamento con gli interessi maturati. L’Autorità alla quale spetta vigilare il funzionamento del sistema di previdenza complementare è la COVIP, vale a dire la Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione.
Ogni lavoratore iscritto a una forma pensionistica complementare è a conoscenza delle somme versate in quanto la contribuzione è definita. A differenza dei contributi dell’Inps, è possibile richiedere una parte del fondo pensione o l’intero capitale investito a determinate condizioni. Ma a chi è destinato? A qualsiasi cittadino. Tutti possono aderire ai fondi pensione: dai dipendenti pubblici e privati ai lavoratori occasionali, passando a soci di cooperative, autonomi e liberi professionisti.
Le tipologie di fondo pensione - Di fatto, esistono più categorie di previdenza complementare. I fondi pensione negoziali o chiusi, rivolti ai lavoratori dipendenti privati e pubblici e i loro familiari e promossi dai sindacati o dalle associazioni di rilievo nella regione. A tali fondi vi possono aderire lavoratori appartenenti a gruppi di imprese, enti, settori o categorie, comparti o raggruppamenti.
Istituiti da banche, imprese di assicurazione, società di gestione del risparmio (SGR) e società di intermediazione mobiliare (SIM), i fondi pensione aperti possono raccogliere adesioni individuali e collettive. Anche coloro che non svolgono un’attività lavorativa possono richiederli.
Per fondi pensione preesistenti si intende invece una tipologia di previdenza già istituita al 15 novembre 1992, quindi prima del decreto legislativo del 21 aprile 1993 che ha instaurato la previdenza complementare. Destinati a specifici lavoratori dipendenti, richiedono un’adesione su base collettiva.
Infine, i PIP o piani individuali pensionistici, vale a dire una forma pensionistica complementare realizzata tramite contratti di assicurazione sulla vita ad adesione solo individuale e autonoma dall’attività lavorativa.
I vantaggi - Il regime fiscale applicato ai fondi pensione prevede dei vantaggi per il risparmiatore. Primo, i contributi versati sono detraibili dal reddito totale fino al limite di 5.164,57 euro all’anno. Secondo, i rendimenti maturati ogni anno sono sottoposti a un’imposta sostitutiva con un’aliquota inferiore. Terzo, le prestazioni erogate ai lavoratori del settore privato sono soggette a un’impostazione fiscale con un’aliquota che diminuisce all’aumentare degli anni di partecipazione al fondo pensione.
Versare parte dello stipendio in tali casse risulta essere un’azione conveniente in quanto i rendimenti dei fondi si sono perfezionati. Numeri alla mano: il patrimonio degli investitori che lavorano nel welfare contrattuale delle Casse Privatizzate e delle Fondazioni di origine Bancaria è salito dai 142,85 miliardi di euro del 2007 ai 260,68 miliardi di euro del 2019. Tradotto: aumento dell’82,5%. Lo riporta il Settimo Report annuale sugli investitori istituzionali italiani a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, presieduto da Alberto Brambilla. Con il 44,36% del patrimonio investito, le Fondazioni di origine Bancaria si riconfermano i maggiori investitori in economia reale domestica.