FOTO24 VIDEO24 2

Marte, ricercatori italiani scoprono una rete di laghi salati

La scoperta potrebbe aiutare a riscrivere la storia del clima sul pianeta rosso e a far luce sull'eventuale esistenza di forme di vita elementare

Gli Emirati lanciano "Speranza", la prima sonda araba su Marte 

1 di 2
2 di 2
Gli Emirati Arabi Uniti hanno celebrato il lancio della loro sonda Al-Amal (Speranza) sul pianeta Marte, la prima missione interplanetaria intrapresa da un Paese arabo. Dopo due rinvii a causa del maltempo, il decollo della sonda dal centro spaziale Tanegashima nel sudovest del Giappone è stato accolto con un fragoroso applauso dagli Emirati. Al progetto, realizzato al Mohammed bin Rashid Space Center, hanno lavorato circa 450 persone, più della metà delle quali provenivano proprio dagli Emirati. Al-Amal dovrebbe raggiungere l'orbita di Marte nel febbraio 2021, in occasione del 50esimo anniversario dell'unificazione degli Emirati.

C'e' una rete di laghi salati sotto i ghiacci del polo Sud di Marte, che potrebbe aiutare a riscrivere la storia del clima sul pianeta rosso e a far luce sull'eventuale esistenza di forme di vita elementare. Intorno al lago scoperto nel 2018 da un gruppo italiano, infatti, ne sono stati scoperti altre tre, descritti sulla rivista Nature Astronomy dagli stessi autori del primo studio. 

Lo studio è stato condotto da un gruppo di ricercatori coordinati da Elena Pettinelli e Sebastian Emanuel Lauro, dell'Università di Roma Tre, con Roberto Orosei, dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.

Hanno partecipato anche membri del Consiglio Nazionale delle Ricerche e italiani che lavorano in Australia all'University of Southern Queensland e Germania all Jacobs University di Brema. Anche i nuovi laghi sono stati scoperti con il radar Marsis, fornito dall'Agenzia Spaziale Italiana alla missione Mars Express dell'Agenzia Spaziale Europea.

"Rispetto al 2018 abbiamo allargato molto l'area di studio e utilizzato un diverso metodo di analisi, ora i dati indicano che esiste un sistema idrico più ampio", ha detto Elena Pettinelli. Se due anni fa la ricerca era stata condotta su un'area di 20 chilometri quadrati, ora è stata passata in rassegna un'area di 250 chilometri per 300 e "il fatto che ci siano strutture idrologiche complesse suggerisce che possano essercene altre".

"La scoperta del 2018 è stata solo la prima prova di un sistema molto più ampio di corpi idrici liquidi nel sottosuolo marziano: è esattamente quello che avrei sperato, un grande risultato, davvero", ha osservato Enrico Flamini, presidente della Scuola Internazionale di Ricerche per le Scienze Planetarie presso l'Università di Chieti-Pescara e fra gli autori della ricerca di due anni fa, quando era responsabile scientifico dell'Asi.

Soddisfatto anche il responsabile scientifico del radar Marsis, Roberto Orosei, per il quale "la scoperta di un intero sistema di laghi implica che il loro processo di formazione sia relativamente semplice e comune, e che questi laghi probabilmente siano esistiti per gran parte della storia di Marte. Per questo - ha rilevato - potrebbero conservare ancora oggi le tracce di eventuali forme di vita che abbiano potuto evolversi quando Marte aveva un'atmosfera densa, un clima più mite e la presenza di acqua liquida in superficie, similmente alla Terra dei primordi".

Espandi