Ragazze investite e uccise a Roma, il pm: condannate Genovese a 5 anni
Secondo gli inquirenti, al momento dell’impatto il giovane andava a 90km/h, quasi il doppio della velocità consentita in quel tratto di strada e il suo tasso alcolico era tre volte superiore ai limiti di legge
La procura di Roma ha chiesto una condanna 5 anni di carcere per Pietro Genovese, figlio del noto regista Paolo. Il giovane è accusato di duplice omicidio stradale per avere investito e ucciso Gaia Von Freymann e Camilla Romagnoli, entrambe 16enni, la notte del 22 dicembre del 2019 a Roma.
Cinque anni di carcere - La richiesta del pm Roberto Felici è arrivata al termine della requisitoria, durante il processo con rito abbreviato, davanti al gup Gaspare Sturzo. Le due ragazze morirono investite dall'auto guidata dal 21enne, la notte del 22 dicembre in Corso Francia. Su Pietro Genovese, difeso dagli avvocati Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, oltre all'accusa di omicidio stradale, pende anche quella per altri reati.
I contatti tra le famiglie - Durante l’estate, secondo l’avvocato Cesare Piraino, legale di parte civile Cristina e Marino Romagnoli, la mamma e il papà di una delle due sedicenni, ci sarebbero stati dei contatti tra la famiglia dell’imputato e i genitori di Camilla Romagnoli. "Hanno avuto uno scambio di messaggi", spiega l'avvocato, alcuni sms di Paolo Genovese, regista del film "Perfetti sconosciuti", e di sua moglie Federica, scambiati anche con la madre di Gaia von Freymann, Gabriella Saracino. Come riferisce il legale al Corriere della Sera: "Piccoli segnali di comprensione e solidarietà tra tre famiglie sconquassate da una tragedia che fino a poco tempo fa le ha arroccate in un reciproco silenzio".
La mamma di Camilla: "Delusa da Genovese" Proprio la mamma di Camilla ha criticato le dichiarazioni spontanee fatte dall'imputato davanti al gup. "Sono profondamente delusa dalle dichiarazioni di Genovese, sembrava una recita, lui era indifferente a quello che è successo. Non si è mai voltato a guardarci. Non ha mai chiesto perdono", ha detto Cristina Romagnoli. "Genovese ha ribadito le sue assurdità, come quella di essersi fermato e di non averle viste. Al di là del 'sono affranto', non ci ha detto altro. Non si è mai girato. Sembrava che seguisse un copione imparato a memoria".
La notte dell'incidente - Una tragedia avvenuta poco dopo la mezzanotte quando mancavano un paio di giorni al Natale dell'anno scorso. Pietro Genovese, 21 anni, in macchina insieme a due amici, investì Gaia e Camilla nei pressi del viadotto di corso Francia. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, al momento dell’impatto il giovane alla guida andava a circa 90 chilometri all’ora, quasi il doppio della velocità consentita in quel tratto di strada e il suo tasso alcolico rilevato era tre volte superiore ai limiti di legge.
Le altre accuse - Sempre stando alla perizia del consulente della Procura, qualche attimo prima dell’incidente Genovese avrebbe inviato dei video con il cellulare. Il ragazzo inoltre, dopo aver falciato le due 16enni avrebbe proseguito la sua corsa, senza fermarsi a soccorrerle.
La difesa di Genovese - "Non ho visto le due ragazze, ricordo di essermi fermato e di essere ripartito con il verde - ha detto invece lo stesso Pietro Genovese davanti al giudice del tribunale - non volevo uccidere nessuno nè volevo scappare - ha aggiunto - la mia vita è distrutta".
Il processo - L’esito del processo dipenderà anche dagli accertamenti sulla posizione di Gaia e Camilla al momento dell'impatto. Si tratterà di stabilire con certezza se le due amiche erano sulle strisce pedonali quando sono state investite o no. Per il consulente dell’accusa avrebbero attraversato a circa venti metri di distanza dalle strisce, passando con il rosso. Non sono d'accordo i consulenti delle parti civili, secondo cui Gaia e Camilla sono state travolte dall’auto di Genovese proprio sulle strisce che avevano cominciato ad attraversare mano nella mano con il verde per i pedoni.